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TESTO Non sono i santi a fare i miracoli

mons. Roberto Brunelli

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/06/2013)

Vangelo: Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

"Veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: ‘Non piangere!' Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: ‘Ragazzo, dico a te, alzati!' Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre."

Spicca subito, nell'episodio della vedova di Nain (vangelo secondo Luca 7,11-17), la "grande compassione" di Gesù: una madre cui muore un figlio (tanto più se unico e giovane) prova forse il dolore più grande che si possa pensare. La situazione era aggravata dal fatto che la donna era vedova: nel mondo antico le donne non godevano della parità legale e sociale garantita oggi (almeno in teoria); la sola protezione veniva loro dagli uomini di casa, e quando restavano sole erano facile vittima dei profittatori. Anche nel mondo ebraico: in un altro passo dei vangeli Gesù rimprovera scribi e farisei perché, pur vantandosi di essere scrupolosi osservanti della legge, tra l'altro "divorano le case delle vedove" (Luca 20,45-47). Con quel commosso "Non piangere", egli dimostra per quella donna tutta la sua umana tenerezza. Ma può fare di più, e lo fa: le restituisce il figlio, richiamato in vita.

La liturgia di questa domenica presenta come prima lettura (1Re 17,17-24) un episodio analogo, accaduto tanti secoli prima. In tempi di perdurante carestia, il profeta Elia aveva trovato ospitalità presso una vedova con un figlio, la quale aveva diviso con lui il loro scarso sostentamento. Quando anche quel figlio morì, la donna se la prese col profeta, accusandolo di esserne la causa; egli allora "si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: ‘Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo'. Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere". Episodio analogo, ma con una sostanziale differenza: perché il figlio della vedova riprenda vita, Elia invoca Dio; è Dio a compiere il miracolo. Gesù invece non invoca nessuno, perché Dio è Lui! A Nain si manifesta dunque l'identità di Gesù, vero uomo, mite e compassionevole, e vero Dio, cui nulla è impossibile.

Di riflesso, il confronto tra i due episodi mostra bene anche quanto accade con i miracoli che si usa attribuire alla Madonna o a questo o quel santo: in realtà essi sono soltanto intermediari; chi opera meraviglie è sempre e unicamente Dio, il quale interviene per compiacere quei suoi fedeli integrali che sono appunto i santi. Senza dimenticare che i miracoli non si limitano a guarigioni o altri benefici fisici: l'episodio di Nain si legge anche nella festa di Santa Monica, quella madre che per il figlio traviato pianse e pregò tanto da ottenerne la conversione. Da morto che era, spiritualmente parlando, Dio glielo ridiede vivo: e di che vita, se si ricorda che quel figlio è Sant'Agostino.

Peraltro, Dio opera non soltanto su richiesta dei santi o di chi prega: chissà quante volte, senza che ci se ne renda conto, Egli preserva gli uomini da rischi e pericoli e sventure; quante volte interviene a sollecitare l'adesione a Lui. Ne dà esempio la seconda lettura, che richiama il caso di Paolo, l'accanito persecutore dei primi cristiani, chiamato sulla via di Damasco a divenire addirittura uno degli apostoli. Dice lui stesso, scrivendo ai Gàlati (1,11-19): "Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali (...). Ma Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti". Senza sollecitazione di nessuno: come fa con tutti, lo chiamò "con la sua grazia", cioè per la sua bontà.

 

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