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TESTO Era vicina la Pasqua dei Giudei

Ileana Mortari - rito ambrosiano   Home Page

Domenica delle Palme (24/03/2013)

Vangelo: Gv 11,55 - 12,11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Siamo a Betania, sei giorni prima della Pasqua. Gesù e i suoi discepoli sono ospiti di Lazzaro e durante la cena Maria, sorella di quest'ultimo, compie un gesto insolito: versa una enorme quantità di preziosissimo profumo per ungere i piedi di Gesù, asciugandoli poi con i suoi capelli.

Perché Maria compie questo gesto? Certamente è mossa da grande affetto e gratitudine verso Gesù che è stato il suo Maestro (cfr. Luca 10,39) e ha messo in pericolo la sua stessa vita venendo in Giudea per richiamare dai morti l'amico Lazzaro, suo fratello. La sua riconoscenza è tale che nessuna parola potrebbe adeguatamente esprimerla, e allora la manifesta utilizzando un profumo molto raro e prezioso e in una quantità abnorme.

Questo suscita subito la riprovazione di Giuda, secondo cui sarebbe stato meglio vendere quel profumo e darne il ricavato (il corrispettivo dello stipendio annuo di un agricoltore!) ai poveri.

E' un'obiezione fondata, se pensiamo che a Pasqua era consuetudine dare ai poveri un'elemosina più consistente, per consentire anche a loro un festoso banchetto pasquale. Ma Gesù la respinge recisamente, prendendo le difese di Maria e con una spiegazione enigmatica per i presenti, ma non per il redattore e i lettori: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura".

Maria, ignara di quello che sarebbe successo, era stata spinta solo dall'immenso affetto per colui che ella e i suoi familiari avevano già riconosciuto come il Figlio di Dio (cfr. Giov.11,27) e se mai nel suo gesto c'era il desiderio di onorare degnamente un tale Ospite. Ma Gesù svela un senso più profondo di quel gesto. Egli sa bene che ormai i suoi giorni sono contati, perché l'Ora della Sua suprema testimonianza è vicina. Per questo fa un esplicito riferimento alla sua sepoltura.

Il suo destino di Messia non è la gloria, il trionfo potente che gli Ebrei si aspettavano, ma l'amore e la dedizione di sé fino alla morte. "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti." (Marco 10,45), realizzando la misteriosa profezia del Servo di Jahvè contenuta nella 1° lettura della liturgia odierna: "Disprezzato e reietto dagli uomini.........si è caricato delle nostre sofferenze,.....è stato schiacciato per le nostre iniquità....ha consegnato se stesso alla morte"; ma "egli intercedeva per i peccatori......" e "per le sue piaghe noi siamo stati guariti".

Alle parole di spiegazione del gesto di Maria Gesù aggiunge poi un confronto tra sé e i poveri ("i poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me") che non implica un'alternativa tra l'attenzione ai primi (un importante elemento della pietà giudaica) e quella dovuta a Lui. Si tratta di due ordini differenti, da osservarsi entrambi in egual misura; solo che in quel preciso momento della storia di Gesù veniva in primo piano la circostanza della sua morte vicina e dunque la Sua persona e quindi la giusta priorità del gesto di Maria.

A ben vedere, poi, non solo non c'è una contrapposizione, ma c'è addirittura un nesso per cui, alla fine, l'onore reso a Gesù finisce per ricadere proprio sui poveri.

Anzitutto c'è un legame inscindibile tra Gesù e la povertà. Egli, che ha detto "Beati i poveri!", è il primo povero, il primo che ha vissuto, ed esemplarmente nella sua vita, questa beatitudine.

Anche in quel momento, a Betania, e più che mai in quel momento, Egli è "il" povero per eccellenza, è in un certo senso il rappresentante di tutti i poveri della storia, è l'emblema della povertà inerme, che ha dalla sua solo la forza della verità e dell'amore e che di lì a pochi giorni si spoglierà persino della vita fisica per amore verso gli uomini, verso tutti gli uomini.

In secondo luogo l'amore per Gesù precede in un certo senso quello per i poveri, ne è il fondamento e la sorgente. Egli, come dice S.Paolo, "da ricco che era, si è fatto povero per noi....(2 Cor. 8,9) ed ha affermato che l'avremmo incontrato e avremmo potuto soccorrerlo in ogni povero trovato sulla nostra strada: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare...."(Matteo 25,35).

Ne consegue che anche noi, quanto più sapremo riconoscere il volto di Gesù nella preghiera e nel silenzio dell'adorazione - come ha fatto Maria a Betania e come siamo particolarmente invitati a fare nella prossima Settimana Santa - tanto più sapremo riconoscerLo e amarLo nella persona del povero.

Notiamo infine che il brano esaminato è preceduto e seguito da due annotazioni dell'evangelista che sottolinea l'ostilità crescente dei farisei e dei sommi sacerdoti, i quali, irritati perché la situazione sta sfuggendo loro di mano, fanno addirittura propositi criminali (uccidere anche Lazzaro) pur di evitare, o almeno ridurre, in tutti i modi la popolarità di Gesù.

Vediamo così nettamente delineati dall'evangelista i "tipi" che incarnano nelle loro reazioni e nel loro comportamento le diverse possibili prese di posizione di fronte a Gesù.

La folla, venuta a Gerusalemme per la festa di Pasqua, cerca di poter almeno "vedere" quello straordinario rabbi di cui ormai tutti parlano per i gesti prodigiosi che ha compiuto; l'unica molla del suo interesse è la curiosità; soddisfatta questa, in Gesù non cerca niente altro.

Farisei e sommi sacerdoti esemplificano invece l'odio allo stato puro di chi vede messa seriamente in pericolo la propria autorità e il proprio potere politico e religioso.

Poi c'è Giuda, cui Giovanni attribuisce l'osservazione sui poveri, sottolineando la sua totale ipocrisia, ammantata di perbenismo, nonché l'egoismo e l'avidità senza limiti.

Egli è evidentemente l'emblema del falso discepolo che giungerà a tradire il Maestro, cui si contrappone chiaramente Maria, modello di "vera discepola", che manifesta senza mezzi termini la sua fede, la sua fedeltà e il suo immenso affetto per il Signore.

 

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