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TESTO Commento su Gv 14,23-29

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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (05/05/2013)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Mentre gli ebrei attendevano la comparsa spettacolare del profeta escatologico che si sarebbe manifestato davanti a tutti come il re d'Israele vittorioso contro i dominatori pagani, Gesù dice ai suoi amici che la sua venuta, insieme al Padre, sarà nel cuore dei credenti, resi così tempio di Dio. La sua non è un'apparizione o una visione, ma una vera esperienza interiore. Gesù tornerà da coloro che lo amano concretamente e abiterà per sempre nel loro cuore, assieme al Padre e allo Spirito della verità. È un'azione divina prima di essere un'esperienza dell'uomo. Gli antichi segni della presenza di Dio in mezzo al popolo - la tenda, la nube, il tempio di Gerusalemme - ora sono nel cuore e nella vita dell'uomo. Se Gesù era "tra noi", ora, con lo Spirito, è "in noi".

Il Padre ha mandato Gesù e sua è la parola rivelata, parola di Dio. Perché possa penetrare nel cuore è necessario lo Spirito. Anche lo Spirito Santo è maestro di fede ai credenti, ricordando loro le parole del Maestro.

Non si deve essere tristi. Gesù va al Padre, fonte della vita, della storia e della salvezza. Stanno per compiersi i fatti finali della vita terrena di Gesù. Con la sua esaltazione-resurrezione, il demonio è sconfitto e condannato. Col suo sacrificio Gesù dimostra il suo amore per il Padre, perciò la "sconfitta" della croce è solo la vittoria effimera del principe di questo mondo.

Lo Spirito consola perché insegna e ricorda "tutte le cose". Non è solo un recupero di memoria, ma l'energia della Parola nella vicenda umana, capace di portarvi "sapienza", che è molto di più della sola "cultura". Di questa si nutre la pace di Cristo che non è "stare in pace", senza conflitti, ma è comunione e amore, pienezza di vita. È pace tra cielo e terra, tra Dio e noi, tra l'umanità e il cosmo.

Gesù esige la gioia, perché nasce dall'amore e dall'esperienza della sua pace che non è quella "imperiale" ed egemonica imposta da un esercito che ha sbaragliato altri eserciti. La sua pace è la pienezza della presenza e dell'amore del Figlio di Dio nella nostra vicenda. È possibilità di vivere fin da ora una vita nuova. Tutto fatto nuovo. Persino la morte può essere grembo di Vita.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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