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TESTO Logica di Dio, logica dell'uomo

padre Gian Franco Scarpitta  

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XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/06/2013)

Vangelo: Lc 7,36-8,3 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,36-8,3

In quel tempo, 36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici 2e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Forma breve (Lc 7,36-50):

In quel tempo,36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Il colmo della sfacciataggine è quello di pretendere dagli altri ciò che noi stessi non siamo disposti a dare. Fare da maestri ad altri sulle virtù, sulla morale e sui criteri di comportamento e disattendere noi stessi quanto andiamo insegnando è proprio dell'ipocrisia e della presunzione e certamente non ci mette in mostra come persone serie e attendibili.

Soprattutto quando si pretende di istruire i nostri interlocutori su una nuova dottrina o si vuole propagandare un'idea o un partito preso.

Vi sono tanti movimenti religiosi alternativi che mietono parecchie vittime, e tuttavia l'evidenza mostra la loro inattendibilità, non solamente per l'infondatezza delle dottrine, ma soprattutto per le molteplici contraddizioni dottrinali su quanto insegnano i leader, e ancor di più per il fatto che, molto spesso, quello che viene interdetto agli adepti come censura e tabù è poi lecito e legittimo per i capigruppo. Ma anche all'interno dei nostri movimenti ecclesiali vi è chi si erge a maestro sul gruppo per il solo gusto del predominio e dell'autoesaltazione, mancando di ottemperare egli stesso ai propri doveri. Come pretendere che altri seguano un criterio di vita, un comportamento o determinati usi e norme di condotta, quando a trasgredirle sono proprio coloro che dettano legge? Come non sentirsi mortificati al notare che chi sta alla nostra guida elude egli stesso i doveri di cui continuante si mostra paladino e proclamatore?

Ed è proprio questa la falsità e la presunzione che Gesù rimprovera a tale fariseo di cui è ospite a pranzo. Come si sa, i Farisei erano la classe della formalità di usi e consuetudini esteriori; amavano conoscere e diffondere ogni rigo della Thorà (Legge ebraica) e del Talmud (Raccolta di leggi e tradizioni ebraiche); erano eruditi su costumi, usanze, abitudini e tradizioni proprie della loro cultura, ma raramente solevano far seguire la prassi alla teoria su quanto essi stessi andavano insegnando. Ora appunto il Fariseo che rimprovera la donna di essere una peccatrice deplorando tutti quegli accorgimenti che sta rivolgendo al Signore, aveva omesso di adoperare nei confronti di Gesù proprio tutte quelle attenzioni esteriori di cui il fariseismo era preconizzatore.

Dare il bacio di benvenuto, offrire l'acqua per il pediluvio, ungere i capelli con olio di nardo erano comuni norme di rispetto e di educazione da parte degli anfitrioni nei confronti dei loro ospiti, paragonabili al nostro salutare, stringere la mano e aiutare a togliere o rimettere la giacca. Il fariseismo non si stancava di raccomandare agli altri la pratica di tutti questi atti di formalità esteriore e pertanto a Simone gli si rimprovera anche di mancare di attenzione nei confronti di quanto egli stesso sicuramente è solito predicare ed insegnare.

Quale arroganza e ipocrisia! Giudicare gli altri senza avere la minima responsabilità di riprovare se stessi, come invece vuole la vera religione e la vera conformità di coscienza.

Ma soprattutto è altrettanto vigliacco e presuntuoso voler giudicare i comportamenti di Dio e i suoi criteri di scelta quanto all'amore verso i peccatori. Chi giudica, in ogni caso, si colloca al posto di Dio, perché presume di conoscere esattamente la verità su ogni persona o fatto, avvenimento oggetto di discussione, senza contare la banalità e l'inutilità dell'atto stesso di giudicare. Chi pretende di insegnare a Dio quali criteri adoperare nei confronti di un peccatore, ebbene non può che considerarsi peccatore egli stesso ed essere sottoposto a giudizio.

E' invece obiettivo raggiunto di maturità cristiana concepire che Dio giudica i peccati degli uomini mosso esclusivamente dall'amore, e che la misericordia ha sempre la meglio sul giudizio (Gc 2, 13). Prescindendo dalla natura, dal numero e dall'entità dei nostri peccati, Dio si riconcilia egli stesso con l'uomo prima ancora che questi chieda perdono allorquando scruta nell'animo un minimo di pentimento e di ravvedimento e soprattutto Dio esulta e fa festa quando un peccatore, sia pure reprobo e impenitente, ha esternato un solo atto di amore sincero e disinteressato. La carità, ovviamente caratterizzata da retta coscienza e giusto equilibrio, copre una moltitudine di peccati e chi ama ha garantito il perdono qualora abbia amato disinvoltamente e senza condizioni.

Ecco perché Simone sbaglia nel giudicare questa povera donna: è senza dubbio una peccatrice, ha sulle spalle un'innumerevole numero di mancanze e la sua coscienza non è stata certo retta davanti a Dio. Ma poiché il suo amore e la sua premura superano le formalità esteriori di un fariseo, merita il perdono e la riconciliazione con Dio. Del resto Gesù in altri luoghi lo dice espressamente: "I pubblicani e le prostitute prendono il vostro posto nel Regno dei cieli"(Mt 21, 31) qualora la vostra condotta e la vostra esemplarità di vita non sia conforme al creo che professate e se non sarete capaci di amore straordinario.

La carità supera le comuni inadempienze che la norma scritta dispone molte volte con rigorismo e fissità e poiché Dio è pronto ad amare anche il peccatore più spietato e ostinato anche un solo atto di amore sincero da parte di questi gli merita il perdono delle colpe. Piuttosto che giudicare e biasimare coloro che sbagliano, forti della presunzione che ci proviene da un certo perbenismo borghese tronfio, banale e melense, dovremmo prendere il coraggio per assumere il punto di vista di Dio e perdonare amando con la carità che il suo Cristo ci ha insegnato.

La dice lunga l'episodio dello smascheramento di Davide di cui alla prima lettura odierna: la malefatta di questo monarca, ora raggiunto dal giudizio divino propinatogli da Natan, era stata veramente grande, avendo lui provocato la gravidanza di Betzabea, moglie di Uria l'Hittita, e avendo poi mandato a morte lo stesso Uria prima che questi potesse accorgersi del misfatto. E tuttavia un solo atto di profondo pentimento, un umile gesto di contrizione e di amore, guadagna a Davide che gli venga risparmiata la vita. Insomma il perdono e la riconciliazione. Solo il Dio di Gesù Cristo, che ama l'uomo fino all'inverosimile della croce può scegliere l'inaudito e l'inimmaginabile nel concedere all'uomo il suo perdono.

Se la logica dell'uomo è quella del pregiudizio, dell'ipocrisia e della discriminazione, i parametri di Dio prendono le distanze da quanto è propriamente umano poiché Dio è dalla parte dell'uomo proprio perché l'uomo è peccatore. Ma se fra uomini si giudicano i peccati degli altri, come possiamo accogliere che Dio stia dalla nostra parte?

 

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