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don Luciano Cantini  

II Domenica di Quaresima (Anno C) (24/02/2013)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Circa otto giorni dopo questi discorsi

Il testo liturgico omette la parte di versetto che fa da collegamento a quanto precede e che ben introduce la particolare lettura che Luca di offre di questo episodio diversificandolo dai testi paralleli di Marco e Matteo. «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (9,22)... è proprio il mistero della croce l'argomento di quei discorsi che l'espressione "otto giorni" pone nella prospettiva pasquale. Diventa perciò chiaro il senso dell'espressione, tipica di Luca, che troviamo dopo: parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Gesù uscirà (esodo) da Gerusalemme per salire su un altro monte per portare a compimento il progetto d'amore ed abbracciare il rifiuto dell'uomo sulla croce.

Salì sul monte a pregare

Per Luca la preghiera è una delle chiavi di lettura fondamentali per capire Gesù. Agli occhi dei suoi discepoli appare talmente speciale e alternativa alle loro abitudini religiose che sentono il bisogno di chiedere: "insegnaci a pregare" (Lc 11,1-4). La preghiera di Gesù non è sul piano della comunicazione o della contemplazione, piuttosto su quello della comunione. Nella comunione con il Padre il volto di Gesù "diventa altro" (cambiò d'aspetto), così da mostrare l'alterità di Dio. Mosè ed Elia testimoniano che la preghiera ci fa entrare nella Scrittura e ci apre alla storia della salvezza. Nel colloquio con Mosé ed Elia Gesù rivela il compimento ultimo della sua vita, il suo Esodo. La preghiera ci immette nel cammino verso la nostra Pasqua, non ci lascia sterili ma cambia il nostro volto, il modo di leggere la storia e di guardare verso il volto "altro" del prossimo (Cfr. Lc 6, 27-35).

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno

Il sonno opprime, fa' chiudere gli occhi; per vedere occorre fare la fatica del vegliare; nella loro fragilità umana Pietro e gli altri fanno fatica a condividere quella preghiera così coinvolgente, impegnativa e trasformante. Anche nel Getzemani i discepoli "dormivano per la tristezza" (Lc 22,45) mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e il suo sudore diventò come gocce di sangue (22,44).

Restò Gesù solo

All'oppressione del sonno si aggiunge l'ombra della nube e la paura dei discepoli che rende tutto difficile da capire; alla fine resteranno ammutoliti difronte a quest'evento così complesso: l'abito sfolgorante e il buio della nube, la gloria e la croce, la conversazione e il silenzio, il sonno e la veglia, la paura e la consolazione, la compagnia di Mosé ed Elia e Gesù che rimane solo. Anche sulla croce Gesù rimane solo nella totale comunione con il Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46).

In questo tempo di quaresima prendiamoci il tempo di salire sul monte, liberi di lasciarci trasformare dalla comunione col Padre così che il volto altro dell'uomo, perché povero, straniero o diverso da me, rispecchi in me il volto altro di Dio.

 

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