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TESTO Maestro, com'è bello stare qui

mons. Antonio Riboldi

II Domenica di Quaresima (Anno C) (24/02/2013)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Il dolore, la delusione, il senso del vuoto d'animo, la disperazione e tutto quello che volete, è come se lasciasse la sua impronta sul viso di tutti. Facile leggervi quel che uno sta vivendo, sempre che abbiamo occhi per leggere l'anima di chi ci sta vicino.
Non si può nascondere l'anima.

A volte si cerca una maschera, ma si capisce subito il tormento di un cuore.

Quando incontro qualcuno o, ancor più, quando qualcuno viene a trovarmi per esporre i suoi problemi, soprattutto se angosciano, è come se quello che dicono fosse scritto sul volto.
Inutile nasconderlo o fingere. Almeno tra amici.

Così come a volte si legge la grande gioia o la grande bontà, che è in una persona. Il volto si illumina: ‘si trasfigura'.

Ho nei miei ricordi ‘volti trasfigurati', che facevano e fanno trasparire, senza che loro se ne accorgano, il bello che vivono.

Di alcuni di essi porto un ricordo indelebile. Come quello del grande Giovanni Paolo II. Quando incontrava qualcuno, e soprattutto i bambini, o viveva eventi come le Giornate mondiali della gioventù, si veniva rapiti da quel volto radioso, come se vivesse in Cielo.

Ho avuto il dono di celebrare qualche volta la S. Messa con lui, nella sua cappella, in Vaticano.

Mi distraeva o coinvolgeva il suo volto: immerso totalmente nel Mistero che viveva.

Come il volto di un sacerdote ‘santo' che, quando era in adorazione, - e la sua vita sembrava una continua adorazione, ossia un parlare bocca a bocca con Gesù - era solo luce, tanta luce.

Così come il volto trasfigurato di mamma, quando mi abbracciò nella ordinazione sacerdotale.

Chi di noi vive l'esistenza in pienezza di fede e carità conosce questi momenti di ‘trasfigurazione', a volte per la gioia, a volte per il dolore. Questo lo considero un grande dono del Padre.

Il Vangelo di oggi ci racconta appunto ‘la Trasfigurazione' sul monte Tabor.

Posso immaginare il volto di Gesù, che non conosceva certamente il buio delle nostre debolezze, ma che doveva essere sempre ‘bello come il sole', quando parlava alle folle, che si lasciavano catturare dalle Sue Parole illuminanti e dal Fascino della Sua Persona, fino a dimenticare stanchezza e fame, al punto da commuoverLo.

Gesù stava lasciando la Galilea per inoltrarsi nella Giudea. Nella Giudea non solo c'era la bellezza della città santa, Gerusalemme, ma c'era il rifiuto della Sua presenza e lo attendeva la sua prossima morte in croce.

Credo che anche in Gesù, il pensiero di quello che lo attendeva, velasse il viso di grande tristezza, accolta però con serenità, perché sapeva che sulla croce, avrebbe dato la sua vita, come supremo atto di amore al Padre, per farci tornare figli.

Ma sapeva anche che quella morte avrebbe scandalizzato i suoi, che si sarebbero sentiti traditi, come ingannati. Voleva quindi rassicurarli.

È proprio l'atteggiamento che Gesù ha verso di noi, quando siamo tentati di abbandonarLo, perché quello che ci accade non sembra proprio, all'apparenza, un atto di amore...come la sofferenza o la morte di una persona cara. I momenti avvertiti da noi poveri uomini come ‘abbandoni di Dio'.

E allora Gesù cerca di rassicurare i suoi con la testimonianza di chi era presente, perché quanto avrebbero visto doveva rimanere impresso nei momenti della prova.

Racconta Luca: "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. E mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto, la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con Lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria e parlavano della sua dipartita, che avrebbe portato a termine a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sono, tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con Lui. Mentre questi si separavano da Lui, Pietro disse a Gesù: ‘Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia'. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse: all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce che diceva: ‘Questi è il Figlio mio: ascoltatelo'. Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono ad alcuno nulla di quello che avevano veduto". (Lc. 9, 28-36)

Sappiamo tutti come, al momento della cattura di Gesù, nell'orto del Getsemani, tutti fuggirono.

Per paura di essere coinvolti? Per paura dell'odio che esprimevano quanti erano venuti a catturare Gesù? Forse perché delusi, confusi, di fronte ad un Maestro, un Figlio di Dio debole, che non sapeva resistere alla brutalità degli uomini?
Che era rimasto della Trasfigurazione sul Tabor?

Questa è la storia di ogni uomo, molto simile a quella dei discepoli, se non a volte peggiore: abbandonare Dio, quando si fa buio nella vita.

Diceva Paolo VI - che cito spesso perché è davvero un grande maestro, che Dio ha donato a noi, come del resto ogni Papa dei nostri tempi - :

"Se io domandessi agli uomini del nostro tempo: chi ritenete che sia Gesù Cristo? Come lo pensate? Ditemi: chi è il Signore? Chi è questo Gesù, che noi andiamo predicando da tanti secoli e che riteniamo sia ancora più necessario della nostra vita annunciarlo? Chi è Gesù? Alla domanda, alcuni, molti forse, non risponderebbero, non saprebbero che dire. Esiste come una nube - e questa sì che è pesante, ben diversa da quella scesa sul monte Tabor - di ignoranza che oscura tanti intelletti. Si ha una cognizione vaga del Cristo, non lo si conosce bene, si cerca anzi di respingerlo: Al punto che, all'offerta del Signore che vuole essere per tutti guida e maestro, si risponde di non averne bisogno e si preferisce tenerlo lontano. Quante volte gli uomini non vogliono che Gesù regni su di loro e cercano in ogni modo di allontanarlo! Lo vogliono quasi cancellare e togliere dalla faccia della civiltà moderna. Non si vuole più l'immagine di Cristo. Ma noi che crediamo in Cristo, noi sappiamo bene chi è il Signore? Sapremo dirgli una parola diretta ed esatta, chiamarlo veramente per nome: Maestro, Pastore?" (14 marzo 1965)

Sono domande che dovrebbero diventare guida nella nostra Quaresima, meglio ancora diventare nostra vera vita.

È incredibile davvero come troppi si lascino sedurre dall'inganno del mondo, che cerca di farci credere che la vera nostra ‘trasfigurazione' stia nel possesso dei beni della terra, nella superbia o quant'altro ci attira.

Ma può mai l'idolatria delle cose donarci quella luce sul volto che è nelle persone buone, magari povere, ma vicine a Dio?

Si può forse confrontare il volto ‘radioso' di un santo, di una persona buona, con la smorfia che è in tanti per la delusione che provano dopo un momento di superficiale felicità?

"Non so cosa pagherei - mi diceva un giorno un signore - per capire come fa certa gente ad avere un volto così bello che riflette una gioia sincera che noi non conosciamo. Sembriamo tutti felici, ma ogni giorno dobbiamo conoscere la tristezza profonda della delusione".

Una spiegazione a questa incapacità di accedere alla gioia del cuore, ce la dà oggi San Paolo nella lettera ai Filippesi:

"Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti, ve l'ho detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come Dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. La nostra patria invece è nei Cieli". (Fil. 3, 4-1)

Parole dure, ma dette con le lacrime agli occhi, perché chiunque ha conservato nel cuore almeno il desiderio della bellezza dell'anima, sa cosa vuol dire soffrire per chi si perde, in famiglia o nella società. Così come tutti conosciamo lo stupore quando incontriamo qualcuno il cui cuore pare essersi fermato sul Tabor...anche se il Tabor, a volte, è il Calvario.

La Quaresima, carissimi, è entrare in questo splendore, ma dobbiamo salire il monte, ossia farci catturare dalla luce di Dio e strapparci le tante ombre che fanno male... tanto male.

Non resta che pregare, affidarsi alla Parola ed amare.

 

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