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TESTO Come io vi ho amato!

don Luca Orlando Russo

V Domenica di Pasqua (Anno C) (28/04/2013)

Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

C'è da chiedersi perché Gesù chiama "il comandamento dell'amore", che riassume in sé tutta l'esperienza cristiana, "nuovo". È un comandamento, infatti, che fa parte della tradizione religiosa in genere e dell'AT in particolare.

La novità di questa raccomandazione è che va ricompresa alla luce della relazione che Gesù ha vissuto con i suoi, relazione che ha spinto Gesù all'amore fino alla morte. In virtù di questo amore Gesù può dire: "Vogliatevi bene perché io vi voglio bene" .

Allora questa raccomandazione, nella sua universale ovvietà, trova la sua novità nel fatto che Gesù la propone alla luce della relazione che Egli ha vissuto con i suoi.

"Amatevi gli uni gli altri". Qui si riassume tutto l'insegnamento di Gesù, che così fa la scelta di ricondurre il problema dell'uomo al mondo sostanzialmente in un problema di relazione.

L'essere umano è fatto per entrare in relazione con gli altri. Nessuno si può realizzare da solo, ma solo attraverso rapporti di collaborazione. L'esistenza dell'uomo, la sua maturazione, la sua felicità, il suo equilibrio, la sua realizzazione passano attraverso le relazioni di conoscenza, di collaborazione, di comunicazione e dunque di comunione. Solo se l'uomo vive relazioni positive, che gli consentono quello sviluppo della vita, quella realizzazione che noi chiamiamo felicità, si realizzerà pienamente.

Tutto quello che rientra in questa prospettiva conduce all'obiettivo, alla crescita, alla realizzazione personale, il resto, potrà anche consentire un risultato importante, ma non serve!

«A che serve conquistare il mondo intero se poi perdi l'anima». A che serve realizzarsi sotto tutti i punti di vista se poi la vita è povera di comunione, che è il senso stesso dell'esistenza?!

Dietro la raccomandazione di Gesù c'è la consapevolezza che solo nelle relazioni con gli altri si gioca il tutto per tutto della vita... il resto è accessorio!

Sono convinto di questo? Sono disposto a giocarmi in questo senso? L'organizzazione della mia vita è al servizio di questo? L'occupazione fondamentale della mia vita è questa? Sto giocando il tutto per tutto su questo? O ci sono altri obiettivi, anche buoni, che da questo mi distolgono?

Il lavoro principale, quotidiano è applicarci a migliorare le nostre relazioni: questo dà senso pieno alle nostre giornate, alla nostra storia. A che serve lavorare, se questo obiettivo fondamentale quotidiano viene trascurato? Se, a fine giornata, le migliori relazioni possibili con gli altri ne hanno sofferto? Se dovevo parlare con qualcuno, incontrare un altro... e tutto questo resta in sospeso? Se mi sono mancati quella telefonata, quell'amico, quella parola da dire, quello sguardo... Se non ho avuto il tempo di guardarmi in faccia con la persona con cui vivo?
Non è da ricercare in ciò la nostra insoddisfazione?
Buona domenica e buona settimana!

 

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