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TESTO La domanda decisiva. Quale risposta?

don Roberto Rossi  

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (23/06/2013)

Vangelo: Lc 9,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Il Vangelo ci mette davanti a Cristo, sottolineando che Cristo è sempre una proposta che aspetta una risposta. Vivere è rispondere. Ma i termini della risposta che Dio vuole, egli li ha indicati chiaramente nella vita di Cristo. Eccoci allora al Vangelo. Gesù chiede: «Che dice la gente di me?». Domanda tranquilla e gli apostoli rispondono tranquillamente. Del resto è facile rispondere riferendo le opinioni degli altri. In fin dei conti non impegna, né scomoda... questa risposta. Ma Gesù arriva alla domanda

decisiva: «E voi chi dite che io sia?».

Gesù mette gli apostoli alle strette. Non ci si salva con le risposte degli altri, come non ci si giustifica nascondendosi dietro il bene degli altri, né dichiarando che gli altri sono peggiori di noi. Gesù ci ricorda che la vita è una risposta a Dio: una risposta personale. E Pietro risponde: «Tu sei il Cristo!». È la risposta giusta, ma non è una risposta facile. Per dire: «Tu sei il Cristo» è necessario aver sentito la falsità o l'insuffìcienza delle soluzioni mondane, è necessario essere poveri, tanto poveri fino a soffrire per una nostalgia... che spinge verso Dio.

Il Signore domanda ai suoi Discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?». A questo interrogativo l'apostolo Pietro risponde prontamente: «Tu sei il Cristo di Dio, il Messia di Dio», superando, così, tutte le opinioni terrene che ritenevano Gesù uno dei profeti.

Secondo sant'Ambrogio, con questa professione di fede, Pietro «ha abbracciato insieme tutte le cose, perché ha espresso la natura e il nome» del Messia. E Gesù, di fronte a questa professione di fede rinnova a Pietro e agli altri discepoli l'invito a seguirlo sulla strada impegnativa dell'amore fino alla Croce. Anche a noi, che possiamo conoscere il Signore mediante la fede nella sua Parola e nei Sacramenti, Gesù rivolge la proposta di seguirlo ogni giorno e anche a noi ricorda che per essere suoi discepoli è necessario appropriarci del potere della sua Croce, vertice dei nostri beni e corona della nostra speranza.

San Massimo il Confessore osserva che «il segno distintivo del potere del nostro Signore Gesù Cristo è la croce, che egli ha portato sulle spalle». Infatti, «a tutti diceva: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua"».

Prendere la croce significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente la volontà del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà, alla sofferenza. La santa carmelitana Edith Stein ce lo ha testimoniato in un tempo di persecuzione. Scriveva così dal Carmelo di Colonia nel 1938: «Oggi capisco... che cosa voglia dire essere sposa del Signore nel segno della croce, benché per intero non lo si comprenderà mai, giacché è un mistero... Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall'alto». Anche nell'epoca attuale molti sono i cristiani nel mondo che, animati dall'amore per Dio, assumono ogni giorno la croce, sia quella delle prove quotidiane, sia quella procurata dalla barbarie umana, che talvolta richiede il coraggio dell'estremo sacrificio. Il Signore doni a ciascuno di noi di riporre sempre la nostra solida speranza in Lui, certi che, seguendolo portando la nostra croce, giungeremo con Lui alla luce della Risurrezione.

 

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