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TESTO Nella mano di Dio

don Luciano Cantini  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (21/04/2013)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Ascoltano la mia voce

Shema' Ysrael, Adonai Eloheinu, Adonai echad: Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno. Il fondamento della fede ebraica di Deuteronomio (6,4) sembra specchiarsi nel nostro testo di Giovanni. il comando ascolta è ora raccolto dalle pecore che ascoltano la sua voce.

Come l'ascolto determina l'appartenenza al popolo d'Israele così chi ascolta il Pastore è pecora che appartiene al Signore. Ascoltare, non per sapere, ma per credere in Lui è mettersi in una ricerca continua: Gli orecchi sono i veri organi del cristiano (Lutero). Il nuovo popolo di Dio è di chi ascolta, conosce e segue il Signore come pecora mite. Gesù dice queste cose ai Giudei rinfacciando loro di non appartenere al suo gregge (cfr Gv 10,22-26), proprio nel Tempio durante la festa della Dedicazione quando si leggeva il testo di Ez 34 contro i cattivi pastori d'Israele.

La vita eterna

Ascoltare, conoscere e seguire il Signore è ricevere la vita eterna (cfr. 5,24: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna), non come prolungamento senza fine di questa nostra vita, ma come pienezza della vita, diventata incorruttibile alla morte perché fondata sulla relazione con lui. Lui ci ama e il suo è amore fedele - Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele (Ger 31,3)- dunque: Chi ci separerà dall'amore di Cristo? (Rm 8,35)

Dalla mano del Padre

La mano del Padre e quella di Gesù sono la stessa mano, forte dello stesso amore e della stessa dedizione al proprio gregge. Il Padre è più grande di tutti, su di lui nessuno ha potere, per cui se una pecora è sua, nessuno può strappargliela. Per tutta la sua vita Gesù ha mostrato l'amore potente del Padre che esce dai confini delle regole, dai confini del Tempio, anche quelle che sembrano uscire dalla sua bocca e che hanno costituito il Popolo d'Israele: ha frequentato i peccatori incalliti, ha cercato i più lontani, è andato in cerca delle pecore perdute della casa d'Israele (Mt 15,24); e i lontani lo cercavano perché in lui avrebbero trovato misericordia, accoglienza e nutrimento.

Una cosa sola

Letteralmente «Io e il Padre siamo uno», Gesù parla di se stesso e del Padre utilizzando la stessa parola «uno» della professione di fede Israele: il Signore è uno.

Gesù non afferma solo una identità di vedute, o di azione, o di amore, ma affronta i suoi interlocutori con una rivelazione finale e definitiva: Lui e il Padre sono Dio, quel Dio che non sono più capaci di ascoltare e seguire. Così i Giudei cercano sassi per lapidarlo (Gv 10,31).

Non si appartiene al Popolo di Dio per nascita, per tradizione, per religione ma perché ci siamo lasciati afferrare dalla mano potente del Padre.

 

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