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TESTO Io sono il Buon Pastore

mons. Antonio Riboldi

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (02/05/2004)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Credo che tutti quanti mi siete vicini in questa riflessione settimanale, vi. siate posti il grande problema che fa soffrire e sperare la Chiesa, è quel venire meno di sacerdoti che siano i pastori delle varie nostre comunità. Sono davvero tante oramai le parrocchie, quelle piccole, ma che sono sempre comunità, con il diritto o il bisogno di avere il proprio Parroco, e ne sono prive. Mette una grande tristezza quel guardare alle belle chiese, che ovunque sono il centro del paese, e sono chiuse, perché manca il sacerdote che si prenda cura della gente.

Un tempo, e anche oggi, la Chiesa ed il Parroco erano, consapevolmente o no, il segno della presenza viva di Dio tra di noi.
Ora pare di essere soli o abb1donati.

Per chi crede è una grande sofferenza, come se mancasse il papà, che veglia e prega per noi.

Ci sono in Italia migliaia di piccole parrocchie senza prete. Per offrire almeno la possibilità della Eucarestia domenicale, alcuni sacerdoti sono costretti a celebrare tre, quattro Messe alla domenica, essendo parroci di tre, quattro piccole comunità.

La loro presenza, il più delle volte è assolvere un compito, l'Eucarestia, e allontanarsi subito per servire le altre comunità. Quando invece la gente comune desidererebbe che il prete fosse il buon Pastore sempre a disposizione come un "angelo custode" che segue i nostri passi.

A Gesù, racconta il Vangelo, accorreva tanta gente, perché vedeva in Lui un segno di quella speranza che il tempo, la società non offriva. La presenza, la parola divina, la condivisione con i loro disagi, spingeva tanti a correre da Lui, portando ammalati, disperati. Era come affidare a Lui la voglia di Gioia, e nello stesso tempo la speranza "nelle angosce e nelle sofferenze. E Gesù dolcemente, come solo Lui sapeva fare, illuminava, li riportava alla dignità di figli di Dio, e trasmetteva un amore che ridava gioia alla vita. Un giorno, vedendo quella moltitudine, disse: "Ho compassione di questa folla, pecore senza pastore. Pregate il Padre della messe perché mandi operai nella sua messe". Una compassione, ma anche una indicazione precisa per non lasciarci soli, divenendo masse senza pastore.

Fanno tanta tenerezza, oggi, tanti sacerdoti che sono lì al loro posto di sentinella del gregge, come padri cui affidarsi senza paura, che a volte hanno una età venerabile. Cari, venerabili anziani, ma che conservano un cuore che sembra non esaurirsi mai nel donare Gesù e una parola di conforto per tutti. Sanno farsi vicini a tutti, a cominciare dagli ammalati. Vederli attraversare le vie del paese o della città, curvi sotto il peso degli anni, ma sempre pronti a piegarsi sotto le nostre croci, danno la misura di quanto Dio ci voglia bene, proprio per mezzo di loro. Sono davvero Cristo che cammina tra di noi, nelle nostre case, riempie la comunità di una luce che nessun altro sa infondere. Sono uomini e non angeli ma scelti e inviati da Cristo.

Pare di risentire quanto Gesù oggi afferma di Sé: "lo sono il buon pastore. Le mie pecore conoscono me e io le conosco ed esse mi seguono. lo do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola"(Gv.lO,27-30)

Siamo tutti invitati oggi a riflettere e pregare per le vocazioni: oggi giornata dedicata alle vocazioni.

Sappiamo tutti che essere preti sempre non è assolutamente una scelta di uomini. E' una misteriosa scelta di Cristo. "Non voi avete scelto Me, ma io ho scelto voi" dirà agli apostoli e dice a tutti i chiamati.
Un mistero di amore.

E Gesù pare rivolga la sua scelta, stupenda, incredibile, meravigliosa, su chi dovrà essere Lui, Suo servo, con la Sua potenza di amore per la gente.
"Il sacerdote è Cristo".

Occorre tanta, ma tanta povertà di spirito, tanta umiltà, tanta generosità per dire "sì". E Gesù sceglie proprio chi crede di essere "nessuno": come fece con i suoi apostoli.

Perché essere Cristo richiederà quello spirito di servizio che il Maestro insegnò agli a apostoli nell'Ultima Cena, lavando i piedi. Richiederà un amore a tutto campo, per chiunque, senza giudicare nessuno, ma sapendo amare anche chi è divenuto "rifiuto di tutti come fu Gesù sulla croce. Uno insomma che sappia amare, fino a donare la vita.

E quando Gesù sceglie e manda, lo dico per esperienza, opera servendosi proprio della povertà di chi ha scelto.

Essere chiamati è sperimentare un privilegiato amore da parte di Dio, che ti vuole tutto, ed è poi un darsi tutto a chi Lui ci affida. Si fa l'esperienza della povertà di uomini chiamati, e nello stesso tempo della potenza del Cristo, come fece S.Pietro alla porta del tempio con lo storpio, che chiedeva l'elemosina: "Non ho né oro, né argento; quello che ho te lo do nel nome di Cristo, alzati e cammina".

E' non conoscere l'amore di Dio che ama e ci fa servi dell'amore, portare disprezzo o scoraggiare le vocazioni; pregare è già desiderare.

Leggendo il Vangelo mette tanta tristezza, la stessa rivolgendosi al giovane ricco che gli aveva chiesto: "cosa devo farre per avere la vita eterna?" Gesù aveva risposto, "dopo averlo fissato" profondamente negli occhi, come a trapassare l'anima e donare la sua amicizia: "Se vuoi essere perfetto, và vendi que1lo che hai, dallo ai poveri, poi, vieni e seguimi". Ma il giovane neppure rispose, se ne andò, "perché aveva molti beni".

Deve essere stata una grande sofferenza per Gesù vedere rigettato il suo invito a stare con Lui, e preferire "i molti beni", che sono nulla, se non un pericolo per chiunque. Ma quanti oggi forse voltano le spalle alla scelta vocazionale, perché al sacerdozio preferiscono "i molti beni"!

La mia vocazione è nata, si può dire, dalla educazione cristiana della mia famiglia. E quando a 12 anni decisi di seguire Cristo, poteva sembrare una follia. Oggi posso testimoniare la mia felicità di aver detto di sì.

E il Signore ha disposto di me nei modi che non prevedevo. Mi ha mandato dove sembrava impossibile fare qualcosa di buono. Ma Lui ha fatto cose stupende. Solo una volta fui tentato di dire no. E fu quando il Santo Padre, Paolo VI, mi nominò vescovo di Acerra. Ricordo il giorno in cui il mio vescovo mi consegnò segretamente la lettera del S.Padre. Vi era scritto "Sua Santità Paolo VI ha designato il rev.do Antonio Riboldi, rosminiano, alla Cattedrale di Acerra. Tanto per sua norma e conoscenza. F.to Paoli VI". La chiamata mi colse di sorpresa e fu grande la mia paura e la mia voglia di dire no. Non mi sentii di dire no al Signore. Guardai alla mia povertà interiore, nello stesso mi appariva davanti agli occhi lo sguardo di Dio che sembrava dirmi: "Dammi tutto di te e non avere paura. Ho un disegno che voglio tracciare con le tue mani Non sei tu ad operare ma la potenza dello Spirito che invio su di te". E fu così. Posso dire con mia mamma, quando seppe della mia nomina: " Non credevo che Dio osasse tanto su di te. Ma so che Dio quando chiama, ama. E sono orgogliosa che Lui abbia posto gli occhi su di te.

Come non essere felice? Davvero Dio mi ha fatto conoscere il suo amore".

E vorrei con voi oggi dire grazie a tutti i sacerdoti che sono nel mondo e sono Dio tra di noi. Che siano sempre e solo testimoni del Cuore di Dio, ossia "santi".
E con voi prego con le parole del Papa.

"A Te, Signore, con fiducia ci rivolgiamo! Figlio di Dio mandato dal Padre agli uomini di tutti i tempi e di ogni parte della terra! Ti invochiamo per mezzo di Maria, Madre tua e Madre nostra, fa' che nella Chiesa non manchino le vocazioni.

Gesù unico Salvatore dell'uomo Ti preghiamo per i nostri fratelli e le nostre sorelle che hanno risposto di 'sì' alla tua chiamata al sacerdozio e alla vita consacrata e alla missione. Fa' che la loro esistenza si rinnovi di giorno in giorno e diventino Vangelo vivente.

Signore, misericordioso e santo, continua a inviare nuovi operai nella tua messe del Regno. Aiuta coloro che chiami a seguirti in questo nostro tempo: fa' che contemplando il tuo volto rispondano con gioia alla stupenda missione che affidi loro per il bene del tuo popolo e di tutti gli uomini".

 

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