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TESTO Lo cacciarono fuori della città

Riccardo Ripoli  

Lunedì della III settimana di Quaresima (04/03/2013)

Vangelo: Lc 4,24-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,24-30

24

Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

25

Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;

26

ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.

27

C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

A volte è difficile capire quale sia la cosa giusta da fare. Se si è sinceri con una persona si rischia di attirare il litigio, se si blandisce si è falsi. Le persone sono contente quando diciamo ciò che fa loro piacere ed in pochi hanno il coraggio di confrontarsi seriamente ed in maniera costruttiva. Finché due persone, due schieramenti si contrappongono urlandosi addosso le proprie ragioni, cercando di distruggere l'altro, tentando di sopravanzare, il mondo sarà sempre pieno di guerre e di violenza. La famiglia è un indicatore del mondo e se capissimo come gestirla, capiremmo anche come cambiare il mondo. Purtroppo il gran numero di divorzi e separazioni la dice lunga sulla nostra incapacità di creare e far crescere nell'amore una famiglia. Dovremmo essere grati a chi ci critica, a chi lo fa con amore, senza astio, senza rivalità, per cercare di costruire un futuro. Quante volte i genitori rinunciano a dire ai propri figli ciò che sbagliano per paura di una lite, per paura di perderli e così, con grande codardia, li perdono davvero. Lo stesso accade con il coniuge.

Come i nostri figli, anche noi spesso ci tappiamo le orecchie davanti ai consigli, agli insegnamenti che ci arrivano da Dio. Ci fanno male perché mettono a nudo le nostre imperfezioni, i difetti, le mancanze ed allora ci ribelliamo e l'unica cosa che riusciamo a fare è la più stupida, quella di allontanare Dio dalla nostra vita, allontanare le persone che ci parlano di Lui. Eppure in famiglia abbiamo un esempio di come sia disastroso questo comportamento. Pensate ad un figlio al quale donate insegnamenti, amore, regole per il suo bene, per insegnargli a volare e immaginatevi, come purtroppo spesso accade, che vi chiuda il dialogo, che si allontani da voi, che arrivi ad escludervi dalla vostra vita. Quanto ciò sia sbagliato è anche inutile dirlo, ma cosa dovrebbe allora fare un genitore? Smettere di insegnare? dire sempre si? Molti papà e mamme lo fanno, danno al figlio tutto ciò che desidera, lo lasciano libero e senza regole, diventano compagni di gioco e non più educatori. E' giusto questo? No, questa è codardia, è paura di perdere l'oggetto del nostro amore, paura del dialogo. Dobbiamo perseverare nel fare la cosa giusta, ed i frutti arriveranno. Non smettete mai di insegnare a vostro figlio la differenza tra bene e male, dategli delle regole, siategli vicini con la forza di un educatore e la dolcezza di un amico. Se qualcuno si perderà, state certi che si sarebbe perso anche se gli aveste dato tutto ciò che desiderava, ma nel primo caso avrete perlomeno tentato e, sono sicuro, quei semi, quegli insegnamenti che gli avete donato saprà farli fruttare nel momento opportuno.

Non solo con i figli, anche con i coniugi, con i compagni, con i fidanzati, con gli amici dovrete usare l'arma del dialogo e non mettersi da parte con il viso imbronciato perché chiudersi agli altri significa una cosa sola, creare un muro e farsi mettere da parte oppure farsi sopportare.

 

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