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TESTO Commento su Luca 7,11-17

Gaetano Salvati

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X Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/06/2013)

Vangelo: Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Nel Vangelo di oggi il Signore Gesù mostra una "grande compassione" per tutte le persone ferite da un lutto, da una situazione spirituale di rifiuto nei confronti del Mistero, oppure rimaste tradite da alcuni che dovevano essere di esempio. Per costoro, colpiti dalla miseria della solutidine del peccato (Lc 7,12), il Maestro abbandona quanti camminano con lui (v.11) e si fa vicino al dramma del dolore, trasformando la sofferenza in gioia, la bara in un trampolino per la vita.

Restituire la vita è un'azione solo divina che indica la compassione di Gesù verso l'umanità. Infatti, Egli tocca la bara e poi dice: "Ragazzo, dico a te alzati" (v.14); ora il Signore riporta in vita le speranze morte della vedova, del ragazzo, del popolo d'Israele e di ognuno di noi, e assicura l'avvenire. Tutti, infatti, siamo bisognosi della Parola che salva, che tocca i cuori, e, quindi, in grado di salvarci dalle trame oscure del male. Allora, la bellezza del messaggio di vita odierno è che il vero risuscitato, o colui riportato in vita, può essere ciascuno di noi: se continuiamo a giacere nelle tenebre, la Sua prossimità è inutile; se invece diamo al nostro Salvatore una possibilità, una lieve apertura della nostra esistenza alla Sua luce, Egli ci libera dalle tenebre dell'ansia, dello sconforto, della disperazione.

Ma, cosa possiamo imitare della Sua compassione? Nei momenti difficili, dinanzi a coloro che stanno affrontando qualsiasi dramma, non bisogna condividere il piangere, come quella "molta gente" (v.12) che stava con la vedova. È necessario, invece, compartecipare al dolore, assumere gesti che sappiano ridare vita all'angoscia, testimoniare che la morte non è l'ultima parola: il Signore risorto è il vincitore del declino della gioia, della depressione. Collochiamoci, quindi, nel corteo della vita (v.11), dalla parte del Signore Gesù, e annunciamo che in Lui siamo rinati e attendiamo con fiducia la Sua gloria. Amen.

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