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padre Gian Franco Scarpitta  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/07/2004)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

La scorsa domenica ci eravamo lasciati con l'invito di Gesù a "farci prossimi" dei nostri fratelli, cioè ad avere amore e apertura nei loro confronti in tutte le circostanze, specialmente quelle più difficili. Procedendo un po' oltre, noteremo adesso che questo si rende ancora più necessario quando prendiamo coscienza del fatto che nella persona del nostro fratello VI E' L0 STESSO SIGNORE GESU' CRISTO e pertanto nella misura in cui si nutre amore verso gli altri ci si apre allo stesso Signore.

Nelle sue Epistole l'apostolo Giovanni lo dice categoricamente: "Come puoi tu dire di amare Dio che non vedi, quando odi (o non ami) il tuo fratello che vedi?" e con forza sottolinea che l'amore verso Dio si rende concreto ed effettivo nel trattare amorevolmente gli altri, senza fare discriminazioni o preferenze di sortai, ad eccezione dei poveri e dei bisognosi.

Dei poveri e dei bisognosi, esatto. Essi sono sempre stati oggetto della predilezione di Dio nella Scrittura, se consideriamo come Dio avesse a cuore i suoi "anawim", i poveri che riponevano ogni speranza materiale nel Signore. Tuttavia questo non deve indurci a pensare che l'amore cristianamente inteso debba consistere nelle sole opere di bene esercitate in circostanze straordinarie; al contrario, esso assume molta più consistenza ed efficacia quando lo si può intravedere già nelle minime esperienze: come diceva lo stesso Gesù, l'amore può essere reale e credibile anche in un solo bicchiere di acqua dato a chi ha sete e questo lascia intendere che atto di amore potrebbe essere una qualsiasi attenzione esercitata con interesse nei confronti degli altri, quale un sorriso, una parola di incoraggiamento a chi è afflitto, un consiglio, un'esortazione, un favore fatto ad un amico che ne abbia bisogno (quando il bisogno è sincero!) e perfino una semplice indicazione al passante che ti ferma per la strada per chiederti dov'è Via dei Ciclamini...

Sebbene quanto abbiamo appena affermato non necessita di ulteriori commenti esplicativi, ci piace a mo' di esempio raccontare un piccolo aneddoto relativo all'amore caritatevole sincero: un uomo camminando per la strada incontra un povero che gli tende la mano chiedendogli l'elemosina; egli allora si fermò, frugò per tutte le sue tasche con attenzione e premura, trovando solamente il fazzoletto, l'orologio a catenina null'altro. Allora si rivolse al povero che intanto lo stava osservando ed esclamò calmo: "Mi dispiace, non ho nulla che possa darti". L'altro continuò a mirarlo, gli sorrise e rispose: "Non importa fratello, anche questa è una carità" E detto questo si allontanò pieno di contentezza mentre lui rifletteva: "Io stesso ho ricevuto carità da quel fratello". Ciò allude al fatto che l'amore al prossimo lo si può esternare anche qualora non si abbiano mezzi per un aiuto materiale e si debba porre un diniego: un conto è dire "no" con freddezza, apatia e disinteresse, altro è dirlo mostrano interesse e propensione verso chi ha bisogno....

In una parola, l'amore prima ancora che nelle azioni e nelle opere (che non sono da escludersi) è questione di QUALITA', quella che deve premettere e fondare qualsiasi gesto di elemosina o donazione concreta, che qualifica il nostro "essere" uomini d'amore e per la quale Paolo ammoniva i Corinzi " Se anche dessi tutte le mie sostanze e il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità sono come un cembalo che tintinna". In altri termini è l'amore che scaturisce dall'ascolto della Parola di Dio.

Tutto questo riassume quanto inizialmente si affermava: l'amore sincero e qualitativo si esercita nella convinzione che il suo destinatario è sempre il Signore, non importa sotto quali vestigia Egli si presenti. Ma stando così le cose, (appunto) non basta che si usi amore nelle sole opere effettive; occorre che queste siano animate da uno spirito di zelo e di premura che realizzi la carità effettiva, l'ESSERE persone d'amore prima ancora che l'agire... in una parola che tali opere siano esplicative della nostra fede nel Signore.

Ed eccoci alle letture di oggi che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, abbiamo appena commentato indirettamente: nella Prima di esse Abramo si prodiga con sollecitudine nell'accogliere i tre forestieri e il suo zelo è animato dalla fede nell'amore di Dio da destinarsi al prossimo; come dirà poi la Lettera agli Ebrei, Egli non si rende neppure conto che a tutti gli effetti sta accogliendo il Signore che viene in incognito con i suoi angeli, tuttavia nel fare questa opera di accoglienza è animato dalla certezza di fare la carità con gli intendimenti di QUALITA' voluti dal Signore.

Riguardo poi a questa "qualità" non rimane che osservare la pagina del Vangelo: Gesù è ospite a casa di Marta e di Maria; la prima sta lavorando nel disbrigo delle faccende domestica, l'altra si sta preoccupando di ascoltare la Parola del Signore.... Che cosa vuol intendere Gesù con quella risposta alle obiezioni di Marta ("Marta, Marta...")? Non vuole affatto affermare che lui non stia apprezzando la laboriosa opera culinaria che sta svolgendo a suo favore, ma che questa, come tutte le altre opere di bene va' svolta non senza che si sia scelta la "parte migliore", quella che appunto... qualifica ogni nostra azione, ovvero la Parola di Dio. E la si definisce "parte migliore" perché costituisce la "ragion d'essere", nonché il "fondamento" e l'"imput" delle attività e opere cristiane, qualificandoci persone di amore già prima ancora che ci mettiamo all'opera.

 

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