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TESTO Commento su Primo Re 17,17-24; Salmo 29; Galati 1,11-19; Luca 7,11-17

mons. Vincenzo Paglia  

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/06/2013)

Vangelo: 1Re 17,17-24; Sal 29; Gal 1,11-19; Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Introduzione
Incontrando il corteo funebre, Gesù, che si trova sul suo tragitto, è commosso dal pianto inconsolabile della madre.
"Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere". Due parole vere, di consolazione umana, che scaturiscono dal cuore colmo di misericordia dell'Uomo-Dio. Quale fiducia ci deve dare l'amore del Signore! Davanti alla nostra lotta per essere cristiani migliori, nella quale noi commetteremo talvolta degli errori e dei peccati, se questi ci fanno soffrire - come soffriva il cuore di quella madre -, il Signore avrà anche per noi misericordia. Dal canto nostro, dobbiamo imparare a guardarci intorno e ad accogliere le chiamate che Dio ci manda attraverso il nostro prossimo. Non possiamo vivere rinchiusi negli stretti limiti dell'egoismo, voltando le spalle alle situazioni di molte persone che hanno bisogno del nostro aiuto.
Il giovane si alzò, e il suo corpo che era divenuto cadavere sentì che la vita scorreva nuovamente nelle sue vene. Capiterà lo stesso molto spesso nell'apostolato, perché il Signore è sempre disposto a rifare miracoli come quello di Nain: anime che "risusciteranno" alla vita cristiana. Quando Cristo passa tra gli uomini, se lo sappiamo portare con noi, molti occhi vedono di nuovo, molte orecchie ascoltano la parola di Dio e anime morte rinascono a una vita nuova per mezzo del sacramento della penitenza.
Omelia
Oggi assistiamo al più straordinario potere che aveva Gesù: quello di far retrocedere la morte. Nei vangeli l'ha fatto almeno tre volte: con Lazzaro nel vangelo di Giovanni, con la figlia di Giairo e con il figlio della vedova di Nain, nei sinottici.
Nain era una cittadina situata a circa nove km da Nazaret, in prossimità del monte Tabor. Località amena che in aramaico significa "deliziosa". Gesù qui ridona la vita a un ragazzo che l'aveva persa.
Guardiamo un po' da vicino la scena. Gesù arriva da Cafarnao e con lui ci sono i discepoli e una grande folla che lo segue: quindi un corteo che avanza verso Nain. Ad un certo punto incontrano un altro corteo con a capo un morto, che avanza verso il cimitero. Quindi due cortei che si incontrano: uno guidato da un morto, l'altro guidato da Colui che è via verità e vita. Il morto è il figlio unico di una madre vedova che piangeva sconsolatamente. Aveva già perso il marito e con lui l'unica fonte di sostentamento; e ora le viene a mancare pure il figlio, unica garanzia di sopravvivenza per il futuro. La donna distrutta dal dolore, forse non si era neppure accorta della presenza di Gesù, ma lui si accorge del suo grande dolore e, preso da compassione, le dice di non piangere più. Ma questo suo dire non è come il nostro: quante volte per rincuorare qualcuno diciamo anche noi "non piangere più", ma la situazione concreta rimane tale e quale. Ma quando lo dice Gesù, tutto cambia! Lui toglie la causa di quelle lacrime: senza che nessuno glielo chieda si avvicina alla bara, la tocca e dice pochissime parole: "Giovinetto, io ti dico: alzati". Stupore, incredulità e anche indignazione da parte dei farisei perché così facendo Gesù infrange la legge sulla purità legale che vietava di toccare un morto per non contaminarsi. Toccando la bara, per i farisei, Gesù si rende impuro; ma loro non sanno che Colui che è la purità assoluta, lungi dal contaminarsi, non può che rendere puro tutto ciò che tocca. Rovesciamento totale della situazione: la morte, davanti al Signore della vita, fugge terrorizzata abbandonando la presa. E il fanciullo si mette a sedere. E a parlare come per dire"guardatemi, sono proprio io, lo stesso che un istante fa giaceva muto e immobile nella stretta della morte, ma ora Qualcuno mi ha ridato la vita".
Capovolgimento totale: colui che era adagiato in potere della morte, ora si mette a sedere padrone della vita. E il corteo che aveva come unica destinazione il cimitero, fa dietrofront e i portatori ai quali Gesù aveva ordinato di fermarsi, di colpo si trovano disoccupati perché il ragazzo non ha più bisogno di loro: primo perché non va più al cimitero; secondo perché ora può camminare con le sue gambe. Tutti furono presi da grande stupore davanti a questo avvenimento straordinario e lodavano Dio a gran voce. Possiamo immaginare la reazione della povera vedova che ora, non potrà più frenare le lacrime, ma, questa volta, lacrime di gioia e di riconoscenza verso questo gran Signore della vita.
Quale era la molla che faceva fare questi strepitosi miracoli, a Gesù? Era la compassione. Preso da compassione per la donna, nella quale avrà visto anche tutta l'umanità sofferente, Gesù fece uscire dalla bara il ragazzo morto per ridarlo vivo a sua madre.
Cosa vi ha colpito di più in questo grande miracolo? A me ha colpito la grande bontà di Gesù, che, senza nemmeno aspettare che glielo chiedessero, preso da compassione per la povera vedova, ridiede la vita al suo figlioletto. E, se anche tu che leggi, hai qualche motivo per piangere, ascolta bene nel tuo cuore la voce di Gesù che dice anche a te: " Non piangere, ci sono io con te"
Wilma Chasseur

 

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