PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il comandamento nuovo

Marco Pedron  

V Domenica di Pasqua (Anno C) (28/04/2013)

Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Nel vangelo di oggi ci troviamo durante l'Ultima Cena. Gesù ha già lavato i piedi agli apostoli e ad un certo punto, in maniera brusca e inaspettata, dice una cosa terribile: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà" (Gv 13,21).

La cosa sembra impossibile: "Ma come? Uno di noi? Impossibile! Ma se ti abbiamo sempre seguito?". Serpeggia lo sgomento, il dramma, la costernazione. Nessuno, tra l'altro, ha la benché minima idea di chi sia o di che cosa voglia dire tutto ciò.

Infatti gli chiedono: "Signore, chi è?" (Gv 13,25). Gesù allora risponde: "E' colui per il quale inzupperò il boccone e glielo darò" (Gv 13,26). Noi abbiamo spesso interpretato queste parole come un gesto d'accusa, ma in realtà sono l'estremo tentativo dell'amore che le prova tutte.

Per capire dobbiamo collocare il gesto in quel tempo: nei pranzi importanti il padrone di casa iniziava intingendo un pezzo di pane (il pane serviva come posata) nella salsa o nel cibo e lo offriva. A chi? All'ospite più importante. Per Gesù, allora, Giuda è l'ospite più importante perché è l'unico in pericolo di perdersi definitivamente.

Il porgere il boccone, allora, è il gesto d'amore estremo di Gesù: "Ci tengo a te; so le tue intenzioni, conosco la tua avidità, conosco i tuoi doppi fini, la tua ambiguità. Ma io non guardo a ciò che tu fai per me: io ti amo lo stesso. Ti va di lasciarti amare? Io dimentico tutto questo. Io non lo tengo in considerazione. Ti va di lasciarti amare da me?".
E noi lo sappiamo: Giuda rifiuterà.
Questo fatto però ci aiuta a capire:
1. Più ti chiudi e più muori.

Giuda sa cosa fa. E siccome la sua coscienza lo rimprovera, tant'è vero che in Mt 27,5 si impicca per zittirla, deve "fare il pelo", diventare insensibile, smettere di percepire il proprio cuore. Giuda non può provare né commozione né pianto perché questo lo fermerebbe o rimetterebbe in gioco la sua scelta. Deve "non sentire" tutto questo, deve eliminare, deve reprimere.

Per questo chi è insensibile, chi non sa provare nulla, è pericoloso.
2. L'amore è impotente.

Nonostante tutto Gesù non riesce a far breccia nel cuore di Giuda. E Giuda andrà fino in fondo. Solo l'amore può cambiare certe vite: ma non accade nulla senza la partecipazione dell'altro.

"Giuda prende il boccone" (Gv 13,30) ma non lo mangia. E Gv commenta: "Era notte" (Gv 13,30). "Era notte" non è un'indicazione cronologica ma un'indicazione teologica: era notte nel suo animo.

Ed ecco allora il vangelo di oggi: "Quand'egli fu uscito...". E' Giuda che esce: neppure Gesù, che è Dio, riesce a far breccia nel cuore di Giuda. Gesù, con Giuda, ha fallito.

A volte le persone dicono: "Ah se io vedessi... ah, se a me capitasse... se fosse capitato a me quello che è capitato a lui...": neppure Dio ti può cambiare se tu non lo vuoi.

Io ti posso amare; io posso desiderare; io posso augurartelo; io posso aiutarti a trovare i mezzi, gli strumenti perché tu possa cambiare, superare la tua difficoltà, metterti in gioco; io posso pregare per te e Dio può esserti vicino... ma se tu non vuoi, nessuno può fare per te ciò che tu devi fare.

Adesso c'è una frase che sembra incomprensibile, tanto è profonda: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito" (Gv 13,31-32).

Vediamo di capirci: Gesù ha appena fatto un ultimo tentativo con Giuda: fallito. Cos'è allora questa gloria? Perché visto ciò che è successo non sembra esserci tanta gloria, visto che non c'è riuscito!

E' vero: Gesù ha fallito con Giuda. Ma proprio in questo fallimento ha manifestato chi è Lui e chi è Dio (questa è la sua gloria): Dio è amore incondizionato concesso a tutti. Anche a chi non lo vuole. Anche a chi non se lo merita. Anche a chi tradisce. Anche a chi lo rifiuta.

Allora dovunque c'è espressione di amore disinteressato lì c'è Dio. Questa è la gloria: amare gratuitamente, senza chiedere, senza aver pretese, ma per la sovrabbondanza del proprio cuore.

Dio non si vede; ma se ami gli uomini che si vedono, allora sappiamo che ami anche il Dio che non si vede.

Quando Gv dice: "Dio lo glorificherà e lo glorificherà subito" (Gv 13,33), l'evangelista intende la Croce. Se guardi da un certo punto di vista la crocifissione di Gesù è un fallimento. Ma proprio in quel fallimento si manifesta l'Amore di Dio (Gloria): la Croce sembra la manifestazione dell'odio più grande possibile del mondo (è anche lo è). Ma è anche la manifestazione dell'amore più grande (l'amore di Dio).

Nonostante tutto questo, l'Amore di Dio non è mai messo in discussione verso di noi. "Confessati o no... in grazia o in peccato... vicini o lontani al suo cuore... fedeli o infedeli alla chiesa... Dio vi ama lo stesso: non dovete meritarvelo perché è già vostro, dovete solo accoglierlo". E' difficile accettare per noi che esista un amore così: ma per fortuna c'è.

Poi Gesù si rivolge ai discepoli e li chiama: "Figlioli", lett. "figliolini" (Gv 13,33). E' un'espressione di grande amore e tenerezza ma anche una constatazione: "Siete ancora piccolini. Un giorno sì... ma non adesso. Dovete ancora crescere!".

Non si può mangiare un bue in un colpo solo... ma un po' alla volta sì.

Tutto ciò che è grande un giorno fu piccolo.

Poi Gesù dice: "Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma come ho già detto ai Giudei, lo dico anche a voi: dove vado io voi non potete venire" (Gv 13,33).

Non si tratta solamente di una situazione storico-geografica: Gesù muore, va in cielo, nella Gloria del Padre e gli apostoli, invece, continuano a vivere.

Quel "dove vado io voi non potete venire" è perché Gesù vive in una dimensione d'amore che gli apostoli non hanno ancora raggiunto. E, infatti, uno lo tradirà, un altro lo rinnegherà più volte e tutti scapperanno. Non sono pronti ora.

Poi il vangelo arriva al culmine: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati così anche voi vi amiate gli uni gli altri" (Gv 13,34).

Nuovo in greco si può dire neos che significa un altro, "aggiunto nel tempo". Oppure si può dire con kainos che vuol dire nuovo nel senso di qualità.

Allora: gli ebrei avevano già i Dieci Comandamenti e Gesù non ne dà un undicesimo. Avevano già 613 di regole da seguire, bastavano quelle, erano più che sufficienti! Gesù non aggiunge, ma toglie. Gesù ne dà uno unico, di totalmente nuovo, su di un altro piano, tutta un'altra cosa, che soppianta tutto ciò che c'è prima.

Qui si parla di comandamento: ma si può comandare l'amore? No!

Ma perché allora Gv lo chiama comandamento visto che non si può comandare?

Gli ebrei conoscevano molto bene i Dieci Comandamenti e tutti i comandamenti della Legge. La Legge (i comandamenti) dovevano essere obbediti. "Vuoi che Dio ti ami? Vuoi essere in regola? Devi seguire e rispettare i comandamenti". Era un dovere.

E il signor Mosè, ad esempio, fece lapidare un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato (Nm 15,32-36). Non è che la rubasse, la raccoglieva. Solo che era di sabato! E di sabato non si poteva. Vedete cosa può fare l'ideologia religiosa? E chi crede di agire per conto di Dio si sentirà in dovere di farlo, in dovere di "uccidere", di correggere, di condannare e di giudicare.

Gesù parla di "comandamento" (e capite che lo fa di proposito) proprio per contrapporlo ai Dieci Comandamenti e a tutti gli infiniti comandamenti e regole dell'A.T.: "Basta! L'amore non si guadagna: l'amore è offerto".

Poi Gesù dice come: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34). E com'è che Gesù ha amato? Siamo nell'Ultima Cena e Gesù un attimo prima ha fatto il gesto dell'amore. Tant'è vero che Gv dice: "Dopo aver amato i suoi, li amò fino alla fine (=telos: indica il compimento, la completezza, l'amore massimo, completo)". Gesù li ama lavando loro i piedi. L'amore di Gesù è allora servire.

Questo è un cambio totale.

L'A.T. dice: "Ama il prossimo tuo come te stesso". D'accordo, buono: ma se io non mi amo, cosa succede? Il N.T., invece dice: "Ama il prossimo tuo come Io ho amato te".

Il Dio dell'A.T. ti dice: "Devi pregare... devi fare il bravo... devi andare a messa... devi essere in regola... comportati bene... fai questo... fai quello... non fare quello... attento se fai quello... quello non si può...". E' un Dio da servire. Ma il Dio del N.T., di Gesù, è un Dio che ti serve. E' Lui che serve te e non tu che devi "dare" qualcosa a lui.

L'A.T. (Dt 6,4-6) dice: "Tu amerai (=dovere) il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti (sono dei comandi!) che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore...". Il N.T., invece dice (1 Gv 4,19-21): "Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello".

Per l'A.T., Dio è al termine: "Devi diventare santo, puro, immacolato, per avere Dio". Ma per il N.T., Dio è all'inizio: "Dio ti ama già. Adesso espandi quest'amore ai tuoi fratelli".

Poi il vangelo si chiude dicendo: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).

Questa è una frase che a noi religiosi non può piacere. Perché Gesù non dice: "Si saprà che siete miei discepoli se dite il breviario... se siete santi... se pregate molto... se portate la talare... se studiate molta teologia... se predicate bene... ecc.".

Gli scribi e i farisei avevano dei vestiti "speciali": tutti li riconoscevano quando passeggiavano per le strade perché i loro vestiti manifestavano la loro condizione. Ma il vestito che tutti vedono adesso, non è di nessun tessuto: il vestito visibile è l'amore. Tutti gli stemmi, le insegne, gli abiti, le decorazioni, i riti, le preghiere, non dimostrano niente della tua fede.

La tua fede si misura solo nell'amore... e nell'amore concreto. Una carezza, un abbraccio, un bacio, un gesto d'amore, del tempo donato gratuitamente, non hanno bisogno di spiegazioni, li capiscono tutti. Questo è l'amore di Gesù.

Pensiero della Settimana

Amare gli altri è accettarli e renderli liberi di fare la loro strada.
E se faremo così ameremo e saremo amati.

 

Ricerca avanzata  (54042 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: