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TESTO Pane spezzato

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (02/06/2013)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

PRIMO COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Padre Alvise Bellinato

LO SPEZZÓ...

Non so se avete mai fatto caso al gesto che il sacerdote compie, in silenzio, subito dopo il segno della pace.

Parte la solita invocazione: "Agnello di Dio che togli i peccati del mondo...", che viene ripetuta tre volte.

Generalmente in Chiesa l'attenzione non è al top: c'è chi sta ancora stringendo la mano a un altro, chi si è allontanato dal suo posto per abbracciare un amico, chi si guarda intorno ed è in fase di rientro al suo banco, chi è ancora distratto e si guarda intorno, chi osserva il coro che inizia a cantare...

Di solito a questo punto della Messa, si cerca di recuperare il silenzio. Magari c'è pure l'animatore che dall'ambone chiede all'assemblea il raccoglimento o inizia a dare istruzioni su come ricevere la comunione...

Mentre queste cose accadono, il sacerdote - in silenzio -, leggermente inchinato sull'altare, prende l'ostia consacrata nelle sue mani e la spezza lentamente. Sottovoce, mentre l'assemblea ripete o canta l'Agnus Dei, sussurra: "Il corpo e il sangue di Cristo, uniti in questo calice, siano per noi cibo di vita eterna".

Mette un pezzetto dell'ostia spezzata nel calice e genuflette in adorazione per qualche istante.

Questo gesto, inosservato e silenzioso, chiamato "frazione del pane" era ciò da cui derivava anticamente il nome stesso della Messa: fractio panis.

É un gesto importante, quindi, se dà addirittura il nome alla celebrazione!

Forse andrebbe seguito bene, spiegato e riconosciuto dall'assemblea cristiana.

Sarebbe bello che oggi poteste seguirlo e riconoscerlo, come forse non avete mai fatto prima, in ginocchio. Sarebbe bello che, vedendo la fractio panis, poteste provare a sentire cosa questo piccolo e sconosciuto gesto può dire al vostro cuore, oggi.

C'è molta letteratura su questo tema. Dio, l'Onnipotente, si lascia spezzare per donarsi a noi. Accetta di essere fatto a pezzetti, per amore. Per diventare di tutti, non di uno solo.
Chiediamoci: cosa può significa questo gesto, per me?

Qualche autore spirituale dice che Gesù, presente nell'ostia consacrata, si lascia spezzare nelle mani di un peccatore: quale maggiore umiltà?

In Inglese, lingua abbastanza concreta - meno adatta del Latino ad esprimere concetti astratti, la preghiera che il prete dice sottovoce è "May this mingling of the Body and Blood of our Lord Jesus Christ bring eternal life to us who receive it", che potrebbe essere tradotto: "Possa questo miscuglio del corpo e sangue del nostro Signore Gesù Cristo portare salvezza eterna a noi che lo riceviamo".

Secondo alcuni autori il "miscuglio" (lo diciamo con infinito rispetto) della Carne e del Sangue di Dio, nel calice, sono l'espressione del dono totale: cosa poteva fare di più il Signore?

I nostri fratelli Ortodossi evidenziano questo elemento, ricevendo un po' di questo "miscuglio" sulla lingua: il sacerdote lo dona ai fedeli attraverso un cucchiaino, che contiene pane e vino mescolati insieme.

Ci sono anche altre interpretazioni spirituali, tutte molto belle, sulla fractio panis.

Oggi, festa del Corpus Domini, vi propongo di evidenziare questo segno: osservatelo con attenzione: cosa vi dice?

"Lo spezzò" è un verbo che ricorre in tutti i racconti dell'istituzione dell'Eucaristia, come anche nei racconti della moltiplicazione dei pani e in quello dei discepoli di Emmaus. I verbi sono sempre quei famosi quattro: prese, benedisse, spezzò, diede. Sono sempre nella stessa identica sequenza.

Li abbiamo sentiti pronunciare tante volte: forse ci abbiamo fatto perfino l'abitudine.

Se Gesù accetta di essere sminuzzato senza resistenze per amore nostro, accetta di essere spezzato per umiltà, di diventare tanti frammenti per raggiungere tante persone... I significati spirituali sono tanti. Cosa possiamo imparare da Lui?

Forse anche noi dobbiamo farci alcune domande: cosa significa per me accettare di distribuire me stesso, non ribellarmi nei momenti in cui mi pare di essere spezzato dal Padre, accogliere veramente l'invito a donarmi?

Gesù sapeva benissimo di essere stato tradito. Non si ribella alle sofferenze e umiliazioni che dovrà subire, ma ne fa occasione di un dono completo di se stesso. L'elemento di rottura (tradimento, mancanza di lealtà, inganno, ingiustizia e morte) lui lo trasforma volontariamente in elemento di alleanza.

Questa è la grande trasformazione su cui vorrei richiamare la vostra attenzione oggi: una trasformazione straordinaria. Dobbiamo imparare e cercare di fare lo stesso.

Ricevendo la comunione anche noi riceviamo lo stesso dinamismo di amore di Gesù e dobbiamo sforzarci di fare quello che Lui ha fatto.

Uniti a lui trasformiamo tutto in amore. L'Eucaristia ci rende capaci di vincere in qualsiasi circostanza, con Cristo.

Questo è ciò che un grande studioso, P. Vanhoye, chiama accogliere l'Eucaristia in modo attivo e non passivo.

Che il Signore ci aiuti ad imitare nella vita quotidiana ciò che stiamo celebrando!

L'Eucaristia è stata prefigurata nella prima lettura, attraverso l'immagine di Melchisedek, re di quella che sarà la futura città della pace, Gerusalemme (Salem = pace).

L'Eucaristia è stata preparata da Gesù nell'episodio che abbiamo ascoltato nel Vangelo, la moltiplicazione dei pani; un gesto che, come quello di Melchisedek, era atto di carità per rifocillare persone stanche, ma anche sacrificio, atto sacro accompagnato dalla benedizione.

L'Eucaristia è stata finalmente celebrata da Gesù nell'ultima cena, come ci ha raccontato Paolo nella seconda lettura, sacrificio celebrato per la salvezza e la remissione dei peccati.

Tutto converge verso ciò che stiamo celebrando ora. È stato prefigurato in Melchisedek, preparato nella moltiplicazione dei pani, realizzato nell'ultima cena.

Questo dinamismo, che ci chiama in causa personalmente, nella nostra vocazione eucaristica, di diventare imitatori del Cristo spezzato per amore, è stato ben intuito da un profeta del nostro tempo.

P. Turoldo, nel ricordare Melchisedek, vede in trasparenza la realizzazione della prefigurazione: la pienezza di ciò che era stato solo velatamente annunciato. Le sue parole ci possono aiutare a riflettere personalmente e ciascuno potrà decidere, nel suo cuore, di dire il suo a Dio, a una vita eucaristica, fatta degli stessi gesti d'amore, della stessa capacità di perdono, della medesima disponibilità ad accogliere il disegno di Dio, che abbiamo contemplato in Cristo, e che oggi ripetiamo, riattualizzandola, in questa Messa.
Melchisedek: nessuno ha mai saputo di lui,
donde venisse, chi fosse suo padre.

Questo soltanto sappiamo: che era il sacerdote del Dio altissimo.
Era la figura di un altro,
l'atteso, il solo re che ci liberi e salvi.
Un re che preghi per l'uomo e lo ami,
un re che vada a morire per gli altri;
uno che si offra nel pane e nel vino
si lasci spezzare per il Dio Altissimo in segno di grazie:
il pane e il vino di uomini liberi,
dietro Abramo da sempre in cammino".


SECONDO COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di Mons. Remo Bonola

Introduzione. La Chiesa oggi celebra in modo più solenne l'Eucaristia come "Memoriale" della Pasqua del Signore, destinato a ricordarci la presenza viva in mezzo a noi di Cristo Risorto, e a stimolarci a non dimenticare i bisogni materiali e spirituali nostri e degli altri.
1. L'Eucaristia "memoriale" della Pasqua del Signore.

"Questo è il mio Corpo che è per voi, fate questo in memoria di Me [...] Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di Me". (2ª lettura)

1. L'Eucaristia è "memoriale" nel senso che ogni volta che si celebra, non ricorda, ma fa rivivere al presente un evento del passato, per cui il "memoriale" rende realmente presente il Corpo e il Sangue di Cristo. (cfr. tutti i miracoli eucaristici nella storia: Torino, Siena, Lanciano, Bolsena giugno 1264; in seguito a quest'ultimo, il Papa Urbano IV che risiedeva ad Orvieto con la Bolla "Transiturus" del 19 giugno 1264, istituì per tutta la Chiesa la festa del Corpus Domini.

2. L'Eucaristia è "memoriale" nel senso che ripresenta con efficacia istantanea i frutti della Pasqua del Signore; frutti verso i quali nessuno può restare indifferente o non interessato.

Riflessione. S. Agostino ricorda che i suoi fedeli d'Africa avevano una bella ed espressiva parola per indicare l'Eucaristia, la chiamavano "VITA". Andiamo "alla VITA" dicevano, e dinanzi alla "VITA" chi può restare indifferente o non interessato?

1. L'Eucaristia = Presenza viva di Cristo Risorto in mezzo a noi.

E' una "Presenza" quella del Signore che può piegare perfino il potere politico nel riconoscere e nell'ammettere, la grandezza e la potenza del potere sacerdotale. ( E'strano come nella storia chiunque si sia messo contro il potere del sacerdozio abbia avuto qualche guaio umanamente inspiegabile; cfr Giuliano l'Apostata, Napoleone etc).

L'episodio di Abramo che offre al sacerdote Melchisedek pane e vino è quanto mai significativo.

S. Luigi re di Francia ogni mattina partecipava alla S. Messa in ginocchio sul nudo pavimento. A chi gli obiettava che la sua era un'esagerazione fuori posto, rispondeva:< Nella Messa è Dio stesso che si immola per noi, e quando Dio si immola, anche i re si inginocchiano>.

L'Eucaristia dunque è la Presenza viva del Risorto che manifesta un duplice scopo, quello di:

1. Ricordarci che il Signore è sempre accanto a noi come fedele e sicuro compagno di viaggio nella vita.

2. Assicurarci che solo Lui può essere il vero cibo e la vera bevanda che può estinguere ogni fame e ogni sete.

Riflessione. Il S. Curato D'Ars ad alcuni giornalisti venuti ad intervistarlo, diceva:< Fate un po' più di rumore alla porta del Tabernacolo e un po' meno sui vostri giornali, e il mondo andrà meglio>.

1. L'Eucaristia è la Presenza viva che ci spinge ad uscir fuori dal guscio dell'individualismo e dell'indifferenza.
" Dategli voi stessi da mangiare!" (3ª lettura).

E'un imperativo categorico con il quale il Signore vuole farci capire, che "Il suo Corpo e il suo Sangue" è una medicina portentosa che:

a. Mentre sgretolai capisaldi dell'individualismo e dell'indifferenza, allo stesso tempo costruisce l'unione, la concordia, la pace.

b. Contiene una forte carica sociale nel senso che ci costringe:

1. A non pretendere da Dio la soluzione miracolistica dei nostri problemi;

2. Ma anche a rimboccarci le mani, per andare incontro ai bisogni materiali, spirituali, sociali e culturali degli altri.

Perciò l'Eucaristia ha la capacità di creare rapporti interpersonali più solidali, sereni e costruttivi verso tutti. " Il Pane che Io vi darò - dice il Signore - è la mia carne per la vita del mondo". (Gv. 6,51)

Conclusione. Per capire la profondità della festa odierna, non ci sono parole più appropriate di queste: " Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con Me". (Ap. 3,21).

 

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