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TESTO Commento su Giovanni 14,23

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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (05/05/2013)

Vangelo: Gv 14,23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Gv 14,23

Come vivere questa Parola?
La parola, anche non verbale, è una finestra aperta sull'interiorità della persona, una porta spalancata che invita l'interlocutore ad entrare e a sostare in un dialogo che genera molto di più di una semplice condivisione, perché si tratta di mettere in comune ciò che si è nel più profondo del proprio essere, là dove nessuno può penetrare se la parola veritiera non schiude l'accesso. Per questo l'amicizia, che è una forma di consegna e di accoglienza reciproca, è imprescindibile dalla parola: l'amico "si dice" e nel dirsi attende di essere accolto per quello che è e non per quello che l'altro pensa di lui.
Anche per l'Amico Gesù la parola è il veicolo privilegiato per mettersi in comunione con coloro che egli stesso ha definito suoi amici, cioè con noi, con ciascuno di noi. Anzi, egli è "Parola", Il "Verbo" che svela il volto di Dio, perché nella sua persona il Padre "si dice", rivelando la sua vicinanza, il suo chinarsi sull'umana fragilità, il suo essere misericordia e amore infinito.
Accogliere la parola di Gesù, o meglio Gesù-Parola è, quindi, accogliere il Padre, la Trinità che viene così a prendere dimora in noi. È il nostro spalancare la porta perché Dio faccia irruzione e si assida da amico in casa nel segno della convivialità, come dice l'Apocalisse.
Ma allora l'ascolto della Parola non può esaurirsi in una audizione e neppure nel ridurre la Parola a norma a cui uniformare la vita: è una questione di relazioni che vengono a instaurarsi e che, nella misura in cui sono autentiche, toccano l'interiorità. Certo che anche il comportamento cambia, ma per una mozione interiore, un'esigenza che, in sintonia con la Sacra Scrittura, si può definire sponsale.
Liberami, Signore, dalla superficialità di un ascolto frettoloso e servile, che trasforma il dono della Parola in imposizione, e perde così la ricchezza di una relazione di amore che tu desideri intessere con me.
La voce di un testimone vescovo
La Tua acqua limpida non scorra invano nel mio deserto arido. Entra Tu stesso con la vivacità del Tuo parlare, con la Tua Verità nel vuoto del mio cuore e fatti posto, vivi Tu da Signore dentro di me.
Card. Anastasio Alberto Ballestrero

 

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