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TESTO La moltiplicazione di sè

Marco Pedron  

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (02/06/2013)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

La chiesa oggi celebra la festa del Corpo e Sangue di Cristo. Queste due parole fanno immediatamente pensare all'eucarestia: ed è così. Una volta, e tutt'ora in vari paesi e comunità, vi era la famosa processione del Corpus Domini: il sacerdote davanti con i chierichetti e poi tutta le gente dietro portava l'eucarestia per le strade e per i vicoli del paese.

Qual'era la grande questione dei primi cristiani dopo la morte di Gesù? Prima Gesù ce l'avevano lì, fianco a fianco, ma dopo la sua morte, Gesù non era più presente fisicamente. Erano, allora, senza Gesù? No!

Nell'eucarestia, nel Corpo e Sangue di Cristo, Gesù si faceva realmente presente e realmente visibile. Gesù non c'è più fisicamente ma è presente con il suo sottoforma di Pane e di Vino.

La Chiesa infatti conosceva (e conosce) i tre Corpi di Gesù. Il Corpo fisico: Gesù, vissuto 33 anni e morto duemila anni fa. Il Corpus misticum: l'eucarestia, presente nel pane. Il Verum Corpus, Gesù presente nelle persone. Poi nel corso dei secoli il corpus misticum sono diventate le persone, Dio presente in ciascuno di noi, e il verum corpus è diventato l'eucarestia.

Storicamente la festa nasce dal miracolo di Bolsena (a cui dobbiamo la costruzione del duomo di Orvieto). Un sacerdote si chiede: "Ma vuoi proprio che in un pezzo di pane ci sia il Corpo e il Sangue di Cristo?". E durante una messa ottiene risposta perché, quando spezza il pane, un po' di sangue scorre dalla piccola ostia. Dal 1264 la festa viene estesa a tutta la chiesa.

Cos'era successo evangelicamente in quell'ultima serata? Gesù capisce di aver le ore contate. Gesù non sapeva di dover morire come se avesse il dono della preveggenza, ma "sapeva" di dover morire perché uno che vive così, con tale libertà, con tale verità di fronte a tutto e a tutti, come può non morire? Uno così sconvolge troppo il sistema.

Sa che il tempo che gli rimane è poco e quindi prepara il suo addio: è un gesto preparato e preciso.

Dobbiamo ricordarci che una delle novità sconvolgenti di Gesù erano i suoi pranzi. Gesù pranzava con tutti e spesso, e alla sua tavola tutti vi avevano posto. "Sei un lebbroso? Vieni!": i lebbrosi che neppure potevano avvicinarsi ai centri abitati e con una campana dovevano segnare la loro presenza in modo che tutti rimanessero lontano! "Sei un peccatore? Vieni!": di questo era accusato di continuo dai "puri" religiosi. "Sei una donna, una peccatrice? Vieni!": la cosa era totalmente scandalosa, inopportuna, eretica, impura e contro il buon senso morale del tempo (e di ogni tempo).

Alla sua tavola c'era posto per tutti, perché la sua tavola era il segno dell'amore infinito, smisurato, illimitato, incondizionato di Dio. La tavola di Gesù era la concretizzazione fisica di ciò che Gesù viveva nel suo cuore e di come Gesù aveva sperimentato suo Padre, quel Padre che lui chiamava Abbà.

Che tutti avessero il loro posto alla tavola di Gesù, e non importava chi fossero, era il segno che nel cuore di Dio (e di Gesù) ogni uomo ha il suo posto, ogni uomo è amato, ogni uomo è degno di esserci, al di là di ciò che ha fatto, detto, vissuto.

Finché Gesù era stato in vita questo lo avevano visto e vissuto e sentito dalle sue parole. Adesso Gesù se ne va e compie questo gesto. Cosa vuol dire allora?

Gesù fa di una cena come tante, una cena che diventi un simbolo. Gli esegeti dicono che molto probabilmente non è stata una cena pasquale (sembra infatti celebrata in un contesto pasquale ma che non sia la Cena di Pasqua) né è avvenuta il giorno prima del suo arresto (è molto improbabile cronologicamente che sia avvenuta il giovedì santo). Ma non è questo più importante.

Ciò che conta è il suo senso. All'inizio di ogni pasto giudaico il padrone di casa si metteva in piedi, prendeva il pane nelle mani e pronunciava una benedizione rivolta a Dio, a cui tutti rispondevano: "Amen".

Quando Gesù lo faceva con i peccatori, con le prostitute, con gli esattori, la gente ne rimaneva impressionata, stupita, meravigliata, toccata: Dio amava anche loro e quell'amore, se gli lasciavano spazio nel loro cuore, cambiava la loro esistenza e la loro vita.

Facendo di questa cena una cena di commiato, di saluto e un simbolo, Gesù dice: "Quando voi direte: "Questo è il mio Corpo e questo è il mio Sangue" io realmente sarò in mezzo a voi, vi nutrirò e la vostra tavola diverrà e sarà come la mia tavola finché io ero in vita".

L'eucarestia allora è l'amore di Dio che arriva a tutti e di cui tutti hanno bisogno. In vita Gesù accoglieva tutti alla sua tavola. L'eucarestia è Gesù: tutti hanno accesso alla sua tavola. Tutti mangiano con Lui e di Lui non perché ne abbiano i meriti (chi di noi ne ha!) ma perché l'amore di Dio vuole scendere su ogni cuore e su ogni anima. Quando andavamo a scuola se raggiungevamo il "sei" venivamo promossi; ma Dio non si merita. L'amore di Dio è gratuito, è per tutti coloro che ne hanno bisogno.

Sei un lebbroso? Nessuno ti vuole per il tuo caratteraccio? Tutti ti escludono perché sei "pesante", soffocante, perché è difficile stare con te, perché brontoli sempre o sei un'anima in pena? Vieni qui, mangiamo insieme, sapessi quanto ti amo io...

Sei un pubblicano? Non sei in regola con le legge? Raggiri la legge? La legge religiosa? La legge del tuo cuore? Dovresti cambiare e hai paura? Dovresti cambiare ma non sei disposto ad accettarne le conseguenze? Sei lontano da Me? Vieni solo quando ne hai bisogno? Non importa, adesso vieni qui, pranziamo insieme, rilassati e sappi che il mio amore è garantito e gratuito.

Sei un esattore? Giudichi sempre? Guardi gli altri perché non sai vivere la tua vita? Ce l'hai col mondo che dovrebbe cambiare (così non cambi ciò che puoi fare tu)? Pretendi, chiedi e pensi che gli altri dovrebbero fare un sacco di cose? Non fai niente per gratuità, per dono? Sì, il tuo cuore è corroso dalla rabbia, dall'inferiorità e da chissà cosa, ma adesso vieni e cibati un po' di cose buone, belle e di amore...

Sei una prostituta? Hai tradito l'amore? Hai tradito la fedeltà? Hai venduto il tuo corpo? La tua anima? Il tuo corpo? La tua mente? Ti sei prostituito a quello che fanno tutti? Ti sei adattato? Hai perso la tua dignità di uomo? Vieni qui, mangiamo insieme, io ti amo... e il mio amore sia la tua forza.

Sei una donna? Sei piena di paura? Paura di vivere, di osare, di cambiare strada, di decidere? Hai il pianto facile? Pianto di dolore, di rabbia, di vergogna? Sei pieno di sentimenti? Hai un uragano dentro? Vieni qui, riposati in me, qui sei a casa tua, rilassati che io ti amo...

L'eucarestia è questo: un banchetto, un pranzo per tutti, aperto a tutti, perché tutti hanno fame di Dio e Dio si vuol dare a tutti, perché tutti sono e saranno sempre figli suoi.

Gli studiosi del vangelo (ad es. Crossan) dicono che il cristianesimo antico è frutto di tre tradizioni, linee.

La prima è la tradizione di vita. I cristiani guardavano a ciò che Gesù aveva detto e fatto e dicevano: "Che uomo libero!". Guardando Gesù trovavano la forza per infischiarsene del giudizio degli altri, della gente, del "Cosa fai? Si è sempre fatto così" e seguivano il loro cuore, la loro passione e la loro strada. Dicevano: "Gesù ha vissuto da uomo libero e anch'io voglio vivere così". Sei libero, vivi da uomo libero e non vivere mai al di sotto della tua dignità.

La seconda è tradizione della morte. Dicevano: "Ma che senso ha avuto la morte di Gesù? In che senso Lui vive ancora? Adesso com'è che c'è?". Dicevano: "Se Lui è morto, tutto è finito. Ma Lui non è morto, Lui c'è ancora, in modo diverso, ma realmente. Non è finito tutto, noi lo abbiamo visto, noi lo sentiamo vivo, forte e chiaro, nel nostro cuore". Per questo uomini e donne continuarono a vivere di Lui.

La terza è la tradizione della commensalità. Gesù ha mangiato con tutti e ha condiviso il pane e il vino con tutti. Gesù, il pane, l'ha condiviso con tutti. Quello che c'era si divideva. Gesù, il vino, l'ha condiviso con tutti. Quello che c'era si condivideva e tutti facevano festa.

L'eucarestia, allora, non può essere un evento privato o solo un culto liturgico. L'eucarestia è un atto politico perché l'essenziale, dice il vangelo, dev'essere di tutti, accessibile a tutti.

L'acqua? Ogni giorno muoiono 6.000 bambini di sete. Come se dieci Boeing cadessero dal cielo. Ci sono cose che non possono essere commercializzate e che se producono ricchezza produrranno anche morte. Attenzione a privatizzare le acque: dove è successo è stato un disastro.

Il pane? Il numero dei senza cibo è progressivamente salito nell'ultimo decennio. Da 848 milioni del 2005 ai 963 del 2008. Ogni giorno muoiono per denutrizione 20.000 persone.

La vita? Se un embargo produce morte, c'è qualcosa che non va! Il fine non giustifica i mezzi.

La terra? La terra oggi ci serve per far soldi e non più per alimentarci. Ma se la terra non viene rispettata le conseguenze possono essere tremende. I Sumeri sparirono (una delle ragioni principali) perché vollero produrre troppo dalla terra. I Maia, la più evoluta civiltà americana, decadde per la non cura dell'ambiente ecologico, che impedì la coltivazione di mais e cereali. La malattia della patata tra il 1845 e il 1847 produsse l'emigrazione o la morte di due milioni di irlandesi.

Stessa tavola per Gesù voleva dire pane e vino, vita e libertà, perdono e amore di Dio per tutti. Chiunque si appropri di qualcosa che non gli appartiene non può sedere a tavola con Gesù. Il vangelo è meraviglioso in questo senso: c'è pane e pesci per tutti, se si condivide. Non ce n'è per nessuno se non si condivide.

C'è una bellissima storia: sei persone, colte dal caso nel buio di una gelida nottata, su un'isola deserta, si ritrovarono ciascuna con un pezzo di legno in mano. Non c'era altra legna nell'isola persa nelle brume del mare del Nord. Al centro un piccolo fuoco moriva lentamente per mancanza di combustibile. Il freddo si faceva sempre più insopportabile. La prima persona era una donna, ma un guizzo della fiamma illuminò il volto di un immigrato dalla pelle scura. La donna se ne accorse, strinse il pugno intorno al suo pezzo di legno: perché consumare il suo legno per scaldare uno scansafatiche venuto a rubare pane e lavoro? L'uomo che stava al suo fianco vide uno che non era del proprio partito: mai e poi mai avrebbe sprecato il suo bel grosso pezzo di legno per un avversario politico. La terza persona era vestita malamente e si avvolse ancora di più nel suo giaccone bisunto, nascondendo il suo pezzo di legno. Il suo vicino era certamente ricco: perché dover usare il suo ramo per un ozioso riccone? Il ricco sedeva pensando ai suoi beni, alle ville, alle quattro automobili e al sostanzioso conto in banca. Le batterie del suo telefonino erano scariche; doveva conservare il suo pezzo di legno a tutti i costi e non consumarlo per quei pigri e inetti. Il volto scuro dell'immigrato era una smorfia di vendetta nella fievole luce del fuoco ormai spento. Stringeva forte il pugno intorno al suo pezzo di legno. Sapeva bene che tutti quei bianchi lo disprezzavano, non avrebbe mai messo il suo pezzo di legno nelle braci del fuoco. Era arrivato il momento della vendetta. L'ultimo membro del gruppo era un tipo gretto e diffidente, non faceva nulla se non per profitto. Dare soltanto a chi paga, era il suo motto preferito. Me lo devono pagare caro questo pezzo di legna, pensava.

Il fuoco si spense. La mattina li trovarono, con i pezzi di legno stretti nei pugni, immobili nella morte per assideramento. Non erano morti per il freddo di fuori, erano morti per il freddo di dentro.

Il vangelo di oggi racconta la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Per capirlo noi dobbiamo tenere presente alcune cose altrimenti crediamo che Gesù sia arrivato, abbia fatto una magia e tutti hanno mangiato.

1. Eliseo (2 Re 4,42-44) aveva già fatto una cosa simile, con venti pani d'orzo per cento persone. Ma Gesù con cinque pani lo fa per cinquemila persone. Gesù quindi è il più grande profeta.

2. Gesù aveva fatto tantissimi banchetti e alcuni erano stati memorabili sia in quantità che nel tipo di persone.

3. Gesù aveva lasciato il ricordo di sé proprio in un cena, l'Ultima Cena.

4. L'espressione: "Prese i pani, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede" (9,16) sono ancora le parole dell'eucarestia. E' chiaro che chi scrive vuole fare un aggancio, un ponte, con ciò.

Storicamente cosa dev'essere allora successo? All'origine vi dev'essere un fatto storico (tutti i vangeli riportano la moltiplicazione dei pani e pesci, Mc e Mt addirittura due volte), memorabile per il numero di presenti e per ciò che è successo. Gesù e i discepoli hanno spartito quello che avevano, così han fatto tutti, soprattutto i ricchi, e tutti mangiarono e anche ne avanzarono.

Avete presente quando ci si trova insieme e si dice: "Ciascuno porta qualcosa". Ciascuno porta un po' e si mangia sempre in abbondanza e se ne avanza sempre. Una cosa del genere!

Tutto questo poi è stato riletto dopo la morte di Gesù e un pasto (e una festa) memorabile è diventato un miracolo eucaristico memorabile. Di più non possiamo dire.

Possiamo leggere questo vangelo in molti modi. Io lo sento come un grande invito a credere in me. Tutto è possibile per chi crede (Mc 9,23), anche l'impossibile (Lc 1,37: "Nulla è impossibile a Dio").

Hai un sogno. Quanti di noi desiderano qualcosa di diverso per la propria vita. Ma poi...

Vorresti imparare a suonare il pianoforte: "A cinquant'anni? Ma sei pazzo? Sei troppo vecchio!".

Vorresti cambiare lavoro e farne uno di radicalmente diverso: "Con i tempi che corrono! Non hai mica più vent'anni, eh! Hai una famiglia sulle spalle!".

Vorresti aiutare gli altri: "Ma non hai studiato! Non hai titoli! Dove credi di andare?".

Sei giovane e vorresti diventare un medico di Medici senza frontiere? "Ma è pericoloso! Non seguire questi sogni adolescenziali, sii realista e trovati un lavoro".

Vorresti cambiare la tua vita, ma poi...: "Non ce la fai! Non sei in grado! E chi te lo dice? E se poi sbagli? E se succede che...? Tu, ma dove pensi di andare tu? Se fossi... allora potresti!".

E poi tutte quelle frasi: "Non ho capacità! Non ho doti particolari! Sono niente! Non sono capace di fare niente! Non ho niente di speciale!", che ci impediscono di credere in me.

E tutte quelle volte che mi dico: "Sarebbe bello se..." e mi scorre davanti ciò che potrei fare, ciò che mi piacerebbe così tanto fare, ciò che mi farebbe felice fare, essere, diventare.

Cinquemila persone, regione deserta, cinque pani e due pesci (9,12-14). Ma dove vuoi che andiamo? Impossibile! La situazione sembra senza vie d'uscita, sembra realmente impossibile.

Se ascolti gli apostoli: "Lascia stare! Sì, sarebbe stato bello, ma... Nella prossima vita. Non si può. Non è per te".

Ma Gesù invece dice: "Dategli voi stessi da mangiare" (9,13). "Ma Gesù, cosa dici? Ma non vedi cos'abbiamo? Non vedi che abbiamo solo cinque pani e due pesci? Gesù, ma dove vivi?".

Io spesso non credo in me. Mi guardo e mi dico: "In me non c'è tutta questa energia; in me non ci sono tutte queste capacità; in me non c'è sufficiente forza, decisione, coraggio". Quando mi guardo non vedo che cinque pani e due pesci: non sono niente. Che è questo per tutta questa gente? Che sono, che ho io, per costruire la mia vita?

Che fa Gesù? Prende quel che ha e lo benedice e tutti ne mangiano.

Gesù non dice: "Ma cosa vuoi che facciamo con cinque pani e due pesci?". Gesù prende ciò che già c'è e lo benedice, cioè, lo accetta, crede che da quel poco può uscire qualcosa di grande. E così è stato e così è per chiunque crede.

Quando guardo alla vita di Gesù rimango stupefatto. Quando diceva ad uno: "Stendi la mano" (Mc 3,1), questo lo faceva e guariva. E quando diceva: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo" (Mc 5,8), la cosa accadeva. Se diceva ad una fanciulla morta: "Alzati" (Mc 5,42), quella si alzava. E se diceva al mare in tempesta: "Taci, calmati" (Mc 4,39), questo si calmava.

Certo possiamo liquidare la questione dicendo: "Sì grazie, Lui era il Figlio di Dio!", come a dire: "Lui aveva dei poteri straordinari, eccezionali. Mica gli abbiamo noi". Ma non è così. La realtà è che Gesù credeva fermamente in sé e nella Forza che aveva dentro di sé.

Il problema è che credere in sé, credere che si è grandi, potenti, forti, spaventa perché ci mostra chiaramente che la vita è nelle nostre mani e nelle nostre scelte, che la plasmiamo noi.

Perché quando prendi coscienza che la vita è nelle tue mani allora non ti puoi più lamentare, non più dirti: "Che sfortunato che sono! Che brutta infanzia! Che sfortuna che ho io".

Se Gesù avesse ascoltato gli apostoli non vi sarebbe stato nessun miracolo dei pani. Ma Gesù ha creduto che la cosa era possibile... e così è stato.

Gesù voleva una cosa ben precisa: sfamare tutti. Si è dato da fare lui: lui ha preso in mano la situazione senza delegare o chiedere ad altri di fare ciò che lui doveva fare. La cosa era buona per tutti (ciò che si realizza dev'essere sempre nell'interesse di tutti). La cosa è avvenuta. Sembra magia... ma è solo fede.

Mc 11,24: "Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato".

Dobbiamo insegnare alla persone a credere in se stesse e nel loro potenziale che hanno dentro, inespresso, sepolto o rinchiuso. Perché se si accetta quello che si è, senza giudicarlo ("Tutto qui!"), senza condannarlo ("Faccio schifo!"), senza confrontarlo ("Ho meno degli altri"), possiamo costruire qualcosa di meraviglioso per la nostra vita. Dobbiamo insegnare alle persone che la loro vita è nelle loro mani, e non nella mani del caso, della fortuna, del supernalotto, degli altri, della conoscenze giuste, o di chissà chi. Dobbiamo insegnare alle persone ad aver fede, fiducia, che si può costruire ed essere protagonisti della propria vita.

Nikos Kazantzakis scrive: "Avete il pennello, avete i colori, dipingete il paradiso e poi entrateci".

Allora prendi quello che sei e invece di piangerti addosso per ciò che non sei benedici, ringrazia e accettalo. E' il miracolo dei pani: se si accetta il poco che si è si moltiplicherà in un'abbondanza infinita.

Negli anni '90 furono costruite due auto: la Laser della Chrysler-Plymouth e l'Eclipse della Mitsubishi. La Laser aveva tredici vendite per concessionaria; l'Eclipse più di cento. "Che cosa centra, sono due auto diverse", direte voi. E, invece no! Sono la stessa medesima auto (progettate e costruite in società dalle due compagnie), con solo nome e azienda diversa. Uno studio approfondito ha trovato il perché: i Giapponesi credevano che il loro prodotto avrebbe avuto successo, gli Americani no.

Ai tempi di Copernico tutti dicevano e nessuno metta in dubbio la cosa: "Vedi? Il sole si è spostato nel cielo. Quindi ovviamente la terra è al centro dell'universo e il solo vi gira attorno". Quale coraggio e quanta fiducia in sé ebbe Copernico per poter dire: "Guardate che non è come credete voi!".

E chi lo dice che io non possa moltiplicare la mia vita? E chi lo dice che io non possa realizzare i miei progetti? Ci ho provato? E soprattutto: ci credo io? E se ci credo cosa ho fatto in tal senso?

Cosa potrebbe succedere alla mia vita se iniziassi ad amarla? Come sarebbe la mia vita se pensassi che io ho qualcosa di grande da realizzare e da vivere? Se Gesù ha saputo moltiplicare il pane, che era solo del pane, perché non dovrebbe essere in grado di moltiplicare la mia vita, se io glielo concedo?

Mi chiedo: cosa potrebbe succedere se credessi che io sono quel pane che Dio vuole moltiplicare?

Vi racconterò la storia di Hulda Crooks. Hulda è una signora che a settant'anni, mai fatto niente prima in questo senso, decide di darsi all'alpinismo. "Ma sei matta? Alla tua età? E' pericoloso!", le dicono tutti. Ma lei crede in sé e nella forza dentro di sé. E inizia. Ha scalato un sacco di montagne, tra cui anche il monte Fuji.

Roosevelt era emiplegico: all'attacco di Pearl Harbour voleva riattaccare subito. Ma i generali gli dissero: "Abbiamo perso il 90% della flotta, impossibile!". Lui si alza in piedi! (era emiplegico con paralisi motoria bloccante di metà corpo!): "Non mi dite che è impossibile!". E da quel giorno camminò.

Lo dissero anche gli apostoli di fronte a cinquemila persone: "Ma come facciamo Gesù? Ma dove vuoi che andiamo con cinque pani e due pesci? Impossibile!". Ma non era vero...

Pensiero della Settimana

L'ASSOLUTO

Tutto nel Cosmo è vita, movimento, armonia
e tutto dice che la nostra esistenza è destinata
ad altre dimensioni, in luoghi di sogno,
dove regnano luci ed aurore profonde ed inestinguibili.
Tutto vibra affinché tutto giunga alla sua perfezione
e a te ritorni nella sfolgorante bellezza dell'esistere.
Tutto è in Te e Tu sei nel Tutto:
ogni frammento racchiude la tua infinita sapienza
ed ogni essere è da te conosciuto
come se fosse l'unico esistente.
Nelle tue leggi severe e ineluttabili
ogni disarmonia subisce l'urto dell'onda di ritorno.
La tua potenza si manifesta incessantemente
nel numero infinito di mondi e di universi
e il volo della libellula non è meno stupefacente
dell'espandersi delle galassie,
l'esplosione di mille supernova
è un bagliore per te simile alla lucciola,

la trasparenza dell'acqua sconvolge la logica dei più miscredenti,

la semplice tela del ragno mette in crisi i più arditi ingegneri.
Davanti a te si eclissa ogni bellezza.
Tu sei il perfetto, l'inimmaginabile:
al di là del tempo e dello spazio
trascendi ogni percezione sensoriale.
Stupefatto ti ammiro o Dio di tutte le dimensioni,

chiunque Tu sia.

(Franco Libero Manco)

 

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