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TESTO Grammatica e pratica

don Cristiano Mauri  

Giovedì Santo - Cena del Signore (28/03/2013)

Vangelo: Mt 26,17-75 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».

30Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 31Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti:

Percuoterò il pastore

e saranno disperse le pecore del gregge.

32Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 33Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». 34Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? 41Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 43Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. 44Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. 46Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

47Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

57Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

59I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». 62Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». 64«Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico:

d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire sulle nubi del cielo».

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».

67Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, 68dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». 71Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». 73Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. 75E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

Mettessimo via gli incensi per una volta. Riponessimo i paramenti damascati e gli arredi preziosi. Facessimo tacere le parole roboanti e i discorsi sublimi. Potessimo sospendere una volta il celebrare ampolloso e riuscissimo nel miracolo di lasciar spazio alla grammatica di Dio.

Il profumo del vino versato e la fragranza del pane spezzato. L'aroma aspro e intenso del convivio umano. Il sottofondo di un colloquiare familiare. Il suono dolce di parole drammatiche ma cariche di misericordia. L'odore acre della paura che si mescola alla terra e alle foglie d'ulivo. La luce delle torce e lo sferragliare delle armi. Il calore di un bacio seppur violento. Il sapore delle lacrime del pentimento. Il canto di un gallo mattiniero. Tutto questo, tutto di quell'inizio di Passione è teofania, è manifestarsi di Dio. Sapessimo dargli voce ancora e per sempre. Perché il primo e più vero atto di fede sta nel riconoscere e rispettare che il modo di rivelarsi di Dio ha i contorni di una vicenda assolutamente e indiscutibilmente umana. E' lo straordinario che avviene nell'ordinario. E' l'infinito che accade nel particolare. E' l'eterno racchiuso in un istante.

Il velo dal Volto di Dio cade nell'intimità di una cena tra amici. Un cena solita. Tradizioni consumate. Parole note. Gesti consueti. Una festa, sì, ma non proprio la cornice dei grandi eventi in assoluto. Avviene così che Dio si sieda a tavola con colui che lo rifiuta mostrando la propria Condiscendenza. Accade con questa banalità che Dio divida il piatto con l'ateo per eccellenza. E' addirittura urtante l'essenzialità di quel "Tu l'hai detto" rivolto al traditore: quattro parole in cui sta tutta la volontà di Dio nel rimettere sempre in gioco l'uomo e la sua autodeterminazione senza mai ingabbiarlo.

La misura del Perdono di Dio si mostra in un tozzo di pane offerto e un sorso di vino condiviso. Nulla che non fosse già noto. Niente con cui non ci fosse familiarità. Giusto quelle frasi che aprono uno spiraglio sul mistero divino: "Il mio corpo... il mio sangue... per la remissione dei peccati". Dio si dona totalmente e incondizionatamente agli uomini, senza distinzione tra giusti e ingiusti, tra santi e peccatori. Avviene così, con parole e gesti d'uomo, nel riserbo di una cena privata.

Non sono certo altre le forme che assume la Pazienza di Dio. Ha il suono dell'annuncio consapevole, franco e insieme dolce di un prossimo rinnegamento. E' narrata così, come una fragile profezia, la profonda conoscenza del cuore dell'uomo da parte di Dio e il Suo restar fedele nonostante il peccato. La comprensione e la condiscendenza per la sonnolente stanchezza dei discepoli, l'ordinarietà di un bacio mortifero accettato, l'ingenuità del chiamare "amico" il proprio omicida, l'ambiguo rifiuto dello scontro, l'accettazione silenziosa dell'abbandono dei propri seguaci sono i tratti definitivi della disponibilità di Dio a lasciarsi fare dall'uomo e il consegnarsi disarmato nelle sue mani.

La qualità della Solidarietà di Dio con le vicende umane ha l'aspetto di un uomo che piange. Cosa c'è di differente da altri condannati a morte? Cosa distingue quelle lacrime da quelle di ogni altro uomo che vede la propria fine? Cosa c'è di così unico in quella preghiera levata al cielo? Nel grido dell'orto degli Ulivi, nel fremito della paura di Gesù, nell'angoscia del dubbio che lo assale, nel gelo della fragilità che avverte. Lì avviene la condivisione di Dio del dramma umano e il suo attraversare il male perché l'uomo non si senta più solo.

La grammatica di Dio e del Suo esprimersi segue le regole dell'umano e del creato. Ma noi non crediamo a questa umiltà che solo un Dio può avere e che è un'infinita prossimità. Perché un Dio così vicino, così delicato, così feriale spegne, alla fine, i nostri sogni di gloria. Il sogno di ogni uomo è essere un Dio. Ma certo non un Dio così. Uno il cui modo di manifestarsi è l'arretrare il suo agire potente per avanzare l'offerta di una presenza amante. E via coi damascati, gli incensi e gli arredi preziosi. Avessimo il coraggio di ascoltare davvero quel linguaggio spoglio non udremmo che una parola emergere da ogni gesto ed espressione di Gesù e raccogliere in sé la Solidarietà, la Pazienza, il Perdono, la Condiscendenza: Misericordia.

Riascolta i fatti di questa prima notte di Passione assecondando la grammatica di Dio e vedrai la Misericordia prendere le sembianze confidenti di un fatto intimo, ordinario, familiare, come di una cena tra amici. Ti accorgerai quanto profondamente conosca la durezza e la difficoltà dell'essere uomo, e perciò di come abbia la sostanza di una perenne apertura e disponibilità al cambiamento del cuore, dell'assoluta assenza di giudizio e della fiducia nella sintonia tra il bene e l'animo umano. La vedrai agire come una resistenza attiva al male nella forma di un rimanere accanto e ostinatamente in comunione anche con chi oppone il rifiuto definitivo. La comprenderai come un resistere fedele che non crea mai le distanze bensì le accorcia nel desiderio della consegna totale, gratuita e indifesa di sé, pur nel rispetto assoluto della libertà dell'altro.

E chissà che non ti accorga di quanto ti sia vicina e di quanto poco ti serva per passare dalla grammatica alla pratica.

 

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