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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

Gaetano Salvati

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (21/04/2013)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

La liturgia della Parola di oggi rivela che il Signore Gesù è il Pastore e l'Agnello, la guida per giungere alla comunione fra di noi e la porta per essere ammessi alla comunione con la vita divina.

Il Vangelo di san Giovanni ci permette di comprendere che la funzione del vero Pastore non è altro che la capacità di accogliere i fratelli ed "essere luce delle genti" (At 13,47) per quelli che credono nel Suo nome. Dunque, Cristo è il nostro Pastore perché in Lui non siamo dispersi nell'oblio delle tenebre: ora siamo chiamati a divenire "suo popolo, gregge del suo pascolo" (Sal 99,3). Raccogliendoci dal mare peccato, il Pastore ci rende adatti a divenire concittadini del regno, famiglia umana di Dio, riunita per lodarLo. L'unità fra di noi (la comunione) è il segno profondo della nostra risposta al Suo sacrificio d'amore. Per questo, quanto più saremo uniti nel Suo amore, attenti ai Suoi richiami, tanto più saremo in grado di ascoltarLo (Gv 10,27) e non staccarci da Lui e dagli altri fratelli. L'ascolto implica l'obbedienza al Pastore, vale a dire, vivere nell'impegno a prendersi cura dei piccoli, del prossimo, a creare nel mondo una grande fraternità, che metta da parte gli intrecci oscuri della convivenza con il male, e che abbracci con sincerità di cuore la croce che salva il mondo e la risurrezione che ci conduce verso la gloria.

Il Capo prossimo, il Pastore supremo continua la Sua opera in mezzo a noi mediante i Suoi ministri ordinati. Loro sono la guida dell'unità nella Chiesa; a loro, in particolare, spetta il compito di annunciare la buona notizia della misericordia di Dio, oppure reintegrare nella comunità ogni pecorella che ha perso la strada della verità. A costoro, allora, si offre l'immagine, contenuta nel libro dell'Apocalisse, dell'Agnello pieno di compassione verso la moltitudine. Egli allevia il dolore con la Sua presenza: è amorevole, conosce la fatica di ciascuno, sta in mezzo a loro, "asciuga le loro lacrime" (Ap 7,17). Questi sono i pastori: dalla loro voce i cristiani, le pecorelle contemporanee, apprendono di non essere più soli, ma membra vive della Chiesa. Però, se la Chiesa è una nella diversità dei carismi (doni dello Spirito), a tutti spetta la responsabilità, nelle parrocchie, nei gruppi, di non spezzare la comunione, e camminare insieme nella vita nuova di redenti e verso quella che ci attende. Amen.

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