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TESTO Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d'aspetto

dom Luigi Gioia  

II Domenica di Quaresima (Anno C) (24/02/2013)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Ad un nomade, Abramo, che vagava di pascolo in pascolo con il suo gregge ed il suo clan, ovunque straniero e forestiero, un uomo senza figli che aveva, con sua moglie, ampiamente superato l'étà nella quale si può sperare di poter ancora procreare, a questo uomo il Signore fà una promessa: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunge: Tale sarà la tua discendenza. (Gn 15, 5).

Abramo credette in questa promessa. Colui che lo invitava ad alzare gli occhi per contemplare l'immensità del firmamento stellato ne era l'artefice: Dio fece le due grandi luci: la luce maggiore per presiedere al giorno e la luce minore per presiedere alla notte; e fece pure le stelle. (Gn 1, 16). Se lo spettacolo dell'infinità del numero delle stelle dona le vertigini, quanto più si è colti da un senso di stupore e di meraviglia quando si pensa alla gloria del loro creatore. I cieli sono un libro aperto che racconta la gloria di Dio: I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. (Sal 18, 2). E lo stupore cresce quando questo Signore ci rivela che i cieli non solo ci fanno conoscere la sua identità, ma narrano anche il suo progetto su di noi. L'infinità delle stelle è stata voluta per significare l'infinita fecondità della fede, l'infinito amore del Signore che si china sulla sua creatura per stringere amicizia con essa: Tale sarà la tua discendenza!. Possiamo anche noi allora esclamare: Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi? (Sal 8, 4s).

Pietro, come Abramo, è stato invitato dal Signore a levare lo sguardo, non però per contemplare il firmamento stellato, ma il giorno che è Cristo, la stella del mattino che si leva nei cuori dei credenti (cf. 2Pt 1, 19). Diventato anziano, racconta che, con Giacomo e Giovanni, sono stati testimoni oculari della sua grandezza. Cristo infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: "Questi è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto il mio compiacimento". Questa voce noi l'abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. (2 Pt 1, 17s).

Anche a Pietro ed agli altri discepoli il Signore prometteva una discendenza infinita: Seguitemi, vi farò pescatori di uomini (Mt 4, 19). Anche a lui chiedeva, come ad Abramo, di credere ad una tale promessa, ad una tale missione, semplicemente sulla sua parola. E anche Pietro, come Abramo, è invitato ad alzare gli occhi, per contemplare la gloria di Dio non semplicemente attraverso il riflesso indiretto che ne offre la creazione, ma sul volto stesso del Cristo: Il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante (Lc 9, 28).

Pietro, Giacomo e Giovanni non sono stati scelti a caso. Di lì a poco proprio loro sarebbero stati testimoni della tristezza, dell'angoscia, del terrore di Cristo nel giardino degli Ulivi. Alla luce della trasfigurazione potevano capire che tale abbassamento non era subito, ma scelto, non era un segno di debolezza, ma di potenza suprema, quella dell'amore che va fino al dono totale di sè, fino alla morte di croce.

Luca nota che la gloria di Dio si manifesta sul volto di Gesù nel momento in cui si mette in preghiera. Anche per noi, la preghiera è la via di accesso a questa stessa luce, a questa stessa consolazione, a questa stessa speranza. Quando siamo invasi dalla paura, quando siamo tentati di dubitare del Signore, della sua promessa, solleviamo lo sguardo del cuore per contemplare non più solo le stelle del cielo, ma il volto del Signore: "Il mio cuore ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!». Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto". Su questo volto scorgeremo la luce che scaccia ogni paura, ogni timore: Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Questa luce ci renderà saldi nella fede, perseveranti nella speranza: "Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore." (Sal 26).

 

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