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TESTO Commento Luca 1,26-38

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Annunciazione del Signore (25/03/2004)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

NESSO TRA LE LETTURE

Il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio richiama oggi tutta la nostra attenzione. Il mistero atteso fin dai tempi antichi e annunciato dai profeti (prima lettura), trova oggi la sua piena realizzazione. La pagina del vangelo che oggi leggiamo riassume in sintesi tutta la storia della salvezza e tutto il mistero dell'amore di Dio per gli uomini. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". Dio non entra nel mondo con la forza: ha voluto "proporsi". Ha voluto che all'incarnazione del Figlio precorresse il consenso di Maria (Ev). Questo "sì" è la definitiva realizzazione dell'alleanza. In lei è presente tutto il popolo d'Israele e, al contempo, vi è presente la Chiesa nascente. Il Signore diventa uno di noi. L'eterno fa il suo ingresso nel tempo. Le letture ci guidano verso il mistero pasquale. La parola del Figlio che esclama facendo il suo ingresso nel mondo: "Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà" (seconda lettura), sono già un'anticipazione di tutta l'obbedienza filiale fino alla morte di croce.

MESSAGGIO DOTTRINALE

1. Un decreto d'amore. Il decreto della Trinità è un decreto di amore: perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito per redimerlo. Quale valore deve avere l'uomo agli occhi di Dio, se Egli invia il suo amato figlio per ristabilire l'ordine, e chiamarlo di nuovo da dove si era perduto! È un decreto trinitario: il Padre decide per amore, il Figlio accetta in obbedienza amorosa e filiale al Padre. Lo Spirito Santo porta a termine l'Incarnazione col consenso di Maria. Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptoris Mater (n.9b) ci dice: "L'annunciazione, pertanto, è la rivelazione del mistero dell'Incarnazione all'inizio stesso del suo compimento sulla terra. La donazione salvifica che Dio fa di sé e della sua vita in qualche modo a tutta la creazione, e direttamente all'uomo, raggiunge nel mistero dell'incarnazione uno dei vertici".

La Trinità sceglie una via misteriosa per la redenzione degli uomini. Avrebbe potuto scegliere una redenzione per decreto, per un atto della sua volontà. Dio è onnipotente. Tuttavia, ci viene rivelato un piano inimmaginabile, il mistero arcano del quale parla san Paolo. Sceglie di fare un grande giro quando avrebbe potuto benissimo andar dritto all'obiettivo, senza trovare ostacolo.

Gregorio di Nissa nell'Oratio Catechetica Magna commenta: "Per quanto riguarda la potenza divina e suprema: né la grandezza dei cieli, né lo splendore degli astri, né l'ordine dell'universo, né la continua provvidenza sugli esseri rendono manifesta con tanta forza questa potenza quanto la sua condiscendenza verso la debolezza della nostra natura, perché mostra come l'alto, venendo all'umile, si lascia contemplare dall'umile senza discendere dalla sua altezza, e come la divinità abbraccia la natura umana e si fa come questa senza smettere di essere quella...". Quale testimonianza abbiamo più luminosa della sua bontà, del fatto che Lui stesso venga alla ricerca di colui che era passato dalla parte del nemico?

Dunque, Dio non si accontenta di redimere l'uomo, ma vuole che l'uomo partecipi alla Redenzione. Così, Maria appare come un astro luminoso in mezzo all'oscurità del peccato. Ella fu preservata dal peccato perché potesse acconsentire al Piano di Redenzione.

— Maria è turbata. Non potrebbe esser diversamente, di fronte a un saluto tanto inusuale. La presenza di Dio crea sempre stupore e meraviglia. Crea un santo timor di Dio. Maria è turbata da creatura umana quale lei era. Lei è entrata nell'ambito del Dio santo. Dio si è rivolto a lei con amore di benevolenza e amore elettivo.

— L'angelo rivela il piano di salvezza. È il mistero arcano. È il culmine del Piano di salvezza, dell'alleanza tra Dio e gli uomini, è il compimento del protovangelo: "Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa [la stirpe della donna, cioè Cristo] ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (Ge 3,15). È questo il suo piano inimmaginabile, che andava ben oltre qualsivoglia certezza e sicurezza umana. Dio ha voluto nascere da una donna.

— Maria offre l'assenso della sua volontà. Leggiamo dalla Redemptoris Mater (n.13): "Nell'annunciazione, infatti, Maria si è abbandonata a Dio completamente, manifestando "'obbedienza della fede" a colui che le parlava mediante il suo messaggero e prestando "il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà". Ha risposto, dunque, con tutto il suo "io" umano, femminile, ed in tale risposta di fede erano contenute una perfetta cooperazione con "la grazia di Dio che previene e soccorre" ed una perfetta disponibilità all'azione dello Spirito Santo, il quale "perfeziona continuamente la fede mediante i suoi doni"".

Sottolineiamo i due fattori della risposta di Maria: collaborazione perfetta con la grazia, e disponibilità perfetta allo Spirito Santo.

SUGGERIMENTI PASTORALI

1. L'obbedienza filiale. L'ingresso di Dio nel mondo è un invito ad ogni cristiano a praticare l'obbedienza filiale a Dio Padre. Il Signore ha un piano salvìfico per l'umanità e per ogni persona in particolare. Sta a noi accogliere questo piano con umiltà, con obbedienza filiale, sapendo che ciò che Dio desidera per noi è il meglio che possa capitarci. Solo alla luce dell'Incarnazione e dell'amore di Dio per noi, potremo comprendere il mondo, la sofferenza di tante persone, il mistero del peccato, il mistero della morte; senza l'Incarnazione, passione, morte e resurrezione del Signore, saremmo ancora nei nostri peccati, e resterebbero chiuse per noi le porte del cielo.

2. Maria, modello di obbedienza filiale e di amore di donazione. È opportuno qui riprodurre un numero dell'enciclico Redemptoris mater (n.46) del Santo Padre: "desidero solo rilevare che la figura di Maria di Nazareth proietta luce sulla donna in quanto tale per il fatto stesso che Dio, nel sublime evento dell'incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo, di una donna. Si può, pertanto, affermare che la donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità ed attuare la sua vera promozione. Alla luce di Maria, la Chiesa legge sul volto della donna i riflessi di una bellezza, che è specchio dei più alti sentimenti, di cui è capace il cuore umano: la totalità oblativa dell'amore; la forza che sa resistere ai più grandi dolori; la fedeltà illimitata e l'operosità infaticabile; la capacità di coniugare l'intuizione penetrante con la parola di sostegno e di incoraggiamento".

 

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