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TESTO L'amore non fa nessun male al prossimo

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/09/2002)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

La liturgia della Parola di oggi ci invita ad un esercizio di carità molto delicato: la correzione fraterna. Nell'Antico Testamento il Profeta era costituito da Dio come "sentinella" per il popolo. Il Profeta aveva il compito di ammonire gli israeliti circa l'empietà commessa. E' un continuo richiamo alla fedeltà dell'alleanza, all'osservanza della legge, al correggere chi percorreva strade idolatre.

Con l'annuncio della Buona Novella ogni discepolo del Signore, in virtù del battesimo, può e deve esercitare l'azione profetica di "sentinella". Se alla domanda che Gesù rivolgeva anche a noi due domeniche fa: "chi sono io per te" abbiamo risposto con una chiara professione di fede ed abbiamo capito che per seguirlo bisogna rinnegare noi stessi, allora possiamo esercitare la carità fraterna.

Dicevo all'inizio che è un esercizio molto delicato in quanto prima di correggere l'altro dobbiamo sempre mettere in discussione noi stessi, rivestirci di umiltà e moderazione.

Bisogna partire dal principio di guadagnare l'altro e non perderlo. La nostra azione dev'essere preceduta dalla preghiera, chiedere al Signore che crei quelle occasioni di carità tali da portare frutto e che ci faccia entrare nella beatitudine dell'essere operatori di pace.

Poi, operando con pazienza e disinteresse, si può agire.

Bisogna considerare l'altro aspetto della correzione fraterna: il lasciarsi correggere.

Chi ha bisogno di correzione può trovare nel prossimo, oltre che nella propria coscienza, un valido richiamo alla fedeltà. E trova il perdono nella riscoperta della misericordia di Dio in atto nel sacramento della Penitenza. Anche la comunità, radunata per celebrare l'Eucarestia, diventa strumento della misericordia del Signore quando accoglie la pecorella smarrita e non giudica chi ritorna pentito nella casa del Padre. Anzi fa festa, si rallegra perché ha ritrovato un fratello che si era perso e partecipa alla gioia del Padre che è nei cieli.

 

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