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TESTO Due o tre nel mio nome!

don Roberto Rossi  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/09/2002)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Ci sono nel vangelo di oggi due affermazioni fortissime che danno senso ai vari brani della Parola di Dio della liturgia.

Dice Gesù: "Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà". Per esperienza personale, quando ho qualche preoccupazione o voglio pregare per qualcuno o per qualche intenzione che mi sta molto a cuore, vorrei pregare con molta fede, perché Gesù dice: "Qualunque cosa chiederete con fede, la otterrete", ma avverto tutta la mia piccolezza, la mia fragilità, la mia fatica nella fede. Allora mi rivolgo a qualcuno, lo invito a pregare con me e per le intenzioni che porto nel cuore, cerco di mettere in pratica ciò che Gesù ci indica "se due vi mettete d'accordo per chiedere". Questo mi viene spontaneo farlo con tante persone: amici, giovani, bambini, ammalati, con la comunità raccolta nella messa domenicale; molte volte mi metto in contatto con le Suore di clausura o con altri consacrati e, come dicevo, soprattutto coi bambini e i malati. Tutto questo dà molto conforto, forza, speranza. Mi pare di poter affermare che tante volte ho sperimentato che quello che Gesù ha promesso si è realizzato. Davvero il Signore ascolta la preghiera fatta con perseveranza, nella carità e nella concordia.

Penso allora come è importante vivere con questa fede e questa unità dei cuori la preghiera dei fedeli che facciamo in ogni messa. E' un accordarsi con tanti fratelli e con Gesù stesso per affidare al cuore di Dio ogni nostra preghiera, le nostre necessità, l'intercessione per quanti vogliamo raccomandare alla sua potenza e alla sua grazia. Non deve ridursi ad una semplice lettura, ripetitiva, di formule astratte e fatte con poca convinzione.

Perché Gesù assicura che la preghiera "concorde" viene ascoltata?

Perché è fatta nella carità, nell'amore, nel perdono, nella comprensione, nella condivisione, in quell'amore che è capace di dare la vita per la persona amata. Gesù ci indica una preghiera vissuta nell'amore, non nell'individualismo, nell'illusione di un proprio raccoglimento. Bisogna sempre unirsi agli altri. Non per niente la Messa è l'unità del Corpo di Cristo che è la Chiesa. E la preghiera personale, l'adorazione silenziosa, la contemplazione? Sono molto necessarie per divenire capaci di amare, di unirci agli altri, di percepire che ogni atto di amore al Signore è vero se è nello stesso tempo amore concreto ai fratelli.

Ma soprattutto il motivo per cui la preghiera "concorde" è ascoltata è perché Gesù stesso è in mezzo a noi, il suo Spirito d'amore prega con gemiti inesprimibili.

"Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro". Dov'è Gesù, dove lo incontriamo, dove facciamo esperienza di Lui, dove troviamo la sua grazia di salvezza? Quando siamo riuniti nel suo Nome, nel suo amore, Lui è in mezzo a noi, con noi, per noi. Chiara Lubich usa questa espressione: "Gesù in mezzo"

Cristo, vivente nei cieli, Cristo presente nell'Eucarestia e nella Parola, Cristo presente nel prossimo bisognoso è presente e operante in mezzo a noi, "riuniti nel suo nome", nella comunione fraterna, nella comunità cristiana.

Quale miracolo di grazia, di forza, di potenza è la presenza di Cristo con noi!

Quale poca attenzione facciamo a questo! Forse quanti peccati abbiamo contro la unità dei cuori, contro la presenza di Cristo in mezzo a noi!

In genere c'è fra di noi un rapporto semplicemente umano, terreno, secondo tutte le sensazioni istintive di simpatia, antipatia, interesse, indifferenza, giudizi Ora noi siamo chiamati a costruire relazioni di tipo spirituale, divino: non è una cosa da niente, non si scherza c'è Gesù, il Signore in mezzo a noi. Siamo chiamati a costruire una santità dei rapporti. E questo è un compito veramente grande e importante.

In questo spirito comprendiamo bene i richiami di S. Paolo all'amore vicendevole: "Non abbiate alcun debito con nessuno se non quello di un amore vicendevole. Tutti i comandamenti si riassumono nelle parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della vita è l'amore".

Comprendiamo pure l'invito del testo di Ezechiele e del vangelo alla correzione fraterna, alla responsabilità che abbiamo per il bene e la salvezza degli altri.

 

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