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TESTO Commento su Gv 13,31-33a.34-35

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V Domenica di Pasqua (Anno C) (28/04/2013)

Vangelo: Gv 13,31-33a.34-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Collocazione del brano
Questo brano è stato tratto dal capitolo 13 di Giovanni: Gesù e i discepoli sono nel cenacolo. Il maestro aveva rivelato che uno di loro lo avrebbe tradito e su richiesta di Giovanni lo aveva indicato come colui che aveva intinto il boccone nel piatto insieme a lui. In quel momento Satana era entrato in Giuda e Gesù gli aveva detto: "Quello che vuoi fare, fallo presto". Quindi Giuda esce, ed è notte. E' un momento altamente drammatico, la macchina organizzata per uccidere Gesù si è messa in moto. Gesù, che fino a pochi istanti prima era profondamente turbato nel dire che uno dei suoi lo avrebbe tradito (Gv 13,21), ora invece esulta per la gloria che gli è stata data già in quel momento. Le sue parole diventano poi un discorso di addio, in cui affida ai suoi discepoli il comandamento nuovo dell'amore.
Lectio
31 Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.
Ora che Giuda è andato per consegnare Gesù ai Giudei, Gesù esplode in un grido di esultanza. La sua glorificazione ha avuto inizio, anzi sembra già stata realizzata. Infatti dice: ora . Vi era un'ora che doveva compiersi (12,23), l'ora in cui Gesù sarebbe stato glorificato e quell'ora si realizza. E' evidente che questa affermazione, detta proprio in quel frangente così drammatico, si rivela misteriosa e difficile da comprendere. Gesù stesso ne è consapevole e utilizza allo scopo un linguaggio altamente evocativo.
Innanzitutto non parla di sé in prima persona, ma ricorre al termine Figlio dell'uomo . Nei sinottici Gesù parla del Figlio dell'uomo quando rivela che la sua missione lo porterà alla sofferenza e allo spogliamento.
Nella letteratura apocalittica giudaica il Figlio dell'uomo è un personaggio celeste che si manifesterà alla fine dei tempi (vedi Dn 7,13-14). Nel vangelo di Giovanni il termine viene utilizzato nei testi in cui si afferma che Gesù appartiene a una condizione superiore a quella umana, anche quando si parla della croce.
La prima volta in cui Giovanni adotta questo termine è nell'episodio di Natanaele (Gv 1,51), quando Gesù dice ai discepoli: "Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e discendere sul Figlio dell'uomo". L'ultima volta è quella di questo brano: riprende il tema della glorificazione (Gv 12,32), qui presentata come pienamente realizzata.
Ma cos'è la gloria? Il termine doxa nel greco extrabiblico significa soprattuttoopinione, parere . Questo significato è quasi del tutto assente nel Nuovo Testamento. In questi testi doxa traduce piuttosto l'ebraico (che si trova nell'Antico Testamento) kabod, che significa letteralmente peso, cioè l'importanza, la stima, l'onore che un uomo possiede, soprattutto il re, ma anche ogni uomo in consiederazione della sua posizione nell'ambito della creazione (cf. Sal 8,6), o nell'ambito della comunità degli uomini nel senso di rango, dignità e forza. In modo speciale kabod si riferisce a Dio, nella potenza che si manifesta nel suo dominio sulla natura e negli eventi della storia.
Per l'evangelista Giovanni dunque, proprio il momento della Passione e morte di Gesù coincide con la sua massima glorificazione. Leggendo gli ultimi capitoli del suo Vangelo si può leggere in filigrana questa realtà.
La glorificazione di Cristo manifesta anche la gloria di Dio Padre.
32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Il mistero della gloria di Dio è talmente profondo che in pochi versetti il verbo glorificare ritorna cinque volte e le parole in lui tre volte. Questo mistero della gloria ci manifesta un altro mistero: l'unità profonda che vi è tra il Padre e il Figlio. Il Figlio con la sua morte e risurrezione mostra a tutti la gloria del Padre, ma anche il Padre glorifica il Figlio poiché ha rinunciato alla sua gloria abbassandosi all'incarnazione e alla morte infamante della croce. Non è il suo abbassamento che lo ha glorificato, ma il motivo per cui l'ha fatto: la salvezza degli uomini. Il Cristo aveva già la sua gloria (cf. Gv 17,5:Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse). Con l'incarnazione sembra averla abbandonata, ma di fatto tale gloria si manifesta in modo ancora più splendido in tutto ciò che egli ha compiuto per il bene dell'umanità: ci ha fatto conoscere la grandezza di Dio e ci ha riscattato dal male e dalla morte.
33aFiglioli, ancora per poco sono con voi.
Con questo versetto inizia il discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli. La liturgia ha tagliato la seconda parte del versetto che dice: "Voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire" e si riferisce alla sua morte imminente. Gesù sta per andarsene e cerca di far capire ai suoi discepoli i motivi della separazione da loro, ma darà anche la promessa di un suo ritorno e della piena comunione che li unirà al loro maestro una volta compiuta la sua ora .
34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
I versetti 34 e 35 si distolgono dagli argomenti del discorso di addio di Gesù. Evidentemente sono stati introdotti in un secondo momento, con un intento particolare. Poiché Gesù sta parlando di un tempo di distacco e di attesa, questi versetti ricordano ai discepoli di ogni tempo cosa debbano fare per vivere in modo fruttuoso questo tempo che li separa dall'incontro con il Cristo: essi devono impegnarsi nell'amore vicendevole. C'è un comandamento nuovo che essi devono seguire. Il termine comandamento richiama l'Alleanza, non più quella affidata a Mosè, ma la nuova Alleanza offerta da Cristo stesso.
I discepoli devono amarsi gli uni gli altri. L'avverbio kathos viene solitamente tradotto come, ma ha un significato un po' più profondo che si può rendere meglio con le parole dal momento che... Quindi si può leggere "poiché io vi ho amato, amatevi (anche voi) gli uni gli altri". Grazie all'amore che i discepoli hanno ricevuto dal Cristo, e in base al suo esempio, anche i discepoli possono amarsi gli uni gli altri.
35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri".
Questo diventerà il biglietto da visita dei discepoli di Cristo. Manifesteranno il suo messaggio, saranno riconosciuti come autentici solo se si ameranno gli uni gli altri.
Meditatio
- Solo Gesù osa dire che la sua morte è un'occasione per essere glorificato. Come è possibile che anche le nostre piccole "morti", le nostre sconfitte, possano diventare un autentico motivo di gloria?

- Quando sono riuscito/a ad amare gli altri in modo simile a quello con cui ci ha amato Gesù?
- "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri": il mio amore verso gli altri è una testimonianza del mio essere discepolo di Cristo?
Preghiamo
(colletta della V Domenica di Pasqua, anno C)

O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa' che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

 

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