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TESTO Amore e superbia a confronto

mons. Antonio Riboldi

Domenica delle Palme (Anno C) (04/04/2004)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

La domenica delle Palme ha, anche per chi fatica ad affidarsi alla fede, divenendo "piccolo", che fa festa a Gesù, un particolare fascino.

Si avvicina la Pasqua, il momento della manifestazione della immensità dell'amore di Dio, che supera ogni fantasia, ed il momento della manifestazione della miseria umana che, quando smarrisce la sua somiglianza con Dio, davvero diventa un inferno spalancato.

Pasqua è davvero il confronto della potenza infernale e dell'amore paradisiaco. Vivremo in questa settimana, l'incredibile confronto con tutto ciò che l'uomo, noi, sappiamo compiere contro l'uomo, che in questo caso è rappresentato proprio dal Figlio dell'Uomo, Gesù, e ciò che Dio sa compiere con l'amore. In apparenza, almeno a prima vista, sembra proprio che l'uomo, la sua violenza, abbia il sopravvento sull'amore. Basta riflettere per un istante sulla "potenza" dell'odio, della violenza, delle guerre, del potere economico: sono le forze di possibile sterminio che si hanno, capaci di sbriciolare non solo ogni uomo, materialmente, ma di annientarlo come dignità, come infelicità, fino alla disperazione, alla umiliazione, la più incredibile. Chi di noi non ha, in qualche modo, fatto prova o subìto questa "potenza", che ci ha come annientato nella fatica quotidiana di sopravvivere, nella nostra fama di figli del Padre, fino a sentire, a volte, sulla nostra dignità passare l'uomo che ti calpesta. "Mi scherniscono - recita oggi il salmo 21- quelli che mi vedono storcono le labbra, scuotono il capo: "Si è affidato a Dio, lui lo scampi: lo liberi se è suo amico".

Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto".

Diciamoci la verità: fa davvero paura questa nostra terra con tutte le sue malvagità. Sai molto bene che se cadi in minima disgrazia, c'è subito chi è pronto a calpestarti, indifferente ai tuoi diritti, alla tua dignità, al tuo bisogno di amore, soprattutto se cadi in disgrazia, alla ricerca di due occhi pietosi capaci di farsi inondare dal tuo errore o dolore per restituirti serenità e dignità. Ma sembra proprio che la pietà non abbia sede tra gli uomini, che preferiscono l'empietà e la violenza.

Tutto questo lo vivremo nella settimana santa, in cui la storia di un Dio, che ci ama fino a vestirsi di tutti i nostri panni sporchi, i più sporchi possibili, come dimostrerà nel disprezzo della flagellazione e crocifissione, per rivestirci della santità nel lavacro del Battesimo, si farà come attuale vittoria dell'amore nella Pasqua della resurrezione.

E canteremo: "Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della Vita era morto, ma ora, vivo, trionfa" (sequenza pasquale).

E come a proclamare solennemente questo amore che conosce la sola forza del dono, del pane che si fa mangiare perché noi abbiamo vita, introduce la festa di oggi: la "festa delle palme". Una festa che sempre, anche nei momenti più truci della storia, quando la passione della umanità sembra toccare i piedi del Calvario, la gente ha vissuto come la festa della pace, la festa dell'amore, la vera festa di uomini creati per essere partecipi della felicità di Dio.

E Gesù, alla Gerusalemme che lo attendeva per distruggerlo, vuole mostrare il volto vero dell'amore per cui Lui si è fatto uomo.

"Andate nel villaggio di fronte, dice ai suoi: entrando troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; sciog1ietelo e portatelo qui. E se qualcuno vi chiederà: "Perché lo sciogliete?", direte: "Il Signore ne ha bisogno"...Lo condussero allora da Gesù e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Partendo da Betfage, presso il monte degli Ulivi, via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era oramai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!" Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". Ma Gesù rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc.19, 28-40).

E' uno schiaffo ai potenti della terra - e ce ne sono tanti - che credono di costruire la pace per l'uomo, facendo mostra di grande potenza materiale: una potenza che è la più pericolosa esibizione di superbia che porta diritto alla violenza, alla guerra.

Uno schiaffo a quanti di noi credono che la nostra grandezza stia nella esibizione di ricchezza, di onori o di altro. La pace è sempre frutto dell'amore e questo conosce solo la via della umiltà e della povertà di spirito.

Commuove allora vedere il Signore, che ha fatto il cielo e la terra e che poteva passare tra di noi circondato dallo splendore del cielo, passare e stare fra noi nelle vesti di un povero che ha per trono un puledro.

Davanti al suo arrendersi a quanti lo arresteranno nel Getsemani, il giovedì santo, senza la minima resistenza, come fosse "uomo da nulla"; subire il più assurdo processo, vero insulto alla giustizia, perché processo alla innocenza ed alla verità; farsi flagellare ed esporsi al ridicolo della piazza, come fosse il pazzo di turno; non avere vergogna di mostrare la sua debolezza nel salire il Calvario sotto il peso della croce ed avere bisogno di un Cireneo; ed infine venire additato, come l'ultimo degli uomini, sulla croce, inerte, come gli fossero scomparse tutte le divine energie e morire con la sensazione di essere lasciato solo fino a dire la preghiera: "Dio mio perché mi hai abbandonato?", tutto questo davvero è come denudare la nostra superbia e mostrare la vera natura dell'amore, che non ha paura di scendere fino agli ultimi gradini della dignità, per dare quella vita che noi sciupiamo o, molte volte, per ignoranza, copriamo di fango.

Quando capiremo che quel Crocifisso è la nostra storia e la nostra salvezza?

Senza di Lui, la nostra crocifissione sarebbe stata una condanna senza pietà, ancora peggio, un inferno senza ritorno.

E' in questo mistero della passione e crocifissione di Gesù, che si può capire cosa voglia dire essere amati da Dio ed amarci.

Lo capiscono tanti martiri di ieri ed oggi che cantavano andando incontro ai supplizi e vedevano aprirsi il cielo su di loro.

Lo capiva il santo Massimiliano Kolbe nella cella del campo di sterminio di Aushwitz, condannato con altri dieci - per sua scelta, per salvare un altro - che morì lentamente di fame e di sete, pregando con i suoi compagni di morte, giorno e notte, fino a infastidire chi li aveva condannati.

Lo capiscono tanti nostri fratelli che non hanno paura di farsi poveri tra i poveri, sconosciuti al mondo, vestendosi delle loro miserie, per essere un briciolo della gioia di Dio.

Lo capiscono quanti preferiscono nella vita la gioia del cuore alle ambizioni degli uomini ed hanno sete di amore, non di gloria.

Lo capiva Madre Teresa di Calcutta che riteneva gioia spendere la vita per chi non aveva vita e grande onore morire nella melma di Calcutta, tra chi non aveva nome e dignità, per dare loro nome e dignità.

Questa è la storia dell'amore che capirono i discepoli nel vedere Gesù scendere dall'Orto degli Ulivi su un puledro. Questo è il Signore che vorremmo "essere" o incontrare tutti, per farsi suoi discepoli, stendere i nostri mantelli perché su di questi Lui passi, e seguirLo, cantando "Pace".

Questo è il significato che dovremmo dare alla palma, che stringeremo tra le mani: una palma che ci unisce a quanti ancora vedono in Gesù l'amore che salva, ma sacrificando se stessi.

Noi uomini di questo terribile tempo, in cui pare trionfino i tanti crocifissori, sentiamo davvero la necessità che torni ancora tra di noi la tenerezza di un Dio potente nella misericordia e nell'amore.

Saremo capaci di seguirLo? Ci attende questa settimana di Passione, che è un concreto cammino, attraverso i misteri che si celebreranno il Giovedì Santo, il Venerdì santo, fino alla veglia della Pasqua, "giorno del Signore e di quanti risorgono con Lui". Andiamo incontro anche noi al Signore!

 

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