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TESTO La Lobby del Corpus Domini

don Cristiano Mauri  

Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (02/06/2013)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Un corpo appeso a una Croce. Nudo, indifeso, ferito.

L'amore di Dio è in un corpo donato senza condizioni e senza pretese. E' il corpo di Cristo, Corpus Domini. L'altezza, la profondità, la larghezza della passione di Dio per gli uomini sta tutta in quelle membra consegnate.

C'è tutta l'umanità sotto quella Croce. Ci sono credenti e increduli, donne e uomini, amici e nemici. Ricchi e miseri, romani ed ebrei, discepoli e passanti sconosciuti. Chi piange e chi ride, chi prega e chi bestemmia, chi si mostra e chi si nasconde.

Corpus Domini piantato nel cuore dell'umanità. Tutta intera, senza categorie e senza graduatorie. L'offerta che Gesù fa di sé sfuma le distinzioni e le differenze: tutti sono destinatari dell'amore di Dio in Cristo, tutti allo stesso modo e sullo stesso piano. Persino i Suoi uccisori, nella prospettiva del dono, divengono pari agli altri: non sono loro a toglierGli la vita, è Lui a donarla, anche a loro. Nessuno è escluso dall'abbraccio del Crocifisso e nessuno può considerarsene speciale destinatario per diritto. Nessuno.

Il segno di quella carne stabilisce un vincolo di comunione: Dio annuncia «vi appartengo», consegnandosi nudo nella mani degli uomini. Un vincolo unilaterale, perciò invincibile. E non è certo il peccato a infrangere più quel legame. Anzi, è proprio per l'uomo peccatore, per colui che soffre il proprio limite, per chi si lascia affascinare dal male travestito da bene che quella carne è offerta. Per chi non può esserne degno, per chi non sa esserne all'altezza, per chi non potrà mai salvarsi da sé. Il Corpus Domini è per loro.

L'Eucaristia è il Corpo Crocifisso abbandonato nelle mani di chiunque lo afferra, senza condizioni, senza pretese, senza distinzioni. Pane per i peccatori, per il peccato degli uomini. Per coloro che non possono e non sanno esserne degni.

Eppure noi a questo dono irragionevole non crediamo. Noi abbiamo bisogno di giustificare l'amore di Dio, di renderne ragione, di dire che se Dio mi ama «ci sarà pure un motivo», che non si può amare senza un perché, che l'amore presuppone un merito, almeno una bellezza o uno spunto da cui nascere. L'amore ingiustificato non si può reggere. Invece l'Eucaristia è il Corpo di Cristo gettato sull'umanità. Sparso in modo irragionevole. Gettato via per un umano in sé indegno. Come quella carne sulla Croce.

E' troppo. Da non credere. Tant'è che il vero problema di fede non sta nell'esistenza di Dio, ma nel fatto che Dio sia così, capace di arrivare a buttarsi via per amore. La nostra incredulità emerge nella smania di volerci rendere degni di quel Bene, stabilendo magari il chi, il come, il quando e quanto di quella dignità. Dimenticando che dalla Croce, quel «Padre perdonali» non è sceso in modo selettivo e organizzato.

Persino lo stile con cui i Sacramenti vengono a volte proposti e insegnati tradisce questa logica incredula, come nel caso della Confessione. Essa nasce dall'Eucaristia, eppure viene spesso insegnata come la chiave d'accesso per accedere al Corpus Domini. E' invece per l'Eucaristia che si può entrare in un Confessionale, non il contrario. Solo perché esiste il Corpo di Cristo offerto per la remissione dei peccati che ci si può rivolgere a Dio chiedendo perdono, certi della Sua Misericordia e confessarsi è celebrare lo stesso mistero dell'Eucaristia, riconoscendo nel Corpus Domini il pane per i peccatori. Invece si finisce col ridurre spesso la Confessione all'acquisto del biglietto per accedere allo spettacolo della Croce. La «Confessione per la Comunione», invece di «Comunione e Confessione». Una "confessata" e via a far la Comunione: senza non ne sei degno, con ne hai tutti i diritti. Possibile che l'amore di Dio sia banale come un meccanismo? Ma chi si confessa solamente preoccupandosi di «essere in Grazia» - come se poi l'Eucaristia non fosse una Grazia... - confessa tutta la sua incredulità nell'amore gratuito di Dio.

Il fatto è che poi, quando si definiscono i confini di una dignità, finisce sempre con l'esserci qualcuno che in quei confini non riesce a stare. E la questione del Corpus Domini, da dono gratuito e incondizionato di Dio, diventa una faccenda di diritti, pretese e prerogative. Chi si sente escluso reclama la propria dignità, protestando, accusando, pretendendo; chi si sente degno difende i confini tracciati con verità apodittiche, pretese disumane, affermazioni discriminanti. Gli uni e gli altri dimenticando che l'Eucaristia, in quanto dono, non è mai una questione di diritto. Nulla di più lontano dal Corpo di Cristo offerto liberamente. Nulla di più simile a un difetto di fede nella Misericordia gratuita di Dio. Tutto per quella maledetta faccenda dell'appartenere all'elite dei «dignitari di Cristo». Ma credere al Vangelo non significa entrare nella «lobby del Corpus Domini» e la Cena Eucaristica non è certo una rimpatriata tra coscritti o un buffet riservato a pochi di una categoria privilegiata.

Desiderare, chiedere e accogliere l'Eucaristia è desiderare, chiedere e accogliere l'amore di Cristo, sposandone la logica di relazione. Domandare quella Carne significa vedere in essa la meta verso cui far convergere la mia carne. Attendere l'Eucaristia è attendere e intraprendere il compito di fare della propria stessa vita un cibo gratuito per i fratelli. Soprattutto per quelli che non ne sembrano degni e che non paiono meritare di essere salvati. Offrirsi nudi, deboli e indifesi nelle mani di chiunque si sporga per afferrarci o per buttarci via. Fino alla fine.

Se non si è disposti ad amare così; se non si crede a quest'amore, desiderandolo e assumendolo come l'unico modo capace di dare senso alla vita, è meglio non fare la Comunione.

E se non si è impegnati ad amare così, non c'è Confessione che tenga.

 

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