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TESTO Commento su Primo Re 17, 17-24; Galati 1, 11-19; Luca 7, 11-17

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/06/2013)

Vangelo: 1Re 17, 17-24; Gal. 1, 11-19; Lc. 7, 11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

1Re 17,24 - La donna disse a Elia: "Ora so che sei un uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità!"
Lc. 7,16 - Tutti furono presi da gran timore e glorificavano Dio dicendo "Un grande profeta è sorto tra noi" e "Dio ha visitato il suo popolo".
Queste due affermazioni, se alla prima impressione sembrano disegnare un ringraziamento, giusto e doveroso, davanti al miracolo appena compiuto, ancora una volta però devono farci riflettere come l'Uomo diventa "credente" solo a fronte di un concreto segno in risposta a una sua esigenza umana.
"Dio dove eri in quella notte che..., Dio perché permetti questo..." e via dicendo quando la tragedia umana ci colpisce personalmente o indirettamente tanto da sconquassare le fondamenta del nostro quiete credere in quel Qualcuno che ci assiste e ci aiuta ogni giorno. Salvo poi avere gli atteggiamenti di cui sopra appena scampata o risolta la situazione tragica venutasi a creare.
E una di queste situazioni è la "morte" di fronte alla quale "giudichiamo" Dio in relazione ai nostri parametri personali, culturali, sociali ecc...
Anche i Profeti anticotestamentari (pensiamo a Elia...), e persino Gesù, nel massimo momento critico della vita hanno avuto un pensiero di smarrimento, di sfiducia verso Colui che tutto può.
E allora trovo più coerente l'atteggiamento di Maria e Marta, che nell'occasione della resurrezione di Lazzaro, pur facendo presente che era da 4 giorni morto affermano che sanno che Lui tutto può e credono in Lui...e dopo la resurrezione il loro ringraziamento è un ringraziamento espresso con il servizio, che non è altro che amore.
La morte naturale, la morte voluta, la morte creata, la morte indotta...quante morti...e i nostri sentimenti verso di lei cambiano a seconda del tipo di morte e di chi subisce la morte...ma non è così per Cristo, che in ogni situazione di malattia o di morte prova "compassione", ossia tradotto più letteralmente dal greco "è preso da misericordia nelle viscere". Cristo è umano, è fatto di carne, sangue e sentimento come ogni essere umano, ma va oltre.
La sua prima affermazione sembra, all'apparenza" una assurdità rispetto alla situazione in cui viene coinvolto: nel caso della vedova di Nain le chiede di "non piangere"...ma come? le è morto il figlio e gli chiede di non piangere... (quante volte questa affermazione ce la siamo sentiti dire nei funerali dalla Chiesa...); come la domanda che spesso fa "cosa vuoi che io faccia?"...
Qui sta la prima sua relazione con noi. Lui ci chiede a noi subito una azione/reazione...ci chiede di non lasciarci trasportare passivamente dall'evento, ma di viverlo per comprendere meglio poi la Sua azione salvifica.
Sfida la incredulità umana, fatta di miseria relazionale del contingente, non con grandi teoremi matematici o filosofici, ma con piccoli gesti fisici e verbali... che tutti si possono enucleare nel "vedere-giudicare"agire"... che Gesù conoscesse già il metodo Cpm?
No, è che siamo noi che abbiamo imparato da Lui che nella vita dobbiamo saper vedere/osservare/guardare, ma non superficialmente, ma andando al di là dell'apparenza, della esteriorità, di quello che si vuol far vedere...
E quindi Lui ci insegna a giudicare/valutare/capire in modo oggettivo, facendoci carico della situazione, in sostanza avere com-passione...
Per finire con l'agire/condividere/servire come conseguenza logica di tutta l'azione affinché non rimanga una teorizzazione bella quanto si vuole ma senza concretezza e amore.
L'agire di Cristo è vero che è un agire che proviene dal Padre e con il Padre, in unione con lo Spirito, assume una forza soprannaturale, ma è anche vero che Lui ci insegna che solo attraverso la nostra unità a Lui noi possiamo agire con la potenza dell'Amore, del vero Amore che è servizio, sacrificio, dolore ma anche gioia, speranza e fiducia che permette di fare azioni inimmaginabili nel suo nome.
Quindi chiediamo sì, ringraziamo sì, ma soprattutto crediamo agendo.
Domande:
1) Come Singolo mi fermo all'isterismo esteriore del dolore o cerco di reagire ad esso fidandomi della Parola?

2) Come Coppia sappiamo condividere le difficoltà che la vita ci presenta fidandoci uno dell'altro?
3) Come Comunità sappiamo agire concretamente verso chi è sofferente, bisognoso, in difficoltà a vario titolo, o ci affidiamo a manifestazioni puramente rituali deresponsabilizzandoci dall'agire?
CPM di PISA Maria Grazia e Claudio Righi
Coppia Segretari 3388325468 - 3497334470

 

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