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TESTO Commento su Luca 24,1-12

padre Lino Pedron  

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno C) (30/03/2013)

Vangelo: Lc 24,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro 3e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. 5Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea 7e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». 8Ed esse si ricordarono delle sue parole 9e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. 11Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. 12Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

L'uomo pensa che la morte ponga fine a ogni speranza. La risurrezione, di conseguenza, non può che suscitare incredulità o ilarità (At 17,32; 26,24). Ai sadducei, che non la ritenevano possibile, Gesù aveva detto: "Non siete voi forse in errore, dal momento che non conoscete le Scritture né la potenza di Dio?" (Mc 12,24). La risurrezione è indeducibile da qualsiasi premessa umana: è rivelata a chi conosce la promessa e la potenza di Dio (20,27-40). È la realizzazione piena della salvezza di Dio. Egli non vuole la morte. Ha creato l'uomo per l'immortalità (Sap 11,26). Tutta la creazione, insieme con noi, è destinata alla risurrezione, espressione piena della nostra verità di figli di Dio (Rm 8,19-23).

Per questo non siamo "come gli altri che non hanno speranza" (1Ts 4,13) oltre la morte. "Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini" (1Cor 15,13-14).

Con la risurrezione di Cristo e degli uomini sta o cade il senso stesso della nostra fede. Essa infatti è esperienza del Cristo risorto. Luca insiste particolarmente sulla corporeità della risurrezione, perché l'ambiente culturale ellenistico al quale si rivolge la ritiene impossibile e addirittura disdicevole.

Il sepolcro è la bocca della morte che divora tutti e si chiude su tutti. Ma la pietra del sepolcro è rotolata via. L'ultima a morire non è la speranza, che muore subito, ma la certezza della morte, che costituisce la principale difficoltà a riconoscere il Risorto.

Il sepolcro vuoto è un dato fondamentale. È una condizione della fede pasquale. Il sepolcro vuoto di Gesù uccide la certezza più certa dell'uomo. Il mistero della morte, che si tramuta in vita, spiazza ogni possibile ragionamento. Il fatto non ha alcuna spiegazione.

Qui si inserisce l'annuncio che viene da Dio e che solo è in grado di far comprendere ciò che è accaduto. Questi due annunciatori continuano l'opera dell'angelo dell'annunciazione, che troviamo all'inizio del Vangelo: annunciano l'azione "impossibile" di Dio, che mantiene la sua promessa.

Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, poiché tutti vivono per lui (20,38). Cristo non è tra i morti, ma tra i vivi e cammina con loro (vv. 13-35). Il sepolcro vuoto volge la nostra mente in una direzione nuova e sorprendente.

L'annuncio pasquale: "Non è qui. È risorto!" ci fa comprendere perché Cristo non è lì nel sepolcro, ma nello stesso tempo, ci rimanda altrove per incontrarlo. Il "ricordo" delle parole di Gesù è il principio di ogni incontro con lui. Il racconto del vangelo, strutturato attorno al "memoriale" eucaristico, è questa "anamnesi" trasmessa fino a noi, di ciò che Gesù ha fatto e insegnato (At 1,1). È la luce per vederlo e per riconoscerlo come risorto.

Il v. 7 è il nocciolo del kèrigma evangelico, la sintesi di tutto quello che Gesù ha fatto e detto."Le donne si ricordarono delle parole dette da Gesù". Questa frase ribadisce l'importanza del ricordo di Gesù. Per questo Luca ha scritto il Vangelo.

Le donne, come ricevono, così trasmettono l'annuncio al quale hanno creduto. Sono il prototipo del credente. Tutti i credenti arrivano all'incontro pieno con il Signore risorto attraverso l'annuncio e il ricordo del Signore che ce lo spiega.

Questi nomi sono le firme dei testimoni. Notiamo che sono tutte donne. Nella cultura ebraica non erano abilitate a testimoniare. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato (1Cor 1,28) e ha scelto la pietra scartata come testata d'angolo (20,17 = Sal 118,22).

L'annuncio di Pasqua è assurdo per tutti: ancor prima che a quelli di Atene (At 17,32), agli apostoli stessi. Anche Festo griderà a Paolo, che annunciava il Cristo risorto: "Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello" (At 26,24). L'incredulità è un passaggio obbligato per giungere alla fede. Nel brano seguente vedremo il cammino dall'incredulità alla fede. Anche Pietro fa lo stesso cammino delle donne. E anche lui constaterà la medesima realtà: "Non è qui!". Il sepolcro vuoto azzera per tutti e per sempre ogni sicurezza di morte e mette davanti a quel mistero che solo l'annuncio può rivelare.

 

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