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TESTO Il futuro restituito

don Luciano Cantini  

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/06/2013)

Vangelo: Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Con lui camminavano

Il camminare è la parabola della vita e della storia; Gesù è nel mezzo di questo cammino e di questa storia con i suoi discepoli e la "grande folla" della umanità. Il mistero della incarnazione è sempre presente nei racconti evangelici che ci rappresentano un Gesù sempre più "Emmanuele - Dio con noi" anche attraverso l'immagine del Signore che fa strada con l'uomo e, sulla strada, incontra l'uomo con le sue passioni, le sue gioie e i suoi dolori. Nei pressi della porta di Nain, Gesù incontra il mistero della morte con il suo corteo di dolore e di pianto: una madre vedova e, adesso, privata anche del suo unico figlio. La folla che segue Gesù incontra la molta gente della città, i loro cammini si intersecano e si confondono, l'una non è estranea all'altra, la vita non è estranea alla morte e viceversa.

Fu preso da grande compassione per lei

Nell'Esodo, Dio si muove a compassione perché ha ascoltato il grido di sofferenza pel popolo schiavo degli egiziani. Più che la realtà evidente della morte, è il carico di sofferenza e dolore, che dalla morte è ingenerato, che muove il Signore a compassione. Gesù vede la sofferenza di quella donna, vedova: le vedove hanno un ruolo simbolico in Luca e nei profeti come Elia. La vedova è il simbolo d'Israele reso sterile perché che non ha più lo sposo, anche il figlio è morto e con lui ogni speranza di fecondità futura. Il suo pianto è inconsolabile, ma Gesù la invita a non piangere.

«Ragazzo, dico a te, àlzati!».

Il racconto di Luca ci offre una progressione: Gesù si avvicina, tocca il feretro, parla al morto, lo invita a destarsi, poi lo restituisce alla madre: restituisce il futuro. L'avvicinarsi e il toccare non sono distanti dallo stesso gesto che anche noi siamo abituati a fare per esprimere la nostra partecipazione e l'affetto, come l'abbraccio indica la solidarietà e il cordoglio... Gesù esplicita nel gesto la sua compassione, la comunione della sofferenza. Raccontando la restituzione del ragazzo risvegliato alla madre - passando dalla realtà al segno - Luca ci racconta l'opera di Dio che salva l'umanità chinandosi su di lei e restituendole speranza e fecondità liberate dalla morte. È la Parola che rende ancora feconda la vita soppressa dalla morte: Gesù dice di dire àlzati, il ragazzo seduto sulla bara cominciò a parlare; la folla glorificava Dio dicendo... e ancora: questa parola su di lui uscì per tutta la regione.

«Dio ha visitato il suo popolo»

Il giovane riavuto la vita, siede sulla bara, sulla morte annientata, e si mette subito a parlare, come Zaccaria dopo aver dato il nome a Giovanni comincia a profetare: "Dio ha visitato il suo popolo" (Lc 1,68). La folla, avvenuto il miracolo, glorificava Dio proprio con le stesse parole.

La morte sembra segnare il confine e il limite dell'uomo ma non di Dio che visita l'umanità. Cristo è "la resurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore vivrà" (Gv. 11,25). Le parole: vita, morte, resurrezione non coincidono più con l'esperienza biologica, in Gesù si intrecciano, si confondono per acquistare un significato totalmente nuovo.

La reazione delle folle sottolinea l'esperienza di un'umanità che vede la novità di Dio. E la fede di quella folla si dilata nella nostra fede.

 

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