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TESTO Un Dio che si mette in gioco

don Alberto Brignoli  

Santissima Trinità (Anno C) (26/05/2013)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

"Giocavo davanti a lui...giocavo sul globo terrestre". Se fosse un adulto che, ricordando la sua esperienza da bambino, scrivesse un romanzo della propria vita utilizzando queste parole (tratte dalla Liturgia della Parola di oggi) non credo ci troveremmo nulla di strano. Ma chi parla così, è la Sapienza di Dio, quella Sapienza che è Dio, che ne è la personificazione, e nella quale per noi cristiani non è difficile leggere il mistero dell'Incarnazione. E allora è bello, e molto affascinante, pensare al Figlio di Dio che, come ogni bambino, "gioca" con il proprio papà, e ne diviene la sua gioia, la sua delizia.

Ma forse, in questa solennità nella quale siamo chiamati a contemplare il Mistero stesso di Dio, questo "gioco" vuole dire a tutti noi qualcosa di più. Dio "gioca sul globo terrestre", e questo termine sembra suscitare un certo imbarazzo, perché - con tutta onestà - non pare proprio essere qualcosa che si addica alla descrizione o all'approfondimento del Mistero di Dio. Quando pensiamo a Dio, certamente ci lasciamo ispirare da ben altre immagini e da ben altre suggestioni: pensiamo alla sua assoluta Trascendenza, al suo essere totalmente "altro da noi"; oppure - per noi che professiamo una fede - alla sua Rivelazione, alla sua presenza nella storia dell'umanità; o ancora, a quella domanda fondamentale sul Senso dell'esistenza che spesso rivolgiamo a lui in maniera più o meno esplicita e rispetto alla quale speriamo di ottenere una risposta, se non soddisfacente, quanto meno adeguata alla nostra ricerca.

Di certo, non ci viene da pensare al "giocare di Dio con noi"; ci pare perlomeno irriverente pensare a Dio come a qualcuno che gioca con noi o che rispetto a noi ha un modo di attuare che rimandi al gioco, o ancor peggio al "farsi gioco". Poi però rileggiamo la nostra esperienza di Dio e se siamo onesti credo che - almeno qualche volta - ci sia capitato di entrare "in gioco con Dio". Senza ombra di dubbio, lui ci ha chiesto di metterci in gioco, di non rimanere indifferenti di fronte a lui, di scoprire le nostre carte. Lui lo fa da sempre, "dall'eternità", come sapienza increata e che crea, come intelligenza che muove il mondo, come amore che dirige il sole, la luna, le stelle e tutto il Creato.

È questo " mettere in movimento", il suo gioco preferito. È questo "mettere in gioco" tutto ciò che ha creato, che fa di noi e di tutto ciò che ci circonda, oggetto della sua delizia o - se lo vogliamo esplicitare - del suo amore. Dio non si è mai rivelato all'uomo come immobilità o staticità, cosa che magari all'uomo farebbe pure piacere: è più comodo un Dio fermo, statuario, da prendere e da appoggiare come un suppellettile magari anche tra le cose più care della nostra vita e da rispolverare e adorare al bisogno, purché poi ci lasci tranquilli e statici, a fare le cose che abbiamo in mente, e che lui possibilmente deve benedire e fare andare bene... No, Dio non è così...perlomeno, il Dio di Gesù Cristo che a noi si è rivelato.

Dio ha iniziato da subito a "giocare con noi" e a far sì che ci mettessimo in gioco pure noi, che dicessimo la nostra, che facessimo le nostre mosse, non determinanti, non risolutive, non vincenti, ma certamente necessarie. Lui si è messo in gioco più di una volta, non solo come Sapienza che si diletta delle sue cose e crea, fa e disfa l'Universo e il creato a suo piacere, a sua immagine e somiglianza; ma anche, e soprattutto, come Dio della Storia implicato nelle complicate e affascinanti vicende umane, come parte di quel gioco della vita che spesso è un gioco tragico e drammatico, dove si spara un colpo e potrebbe essere l'ultimo, ma dove pure - se vinci - vinci più di quanto hai potuto scommettere.

Sì, il gioco di Dio con l'umanità non è sempre un gioco piacevole, al punto che a volte ci sentiamo come se lui si prendesse gioco di noi, come se noi fossimo la posta in palio, come se fossimo i birilli di un giocoliere sbattuti dove lui vuole, con le traiettorie che lui vuole, secondo dinamiche che a noi, proprio, non è dato di conoscere neppure minimamente.

Eppure, questo giocare di Dio con noi è stato la nostra fortuna, perché quando ci ha visto in difficoltà serie, schiacciati dal nostro limite e dalla nostra incapacità a essere a sua immagine e somiglianza, ha giocato una carta vincente, e ha fatto vincere pure noi. Il Figlio (per rimanere nella metafora forse un po' irrispettosa, ma oggi così biblica, del gioco) è stato l'asso nella manica di Dio; con la sua morte e risurrezione è stata la sua mossa vincente sulla nostra morte, fino ad allora priva di risurrezione.

E non è finita lì, perché non era sufficiente che Dio vincesse una sola partita con la morte una volta per tutte. Ha pensato che se si gioca, si gioca bene, e si porta il gioco fino in fondo, con le caratteristiche di eternità con le quali il gioco è nato. È comodo vincere facile, a tutti piacerebbe vincere facile... ma non basta, l'agguato della sconfitta è sempre dietro l'angolo, ci serve imparare le mosse, ci serve di capire come e perché Dio ha sconfitto la morte, ci serve capire come, nel prosieguo della storia e della vita di ogni giorno, la sua vittoria diventa la vittoria di ognuno di noi, dell'umanità, della storia intera. Ci vorrebbe davvero qualcuno di forte che ci permettesse di portare a termine questa vittoria al gioco di Dio ogni volta che iniziamo una nuova partita. La scorsa domenica, Qualcuno di forte nel mondo è arrivato sul serio: se l'abbiamo accolto nel nostro cuore, lui sì, ci insegnerà ogni mossa vincente, anche e soprattutto quando la vita - come in questo lungo, estenuante e faticoso periodo di crisi profonda del nostro umanesimo e della nostra società - pare toglierci ogni possibilità di vittoria.

Dio gioca da sempre con l'umanità; vince una partita impossibile, ci insegna a farlo nella vita di ogni giorno, e per l'eternità: detto così non sarà dogmatico, sarà un poco "scherzoso", forse, come ogni gioco, ma a me il Mistero del Dio Trino e Unico, oggi, piace pensarlo, viverlo e testimoniarlo così.

 

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