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TESTO Tre volte la domanda riparatrice

mons. Roberto Brunelli

III Domenica di Pasqua (Anno C) (14/04/2013)

Vangelo: Gv 21,1-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Pur se il tempo (i giorni tra la risurrezione di Gesù e la sua ascensione al cielo) e l'ambiente (il lago di Tiberiade) sono comuni, si può ripartire l'odierno brano del vangelo (Giovanni 21,1-14) in due capitoli. Il primo riguarda una pesca prodigiosa: un gruppo di apostoli, tornati al loro antico mestiere, esce a pescare, ma senza prendere nulla; soltanto dopo avere accolto le indicazioni del Risorto, con loro meraviglia le reti si riempiono di 153 grossi pesci: e, si precisa, "benché fossero tanti, la rete non si squarciò". Il numero non è casuale: è quello delle specie di pesci allora conosciute; assume pertanto un valore simbolico, specie considerando la promessa fatta da Gesù ai primi apostoli che chiamò a seguirlo: "Vi farò pescatori di uomini". Quella rete dove trovano posto simbolicamente tutti i pesci è la Chiesa, voluta da Gesù per accogliervi tutti gli uomini.

Il secondo capitolo riferisce chi Gesù ha messo a capo della Chiesa. Forse, fossimo stati noi, avremmo scelto Giovanni, il discepolo amato e fedele, l'unico coraggioso tanto da aver seguito Gesù sino ai piedi della croce. E invece no; Gesù sceglie Pietro, un uomo capace di slanci generosi ma anche di viltà, dunque incostante, inaffidabile. Se ne deduce che se la Chiesa "pesca" in abbondanza, non è per l'abilità di Pietro (e dei suoi successori e relativi collaboratori) ma per la volontà del suo divino Fondatore; se la Chiesa non si squarcia, se malgrado mille avversità continua ad accogliere in sé uomini d'ogni condizione e latitudine, è perché a guidarla in realtà è Lui, sempre e solo Lui. Lo prova il fatto che a rappresentarlo come capo della Chiesa terrena Egli sceglie proprio chi pochi giorni prima l'aveva rinnegato, offrendogli la possibilità di riscattarsi. Pochi giorni prima, nel momento terribile della passione, tre volte Pietro aveva negato di conoscerlo, e ora, con una magnanimità senza limiti, tre volte Gesù gli pone la domanda riparatrice: "Mi ami tu?" Ogni volta l'interpellato risponde di sì ("Certo, Signore, tu lo sai che ti amo"); Gesù si fida, e gli conferisce l'incarico: "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore".

Ovviamente Gesù sapeva di potersi fidare; egli legge i cuori, e in quello di Pietro ha letto che non l'avrebbe rinnegato più, rimanendogli fedele sino al martirio. La prima lettura di oggi (Atti degli Apostoli 5,27-41) ne dà conferma, con un episodio accaduto qualche tempo dopo l'ascensione. Gli apostoli sono rimasti soli, ma si impegnano nell'adempimento del loro mandato, annunciando instancabili la divina redenzione, malgrado le autorità gliel'abbiano proibito. Allora li arrestano e davanti al Sinedrio (il consesso dei capi del popolo d'Israele) rinnovano il divieto: "Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest'uomo". La risposta, coraggiosa, viene proprio da Pietro: "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono". Per dare consistenza alla rinnovata proibizione, le autorità li fanno flagellare; ma invano: "Essi se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù".

Bisogna obbedire a Dio, non agli uomini, anche se questo comporta sofferenze. E' l'atteggiamento dei martiri, che non cercano la morte, ma la affrontano se necessaria per mantenersi fedeli. E' l'atteggiamento dei martiri, e con loro di ogni cristiano coerente, che non si cura se per essere fedele deve affrontare incomprensioni e ostilità.

 

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