TESTO Commento su Luca 7,11-17
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X Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/06/2013)
Vangelo: Lc 7,11-17

In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Mons. Remo Bonola
Introduzione. Dalla Parola di Dio si sprigiona una potenza inaudita, che squinterna anche i cuori più induriti, evidenzia in modo sublime l'umanità di Cristo e fa riesplodere la vita.
1. La Parola di Dio squinterna i cuori anche più induriti.
" Fratelli, avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi [...] Ora però, vi dichiaro che il Vangelo da me annunziato, non l'ho ricevuto né imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo". (2ª lettura)
S. Paolo in questa sua lettera ai Cristiani della Galazia, con forti accenti autobiografici:
1- Racconta con coraggio la sua rocambolesca conversione.
Riflessione. Questa, da persecutore accanito, di quella Chiesa, di cui, insieme a Pietro entrambi ne diventeranno le colonne portanti, per noi è motivo di seria riflessione. Infatti una vera vita cristiana, non sarà mai una passeggiata facile in questo mondo. Il "virus" della persecuzione, non tanto di quella violenta, (anche se non è da escludersi), ma di quella più subdola, che si insinua nel cuore e nella mente di ciascuno con il tarlo del dubbio, della derisione, dell'emarginazione sociale, del superficiale "volemose bene", è sempre dietro l'angolo del quotidiano. Solo un sincero confronto con i legittimi Pastori della Chiesa, come ha fatto l'altezzoso convertito Paolo con le autorità ecclesiali di Gerusalemme, potrà essere una garanzia sicura della nostra fede.
Una conversione molto vicina a quella di S. Paolo, ai nostri giorni la possiamo riscontrare nello scrittore e polemista ostinato contro la Chiesa, fiorentino Domenico Giuliotti (1877-1956), che da mangiapreti violento, una volta approdato alla fede, arriva a scrivere:< I preti? Essi soli, anche indegni, sostengono, sostenuti da Cristo le mura vacillanti della Città terrena [...] Il prete è un uomo, ma è più degli angeli, è un peccatore, ma rimette i peccati [...]>.
2- Dichiara con fermezza la potenza del Vangelo, non perché è opera degli uomini, ma solo di Dio.
Riflessione. Infatti la sicurezza di Paolo nell'annunciare la novità del Vangelo di Cristo a popoli pagani, consiste nel dimostrare, che quanto va loro proponendo, non sono insegnamenti di uomini, ma di Dio.
Motivo: gli insegnamenti degli uomini portano spesso non solo la morte fisica (vedi certe ideologie!) ma anche la morte morale, sociale e culturale, mentre gli insegnamenti di Dio, con sole dieci parole, i Comandamenti, sono Via, Verità e Vita per tutti.
Infatti, ci si chiede spesso, perché nel mondo ogni giorno accadono cose allucinanti, come vedere in pieno centro di Londra un essere umano tagliare la testa con efferata disinvoltura ad un suo simile con un colpo solo di machete?
La risposta a fatti simili va ricercata in quel "guazzabuglio" del pensiero moderno imbevuto di forti dosi letali di agnosticismo, capaci di distruggere ogni valore della conoscenza, dell'invisibile (o la metafisica) e della sana teologia. Che fare dinanzi a queste tristi realtà? S. Giovanni nella sua prima lettera ai cristiani della prima Chiesa, lascia intendere una risposta esauriente. Egli infatti scrive: " Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria, che vince il mondo: la nostra fede". (1Gv 5,4)
In altre parole, se staremo sempre dalla parte di Dio e della fede, abbiamo la certezza che di questo ne trarrà vantaggio anche il nostro povero mondo.
1. La Parola di Dio evidenzia in modo sublime l'umanità di Cristo.
" Veniva portato al sepolcro un morto figlio unico di madre vedova [...] Gesù vedendola ne ebbe compassione e le disse:< Non piangere!> e accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse:< Giovinetto, dico a te, alzati!> Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare; ed Egli lo restituì alla madre". (3ª lettura)
In questo toccante episodio, due sono i momenti che fanno esplodere l'umanità squisita di Gesù:
a. " Gesù, vedendola ne ebbe compassione"
b. " Giovinetto, dico a te, Alzati!"
E' stato detto, che il Cristo è il volto umano di Dio, e Gesù nel restituire alla vita il figlio della povera vedova di Naim lo ha dimostrato in modo mirabile. E' proprio vero, che con Cristo Gesù, l'umanità di Dio irrompe nella storia, al punto da dimostrarsi il segno visibile e tangibile della pienezza di vita e di amore del Padre, verso tutti gli uomini da Lui creati.
Riflessione. A imitazione del Signore Gesù, anche il cristiano deve dimostrarsi un "uomo equipaggiato di molta umanità" In questo modo ogni uomo può realizzare la propria umanità, nella misura che raggiunge e si sforza di modellarsi sull'umanità stessa di Cristo.
A questo obiettivo purtroppo si oppongono le molteplici contraddizioni della nostra società contemporanea, dove spesso la crudeltà, la violenza, la tortura, la stessa indifferenza per l'altro, la fanno da padrone.
Se è vero, che il nostro mondo tecnicizzato avrebbe bisogno, al dire del pensatore francese Henry Bergson (1859-1941)
1. La Parola di Dio fa risplendere la vita:
Nella liturgia di oggi abbiamo due episodi e due conferme eclatanti della potenza della Parola di Dio.
1°Episodio: " Elia invocò il Signore:< Signore Dio mio, l'anima del fanciullo torni nel suo corpo". Il Signore ascoltò il grido di Elia [...] egli prese il bambino e lo consegnò alla madre". (1ª lettura)
Siamo nel secolo IX a.C., quando il profeta Elia, ospite di una vedova di Zarepta (Libano del Sud) con la potenza della Parola di Dio, richiama alla vita il piccolo figlio morto, restituendolo vivo alla povera madre disperata.
Riflessione. La Parola di Dio, affidata alla fede, specialmente di uomini santi, è capace di far riesplodere la vita, non solo in chi è morto fisicamente, ma anche in chi lo fosse moralmente e socialmente.
2° Episodio: Dal miracolo strepitoso, con il quale Gesù riconsegna vivo il figlio alla vedova di Nain, possiamo cogliere due messaggi:
a. Quel "giovinetto morto" potrebbe essere benissimo ciascuno di no, i qualora avessimo tagliato i ponti della nostra comunione con Dio e la sua Parola, con esperienze di peccato, o di fede raffreddata. In tal caso, Gesù è l'inviato dal Padre, per restituirci la vita di grazia e di fede, perché Egli è la Risurrezione e di conseguenza è anche la nostra vita.
b. Quel giovinetto morto, può rappresentare senz'altro anche la nostra povera umanità, segnata dall'inesorabile sigillo della morte, per la quale Cristo Gesù, che è la Risurrezione, è sempre pronto a risuscitarla:
1. Liberandola da tutte le schiavitù causate dal peccato e profondamente radicate nel cuore umano (cfr. Mc. 15,11) e che spesso riducono la persona, o ad un essere "ad una sola dimensione", quella esclusivamente materiale tanto cara al filosofo tedesco Herbert Marcuse 1898-1979, o ad un essere manipolato come un semplice burattino.
2. Restituendole la prima immagine che all'inizio della creazione la rendeva somigliante a Dio; immagine deturpata dal peccato, che ha ridotto ogni uomo a nutrirsi di sole carrube (cfr. Lc. 15,16) e di tutto ciò, che non è pane (cfr. Is.55,1-2).
Ma in entrambi i casi, anche se dopo aver attraversato il mar Rosso della libertà, ci ritrovassimo periodicamente ancora nell'Egitto delle nostre schiavitù, con le catene alle caviglie, anche allora Cristo Gesù, sarà la nostra sicura Risurrezione, perché Egli ha detto: " Chiunque crede e vive in Lui non morirà in eterno". (Gv. 11,25-26).
Conclusione. Per l'Eucaristia, che abbiamo celebrato, come Gesù ha fatto tornare in vita il giovinetto della vedova di Nain, così rivolga anche a ciascuno di noi il fatidico:< Dico a te, alzati dalle tue schiavitù, dalle tue pigrizie, dai tuoi scoraggiamenti e fallimenti, dai tuoi sonni di fede: Io sono morto, e risorto, perché tu viva!>