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TESTO Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua

Riccardo Ripoli  

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XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (23/06/2013)

Vangelo: Lc 9,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Tutti noi, chi più chi meno, dobbiamo affrontare nel corso della nostra vita diverse tribolazioni, alcune piccole, altre più grandi, altre ancora al limite della sopportazione. Ogni giorno portiamo nel cuore qualche pena e non c'è periodo in cui non abbiamo qualcosa per cui soffrire. Abbiamo però la possibilità di fare una scelta, quella di non pensarci e godere la vita come viene, quando questo sia possibile, oppure piangersi addosso e soffrire ogni istante, oppure combattere per sorpassare le difficoltà e migliorare la nostra esistenza, che è un po' la cosa che facciamo quasi tutti. Il Signore nel Vangelo, quando dice "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" ci fornisce una chiave di lettura diversa, ci mostra come i dispiaceri della vita, la morte di una persona cara, un sopruso subito, una malattia, siano strumenti necessari per seguire Dio nel cammino verso una vita di immensa gioia. Come tutti gli strumenti dobbiamo però imparare ad usarli, non subendo gli aspetti negativi che incontriamo, ma usandoli per il bene del nostro prossimo. Uno degli aspetti più rivoluzionari della dottrina di Cristo è proprio questo: far si che ciò che a noi provoca dolore, possa portare gioia e sollievo ad altri. A ben guardare anche in natura questo esiste da sempre: una mamma che partorisce e attraverso il suo dolore dona la vita al figlio; il rinunciare alla bella vita spensierata per creare una famiglia, donare amore alla moglie o al marito, educare i figli; un predatore che uccide un animale per sfamarsi e far sopravvivere i propri piccoli. Ogni giorno il nostro dolore, le nostre lacrime si possono trasformare nel bene verso il prossimo. Quante persone, dopo la morte di qualcuno che riempiva la loro vita, che amavano da non riuscire ad immaginare un solo istante senza la sua presenza, si ritrovano a fare cose fino a quel momento inimmaginabili dando conforto e protezione a molti, gente che dopo un grave lutto si dedica anima e corpo ai più bisognosi. Ed ecco che il cerchio si chiude: Gesù ci dice "ama il prossimo tuo", ma per amarlo si deve aver sofferto per potersi immedesimare in lui, per capire il suo dolore, la sua sete di amore, ed ecco perciò che la sofferenza, la croce che quotidianamente siamo chiamati a portare sulle nostre spalle ci da l'opportunità e la forza per amare il nostro prossimo, per seguire Dio e di conseguenza alleviare il nostro stare male elevando la nostra anima. Tutto questo non basta però se non rinneghiamo noi stessi, se non rinunciamo alle cose che ci fanno perdere tempo, che ci portano a sbagliare. Rinnegare sé stessi mettendo da parte le nostre cattive azioni, l'egoismo, l'opportunismo, la sete di vendetta, il rancore. Con i ragazzi che arrivano in affidamento la cosa più difficile è riportarli indietro, resettare le cose negative che hanno subito e, soprattutto, abbandonare quegli insegnamenti cattivi che sono stati loro impartiti, specie con l'esempio, nel loro breve ma intenso passato.

 

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