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TESTO Il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte

Riccardo Ripoli  

Mercoledì della II settimana di Quaresima (27/02/2013)

Vangelo: Mt 20,17-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Spesso ci domandiamo quale sia la strada che dovremo prendere nella nostra vita. Durante la nostra esistenza ci troviamo spesso davanti ad un bivio e siamo chiamati necessariamente a scegliere, ed è facile che si opti per il sentiero meno faticoso senza pensare troppo a dove possa portare, si fanno delle scelte che spesso condizioneranno la nostra vita a cuor leggere solo perché vediamo un percorso in salita ed uno in piano. Si sceglie ad esempio il fidanzato guardando ad aspetti esteriori oppure al carattere più mite senza soffermarci troppo a pensare se quello più difficile da trattare non sia in realtà soltanto ombroso, ma magari migliore come futuro marito e padre dei miei figli. Si va a fare volontariato presso un'associazione che ha fama nazionale perché lì van tutti e non guardiamo che magari ci sono altre associazioni più piccole che hanno un reale bisogno di volontari per crescere ed aiutare con passione tante persone e per le quali il nostro aiuto sarebbe determinante, mentre per quelle più famose saremmo solo uno dei tantissimi volontari e l'impegno a noi richiesto sarebbe minimo, così dicasi per il cinque per mille o altri aiuti. Davanti alla morte di una persona a noi cara potremmo scegliere di continuare al nostra vita senza troppi scossoni, aspettando che quella ferita si rimargini da sola, oppure prendere forma da quella mancanza e creare in noi una nuova vita al servizio degli altri. Se scegliamo un fidanzato tranquillo, magari poi abbiamo una vita tranquilla; se scegliamo di aiutare un'associazione ben inquadrata ed organizzata, magari poi ci dicono cosa fare e ci sentiamo utili; se non ci spostiamo più di tanto davanti ad un evento che ci rivoluziona la vita, magari proseguiamo il nostro cammino senza troppi scossoni. Cosa c'è di male? In fin dei conti a noi basta vivacchiare, camminare tranquilli su un tappeto erboso, e se vediamo o sentiamo qualcosa che richiama la nostra attenzione, qualcosa che ci faccia sobbalzare basta tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi per non vedere e non sentire e proseguire così la nostra vita vivacchiando.

Che bischeri che siamo, ma non ci rendiamo conto che non possiamo essere passivi? Che la vita è lì, davanti a noi per essere vissuta. Quante persone, una volta sposatesi con la persona pantofolaia e metodica passano anni nella tranquillità ed un mattino si svegliano e guardando indietro vedono una vita insignificante e si domandano che senso abbia vivere in quel modo? Quanti dopo anni di aiuti ad associazioni blasonate si accorgono di essere solo dei numeri? Quanti dopo anni dalla morte di una persona cara si accorgono che il ricordo sta svanendo e di lui o di lei non rimane quasi più traccia nelle persone che conosciamo? Ma che senso ha vivere una vita così? Non sarebbe forse più bello sposare qualcuno che ci faccia sentire vivi ogni giorno, che ci stimoli continuamente, che ci dia la carica ed il sostengo spronandoci continuamente magari anche con piccole liti, ma con il quale crescere e costruire insieme un mondo diverso? Non sarebbe forse più bello far parte di associazioni per le quali possiamo essere parte integrante ed importante di una realtà, parte di una grande famiglia capaci di costruire insieme un futuro per tante persone che vediamo e tocchiamo con mano gioendo e soffrendo con loro? Non sarebbe forse più bello che sempre più persone possano conoscere attraverso di voi le persone care che hanno lasciato questo mondo ed in nome delle quali si possa costruire, non senza sacrifici e lotte, un mondo migliore?

A voi la scelta, siete ovviamente liberi di percorrere la strada che preferite, quella in piano senza scossoni, oppure quella in salita irta di ostacoli e faticosa che vi porterà sopra una vetta dalla quale potrete godere della gioia delle vostre fatiche.

Due aspetti sono da prendere in considerazione: costruzione e sofferenza

Ai miei ragazzi dico sempre che quando si trovano dinanzi ad un bivio valutino bene, e non con leggerezza, ogni possibile soluzione ed implicazione partendo dall'idea che quasi sempre la strada più difficile è quella più bella e la migliore da prendere per la nostra vita e per quella degli altri, difficile inizialmente ma piena di soddisfazioni in seguito.

Il percorso dove costruiamo con sofferenza è qualcosa che ci fa sentire vivi ogni giorno e la morte ci troverà attivi e operativi al punto che non riuscirà a farci morire perché il nostro spirito continuerà ad aleggiare su questa terra attraverso le nostre opere.

Gesù ha percorso una strada in salita, una strada che lo ha portato in vetta ad un monte sul quale lo hanno crocifisso. Possiamo credere o meno che fosse il Figlio di Dio, ma questo non cambia la grandezza di quella vita. Pensate a quante persone abbiano seguito il suo esempio aiutando tante persone e cambiando un pezzo di mondo. Madre Teresa poteva essere una delle tantissime suore che si allineano a certi schemi, invece ha lottato per percorrere la strada difficile che aveva scelto, ma pensate a quante gioie ha avuto, a quanto bene abbia fatto, a come il suo nome rimarrà per sempre con noi e le sue opere verranno imitate e serviranno ad aiutare l'umanità. Quanti esempi nel nostro quotidiano di persone che abbiano fatto scelte coraggiose, non adeguandosi a schemi e formalismi, che nonostante le difficoltà continuano con caparbietà a seguire la strada contro vento. Difficile? Si, certamente, ma quante soddisfazioni. Quanta gioia nel vivere una vita del genere. Moriamo tutti prima o poi, ma abbiamo un dovere morale, quello di mettere a frutto i doni che Dio (la natura se non credete) ci ha dato. Pensateci bene, se avete mille euro a disposizione cosa credete sia meglio fare? Prendere pochi spiccioli ogni giorno e comprarci quel che vi basta per vivere, oppure investirli e con gli interessi mangiare in abbondanza voi ed altre persone? Nel primo caso mangiate subito, ma mangiate poco e alla fine non vi resta nulla in mano. Nel secondo caso farete la fame nei primi tempi, ma poi vivrete nell'abbondanza e alla fine della vostra vita potrete lasciare una bella eredità a chi vi è stato vicino.

La scelta è vostra, ma pensateci oggi per non avere rimpianti domani.

 

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