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TESTO Confini: nube, terra, cuore

don Luciano Cantini  

Ascensione del Signore (Anno C) (12/05/2013)

Brano biblico: At 1,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Regno di Dio

Il libro degli Atti degli Apostoli inizia collegandosi al primo racconto con un sommario di estrema sintesi ma non meno significativo: nel tempo (dagli inizi all'assunzione), nei contenuti (i fatti egli insegnamenti), nelle aspettative (disposizioni agli apostoli), nella profondità (Spirito Santo). Tutto nella prospettiva del Regno di Dio.

Già ci sarebbe da domandarci quanto reale sia questa prospettiva del Regno di Dio nelle nostre comunità cristiane; quanto sia limitata da visioni parziali, settoriali, immediate; o peggio ancora quanto la prospettiva del Regno di Dio sia bloccata dalle prospettive dei regni degli uomini. Non ci dovrebbe sfuggire come nel primo testamento sia evidente il consolidarsi ed il sopravvento del potere sacerdotale e politico, reso forte dalle tradizioni, con tutte le deviazioni che Gesù combatte a più riprese (Lc 11,42), anche con violenza (cfr Lc 19,46), fino a subirne la condanna a morte.

Ricostituirai

Con grande delicatezza Luca riporta l'ultimo colloquio tra Gesù e i suoi: senza particolari sottolineature si racconta la distanza di tempo, contenuti, aspettative, profondità e prospettiva tra il Signore e i discepoli. La visione dei discepoli è immediata e concreta, la loro attesa è giunta al termine. Quello che sconcerta di più non è il bisogno di chiudere adesso la loro esperienza e le loro attese, quanto l'oggetto della attesa e della speranza racchiuso in due parole: la ricostruzione che rimanda al passato di ciò che ormai non è più e il regno per Israele che rimanda alla prospettiva umana dei poteri.

Eppure c'è una nostalgia latente, quasi un desiderio di archeologia religiosa, anche nelle nostre chiese preoccupate più a mantenere le proprie istituzioni, le strutture, le tradizioni... o addirittura a ricostruire esperienze, liturgie, forme che appartengono ormai al passato.

Riceverete la forza

Gesù non si sgomenta, si fida del Padre e della forza dello Spirito Santo; sarà lui a guidare quegli uomini, a offrire loro lo sguardo dritto: il potere religioso diventa testimonianza e l'Israele diventa i confini della terra.

I confini non sono solo quelli naturali tra la terra e il mare, ci sono confini artificiali, ipotetici, culturali. Raggiungere i confini chiede una presa di coscienza, un atto di coraggio, il superamento di un limite, ma anche la consapevolezza che al di là di ogni confine ce n'è sempre un altro e che ogni confine non è mai completamente superato, anche perché i confini veri li abbiamo dentro. Un confine, oltre che un limite è l'orizzonte delle proprie capacità e della propria fantasia, l'orizzonte di una società vicina che diventa prossimo e ha imparato il rispetto e la solidarietà. È la periferia che Papa Francesco continuamente richiama. È l'orizzonte verso cui guardare con desiderio e speranza.

Uomini di Galilea

Mentre tentavano di guardare oltre la nube ecco due uomini in bianche vesti. Già i discepoli avevano incontrato quegli uomini davanti alla tomba vuota: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto(Lc 24,5-6). C'è da domandarci perché cerchiamo il Signore nei luoghi sbagliati, nell'alto dei cieli o nel chiuso di tombe vuote; tra le nuvole dell'incenso o sotto le architetture preziose delle cupole.

Quegli uomini in bianche vesti richiamano ai discepoli la loro natura di uomini e la loro origine della Galilea delle genti: uomini per gli uomini, dalla periferia d'Israele ai confini della terra.

 

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