TESTO Se corrisponde al divino volere
padre Gian Franco Scarpitta Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense
XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (27/06/2004)
Vangelo: Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.
57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
In tutti nostri interventi l'argomento vocazione è stato preso in considerazione più di una volta, e in tutte le occasioni in cui vi si è riflettuto si è giunti alla conclusione con cognizione di causa che nessun progetto nella nostra vita è possibile a realizzarsi se non corrisponde alla divina volontà. Oppure, potrebbe anche realizzarsi ma non tarderebbe a rivelarsi pernicioso per noi stessi compromettendo la serenità e la tranquillità della nostra vita poiché ci accorgeremmo di aver operato una scelta non confacente alle nostre reali inclinazioni o alle nostre competenze e compatibilità. In più non tarderemmo in questa condizione di mostrarci di aggravio anche per gli altri, giacché ogni posizione o attività si espleta anche a servizio del prossimo, vuoi nella comunità ecclesiale, vuoi nell'ambito sociale, vuoi nella vita di relazione comune.
Per fare un esempio, quando si sceglie di condividere la propria vita con una donna/uomo solo dopo un'esperienza di mero innamoramento o una conoscenza reciproca puramente sentimentalista e superficiale è evidente che la vita coniugale successiva rivelerà non poche disastrose conseguenze e la convivenza non mancherà di mostrare le sue insidie: poiché si è deliberato per una vita a due senza valutare appieno la reale consistenza della compatibilità dei nostri caratteri e la possibilità di poterci accettare nella buona e nella cattiva sorte, anche di fronte agli immancabili ostacoli e dissapori. In pratica, tutto si era fatto tranne che domandarsi, in definitiva, se il nostro matrimonio corrispondesse alla volontà di Dio. Non stiamo cambiando discorso: tutto quello che verte alla realizzazione del vero bene coincide con la volontà di Dio e la suddtta "compatibilità", da affinarsi con altri concetti appropriati, altro non è che la divina disposizione del nostro destino al meglio. Crediamoci o no, la nostra vita non è abandonata al caso,. ma tutto Dio a predisposto per il nostro bene.
Ed è pertanto chiaro e lapalissiano che il concetto di "vocazione" abbraccia tutti i campi, ivi compreso quello professionale e perfino quello relativo alle innumerevoli faccende del nostro quotidiano; occorre sempre domandarsi in tutti i casi quale sia il progetto di Dio su di me, non quale sia il progetto che IO mi prefiggo indipendentemente da tutto.
E il fatto che sia Dio a determinare il corso della nostra vita è cosa essenziale e conveniente; anzi potremmo dire che è per noi una fortuna avere la certezza che QUALCUNO vigili sulla nostra vita accompagnandoci e proponendosi a noi quale punto di riferimento per le nostre future scelte, perché dovendo decidere liberisticamente da noi stessi incapperemmo in parecchi errori, per il fatto che ciascuno di noi ha solo la presunzione di conoscere se stesso in profondità e aver chiari i propri pregi, difetti, caratteristiche... Ed è il caso di dire che in questo nostro mondo, a tutti i livelli, parecchie cose vanno a rotoli perché si scelgono dei progetti di vita per nulla confacenti alle nostre reali competenze; tante volte ci si illude che le cariche di prestigio possano assicurarci benessere e considerazione piena nel consorzio sociale ma nel raggiungere certi obiettivi forse poche volte ci si chiede se questi non riguardino per caso delle incombenze di estrema delicatezza e se noi saremmo all'altezza di soddisfarle. Con la conseguenza di una grossa confusione nei risultati che non manca di apportare malcontento sia in noi stessi che negli altri. La verità invece è che occorre che ci rendiamo conto che nessuno meglio di Dio ha conoscenza spiccata e profonda di noi: come Lui stesso affermava a Geremia Egli ci conosceva sin da prima che ci formassimo nel seno materno; ci erano note già le nostre vie e pertanto chi meglio di Lui può sapere dove realmente siamo orientati? Chi meglio di Lui può orientarci nel nostro destino?
In definitiva è questa la pedagogia delle pagine scritturali odierne, che ravvisano episodi di chiamata; se ci soffermiamo sulla pagina del vangelo, ci accorgeremo che vi è un primo interlocutore che si propone a Gesù: "Ti seguirò dovunque tu vada" al quale Questi risponde come si farebbe con un ingenuo che si illude della facilità di una determinata missione: "Guarda che non fa per te"= "Il Figlio dell'uomo non ha..."; quindi ve ne è un secondo al quale è Gesù stesso a rivolgere l'invito: "Seguimi" e a quest'ultimo fa' poi una raccomandazione di tutt'altra natura: "Se ti ho detto di seguirmi, devi rispondermi con decisione e fiducia, senza rimpianti". Una volta appurato infatti che un determinato disegno corrisponde al divino volere vi si deve rispondere con prontezza e categoricità, omettendo tutte quelle prerogative di rimpianto o di commiato che potrebbero distoglierti dalla realizzazione del progetto medesimo o dalla mancata perseveranza come nel caso del "congedarsi da casa", non impedito a Eliseo (I Lettura) ma ritenuto "pericoloso" da Gesù, in quanto suscettibile di ripensamento a proposito della missione. In parole povere, non che Gesù intenda vietarci di salutare i nostri parenti, ma semplicemente ci mette in guardia dal rischio che le remore umane possano allontanarci da lui e dai suoi progetti...