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TESTO Commento su Luca 15,22

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno C) (10/03/2013)

Vangelo: Lc 15,22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-3.11-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Mettetegli l'anello al dito
Lc 15,22

Come vivere questa Parola?
Chi non conosce la bellissima parabola del Padre misericordioso?
Un figlio sfrontato e dissoluto che pretende in anticipo la parte dei beni paterni e, una volta entratone in possesso, li sperpera fino a ridursi all'indigenza più nera. Da padrone a servo, costretto al più umiliante servizio: guardiano dei porci, cioè di animali considerati immondi da parte dei Giudei.
Una situazione di estremo degrado.
Anche la via del ritorno non è lastricata di amore: torna, ma da servo, mentre il Padre attende il figlio.
Uno scenario di freddo grigiore squarciato dall'improvviso irrompere di una luce abbagliante.
La scena si anima: è tutto un correre, un accavallarsi di ordini che tradisce l'urgenza di un cuore che non può più contenere la piena dei sentimenti.
I segni del degrado sono cancellati e la dignità filiale restituita, senza la minima ombra di rimprovero, neppure tacito.
Ma prima che la gioia esploda pienamente nella festa, un particolare di rilievo richiama l'attenzione: "Mettetegli l'anello al dito". Con l'anello si apponeva il sigillo che autenticava e convalidava un documento. Quindi, nelle mani del figlio, è nuovamente rimessa la possibilità di disporre dei beni paterni e ciò senza neppure attendere che dimostri il proprio ravvedimento.
Viene in mente Pietro, il suo rinnegamento e la riconferma di un mandato con cui gli veniva affidata la Chiesa, il frutto prezioso del sacrificio di Cristo.
E con noi Dio non continua forse a fare così? Il rischio è di non farvi più caso, di non restare gioiosamente sorpresi, ma a ogni nostro ritorno Egli è lì, pronto non solo a riaccoglierci, ma a rimetterci l'anello al dito, riconfermandoci la sua fiducia e la missione che ci ha affidato.
Nella mia pausa contemplativa, voglio ritornare a tutte le volte in cui ho sperimentato l'amore infinito di Dio che mi riabbracciava, rievocando in particolare gli incontri sacramentali.
Signore, ogni volta che il sacerdote alza la mano su di me pronunciando le parole dell'assoluzione, le tue braccia di Padre tornano a stringermi mentre mi sussurri quel nome troppe volte dimenticato: figlio, figlio mio!
La voce di una santa
Il perdono è l'essenza stessa di Dio.
S. Caterina da Siena

 

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