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TESTO Chi ci togliera' la pietra?

don Romeo Maggioni  

Domenica di Pasqua (31/03/2013)

Vangelo: At 1,1-8a; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,11-18

11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

"Di buon mattino, il primo giorno della settimana - così comincia la cronaca di quella prima Pasqua a Gerusalemme - alcune donne vennero al sepolcro al levar del sole. Dicevano tra loro: Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?" (Mc 16,2-3).
Ecco la domanda: che cosa più pesa sul cuore dell'uomo? Sì, problemi sociali, familiari o personali; ingiustizie, umiliazioni, o speranze spente! Ma alla fine è paura di fronte al dolore e alla morte; quella pietra che tutto sembra annullare sarà posta anche sopra la nostra tomba!
Ma nessuno vi si rassegna; una molla potente dentro di noi ci spinge a sfondare ogni limite, a sognare l'impossibile..! Poi di fronte all'impotenza, qualcuno evade, qualche altro si ribella, o rimuove il problema dimenticando.
Con la speranza però non si può barare! Il problema della certezza del dopo morte esige un'urgente risposta; è bisogno della ragione e del cuore. Ecco: chi ci toglierà questa pietra che schiaccia la vita?
1) LA RISPOSTA E' UN FATTO
Di fronte al problema della morte e dell'aldilà.., incominciamo a lasciar cadere tutte le chiacchiere: auspici, miti, ideologie che si presentano come promesse di un futuro diverso ma senza fondamento (.. penso al messianismo marxista che ignora il destino individuale!). Rispettiamo le forme religiose che tentano di ipotizzare un Dio personale capace di allungare la mano fino all'uomo. Stiamo lontani dalle sette fideistiche e fanatiche che promettono paradisi fantasiosi ma che umiliano le giuste esigenze di razionalità;... e guardiamo nella storia ai FATTI che Dio ha posto come risposta al bisogno di certezza e di vita e come concreta salvezza. Il fatto è una Persona; il SI' di Dio all'uomo è Gesù Cristo risorto.
Quella mattina del 9 aprile dell'anno 30 della nostra èra qualcuno trovò una tomba vuota. Prima fu la Maddalena; Pietro e Giovanni vi giunsero subito dopo; poi i Dodici lo incontrarono vivo, toccandolo con mano, "mangiando e bevendo con lui dopo la sua risurrezione dai morti" (At 10,41); finché nella potenza di Pentecoste promise di "rimanere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Da allora, incominciando da Paolo sulla via di Damasco convertito da persecutore in fervente apostolo, ogni incontro con Lui vivo ha lasciato tracce profonde nella vita e nella storia degli uomini. La sua Chiesa che vive nei secoli è la prova più grande che la mano del Dio vivo la sostiene, come suo "corpo" che nutre, come sua "sposa" che ama, purifica e divinizza.
Un uomo allora - questo Gesù di Nazaret - ha solcato il mare verso l'ignoto, ha rotto il velo del mistero che gravava sull'uomo, e dall'aldilà è tornato vivo a dire: "Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato" (Gv 17,24). "Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Poi verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi" (Gv 14,2-3). Ora è chiaro il destino dell'uomo; ora s'è trovata la medicina unica che risolve il problema della morte e quindi della vita. "Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti" (1Cor 15,19-20).
2) UN DESTINO INSOSPETTATO
Precisiamo bene allora che cosa è il destino di risurrezione e di vita che Cristo ci garantisce. Non si tratta di una vivificazione, cioè di ritornare ad una vita come prima, come ad esempio è capitato a Lazzaro. Né, come è nella credenza comune, solo di immortalità dell'anima, perché si parla di risurrezione del corpo, quindi di una vita ridataci nella integrità della persona, anima e corpo. Né una sopravvivenza nella forma della reincarnazione, come mode orientali suggeriscono, perché si tratta del nostro corpo. Si tratta invece di quanto in sostanza professiamo nel Credo: credo la risurrezione della carne. Questo corpo, cui siamo tanto attaccati, sarà "trasfigurato", cioè ri-creato e reso eterno, come appunto è avvenuto per Cristo risorto. Al come sarà, risponde san Paolo: "Qualcuno dirà: come risorgono i morti? Con quale corpo verranno? Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore. Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell'incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza" (1Cor 15,35-43).
La qualità di vita nuova sarà non soltanto nella dimensione della lunghezza - cioè eterna -, ma nel senso della partecipazione alla vita stessa di Dio; quello che noi chiamiamo il paradiso. Gesù è andato a sedersi alla destra del Padre, a indicarne una profonda intimità. Scrive san Giovanni: "Noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è" (1Gv 3,2). Saremo partecipi a pieno titolo della vita intima della Trinità: "Siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21), auspicò un giorno Gesù pregando il Padre per tutti noi. Fino a quell'immagine commovente che descrive l'intimità di casa cui saremo introdotti: "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli: in verità vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli" (Lc 12,37).
Con l'umanità rinnovata sarà anche tutta la creazione, che ora "geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo" (Rm 8,22-23). E' scritto nell'Apocalisse: "Vidi poi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (21,1.5). Tutta la realtà umana e tutta la realtà cosmica diverranno per sempre quello che Dio aveva sognato fin dall'inizio: la sua casa dove l'uomo vive in pienezza la vita stessa di Dio, per l'eternità. "Perché Dio sia tutto in tutti" (1Cor 15,28).
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Sogni e utopie umane che con la Pasqua sono scavalcati e superati dalla generosità fantasiosa di Dio. Qui, naturalmente, e solo qui, si fonda l'unico vero umanesimo plenario e l'unico serio materialismo!

Con le promesse, Cristo ci ha anticipato garanzie e strumenti. Rinnovarsi con i sacramenti pasquali significa mettere dentro quel motore di vita che è lo Spirito Santo capace appunto di scavalcare anche la morte. "Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11).

 

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