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TESTO La grazia di stato

padre Gian Franco Scarpitta  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/07/2004)

Vangelo: Lc 10,1-12 .17-20 (forma breve: Lc 10,1-9) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Capita non di rado nell'ambito della consacrazione religiosa di imbattersi in determinate circostanze di paura, insicurezza e titubanza di fronte a certe mansioni o uffici che improvvisamente giungono affidate da parte di ordini superiori e per le quali non ci si sente all'altezza o non si è sicuri di possedere la sufficiente esperienza o capacità per poterle condurre a termine; anche il sottoscritto si è trovato più di una volta in codeste situazioni imbarazzanti dalle quali tuttavia (finora) è sempre venuto fuori, specialmente per il fatto che non ci manca la consolazione della "grazia di stato", cioè di quella grazia che ci viene conferita al momento della consacrazione religiosa e dell'Ordinazione presbiterale, mediante la quale il Signore ci ha resi partecipi della Sua missione salvifica e ci assiste continuamente in tutte quelle mansioni di apostolato che Lui stesso, nella persona dei Superiori, ci affida di volta in volta per tutto il nostro itinerario di vita consacrata. Non importa quali siano le nostre personali caratteristiche o le reali inclinazioni o capacità: giacché è stato Lui stesso a conferirci quel determinato compito, in virtù di codesta "grazia" non mancherà mai di orientarci al meglio, sostenendoci in tutte le avversità e conducendoci verso le opportune soluzioni degli immancabili problemi o imprevisti; del resto è sempre vero che quando il Signore chiama ad una determinata missione non manca mai di dare all'eletto i mezzi necessari per poterla portare a termine ed è per questo che ci si sente incoraggiati, sostenuti e sorretti. Certo, la grazia di stato non corrisponde ad un incantesimo o ad un gratuito intervento miracolistico sovrannaturale; ad essa occorre che si corrisponda con la buona volontà e la rettitudine di intenti, ma la coscienza di averla ricevuta incute coraggio e vince tutte le apprensioni: è il Signore stesso che agisce.

Ed è per questo che Gesù affida ai suoi discepoli una missione priva di garanzie terrene e di comodità materiali, con l'aggiunta di un avvertimento tutt'altro che incoraggiante: "Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi"; non già perché si voglia divertire a vedere i suoi eletti soccombere alla prova e alla persecuzione, ma perché sarà LUI STESSO la garanzia sufficiente per l'andamento e il successo della loro attività missionaria: li ammonisce che non portino bisaccia, né bastone, né sandali perché loro unica sicurezza materiale sarà la Provvidenza divina nelle vestigia di coloro nella cui casa verranno accolti, il che si verificherà certamente e dovranno riconoscerlo come ricompensa da parte del Signore; li avverte della possibilità del disprezzo e del rifiuto da parte degli altri, e in tale circostanza si premura di istruirli su quale debba essere il loro atteggiamento: ("Scuotete la polvere dai vostri calzari...") giacché a loro non necessariamente è richiesto il successo a tutti i costi, ma piuttosto l'impegno e lo zelo missionario indipendentemente dai frutti, s soprattutto giacché i risultati non spettano a loro ma allo stesso Gesù che li sta mandando; li esorta a curare i malati che incontreranno affinché ad essi venga annunciato il Regno di Dio, perché lo scopo della guarigione è appunto quello dell'annuncio dell'amore del Padre; così come a Dio Padre spetterà alla fine dei tempi il giudizio sulle città che essi stessi sono tenuti ad annunciare nella loro opera missionaria.... In tutte queste raccomandazioni come si può facilmente notare si riscontra sotto parecchi aspetti un solo comune denominatore: Dio. Questi compare infatti ora come protagonista, ora come oggetto di annuncio, ora come sotto vari aspetti. Nulla di strano pertanto se è Lui stesso ad agire nella persona dei settantadue discepoli provvedendo al tutto e per tutto affinché essi possano lavorare efficacemente e con assoluta tranquillità.

Tanto più che, se consideriamo il numero stesso di 72 (discepoli) messo a confronto con Genesi 10 (72 popoli) noteremo che esso rappresenta l'universalità delle nazioni a cui è rivolto il Vangelo e che quindi è volontà di Dio che la sua Parola venga comunicata a tutte le nazioni.

Inoltre, soffermiamoci un istante sulla dicotomia "agnelli-lupi"; essa è abbastanza cruda giacché sottolinea l'asprezza e la durezza della missione che comporta rischi e pericoli e il paragone è eloquente di per se stesso. Qualche esegeta nota però che in Isaia i lupi e gli agnelli saranno destinati a vivere insieme in paradiso e tutto un linguaggio simbolico attesta lo stato di pace definitiva nel Regno di Dio attraverso la coincidenza di simili specie animali (la pantera accanto al capretto, ecc); ciò vuol dire che gli agnelli e i lupi, ora sinonimo di pericolo e di contrasto, simboleggiano allo stesso tempo lo scopo della missione e cioè lo stato di pace voluto dal Regno di Dio. E questo vuole il Signore che a maggior ragione sosterrà i suoi discepoli nel mandato missionario: non mancherà di mostrarsi loro provvidente facendo loro incontrare ogni cosa e soddisfacendo tutte le loro esigenze materiali e spirituali, sicché essi pur non avendo certezze umane e terrene potranno confidare nell'ausilio di Dio e quello basta.

Dio incoraggia e sostiene i suoi missionari in qualsiasi epoca e qualunque sia il genere di lavoro missionario; Se inizialmente parlavamo di "grazia di stato" clericale o religiosa, ciò non voleva affatto smentire che anche i semplici battezzati posseggano una "grazia" per la quale sono rivestiti del "sacerdozio battesimale" che li rende missionari ciascuno nella sua dimensione. Ed è per questo che i concetti appena esposti hanno rilevanza anche per loro, partecipi già come cristiani della missione del Cristo; noi tutti non si deve soccombere alla paura e al senso di incapacità.

Beh si, in fondo incapaci lo siamo tutti e tutti siamo privi dei requisiti validi ogni opera, ma proprio questo ci rende consapevoli che la competenza e le qualità non sono di nostra scaturigine ma di provenienza divina; tale convinzione non può che mantenerci nell'umiltà e disporci a lavorare in vista di Dio e del suo Regno.

 

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