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TESTO Commento su Matteo 16, 15-16

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Venerdì della I settimana di Quaresima (22/02/2013)

Vangelo: Mt 16, 15-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Mt 16, 15-16

Come vivere questa parola?
RICONOSCERE
Camminare, accorgersi, ritornare, chiedere sono i verbi che hanno segnato questa prima settimana di Quaresima: il vangelo di oggi mette alla prova l'autenticità del cammino di conversione finora messo a fuoco, con la domanda a cui anche gli apostoli dovettero rispondere, circa a metà della loro esperienza con Gesù: " Ma voi, chi dite che io sia?". La risposta è facile e immediata. Peccato che ai suoni, alle parole corrette non sempre corrisponda la vita.
Pietro ci accompagnerà in queste settimane fino a Pasqua, interpretando molti dei nostri sentimenti e atteggiamenti. Entusiasmo e delusione, coraggio e ipocrisia, fedeltà e tradimento si mescoleranno tra loro nella trama della vita ordinaria di ogni giorno, disegnando l'itinerario zoppicante del discepolo che tenta e non deve mai smettere di cercare.
Ci sostiene in questo cammino la preghiera di grazie; riconoscere il bello della nostra vita, l'inatteso, il gratuito, ciò che ci stupisce e ci rallegra, allena il nostro essere a mettere Gesù al centro: la persona autentica di Gesù, non la finta rappresentazione che a volte in noi adoriamo.
Oggi, Signore, cercherò in me la risposta alla tua domanda: chi dici che io sia? Vorrei risponderti che sei il Signore della mia vita, che ti amo con cuore indiviso, che trovo il tuo volto in ognuno dei miei fratelli... Tu, perdona la mia infedeltà, il finto entusiasmo, la parola senza verità e non abbandonarmi mai. Aiutami a riconoscerti lì dove ti manifesti.
La voce di un santo
"Noi che abbiamo questo grandissimo e dolcissimo nome da ripetere a noi stessi; noi che siamo fedeli; noi che crediamo in Cristo; noi sappiamo bene chi è? Sapremo dirgli una parola diretta ed esatta; chiamarlo veramente per nome; chiamarlo Maestro, Pastore; invocarlo quale luce dell'anima e ripetergli: tu sei il Salvatore? Sentire, cioè, che egli è necessario, e noi non possiamo fare a meno di lui; è la nostra fortuna, la nostra gioia e felicità, promessa e speranza; la nostra via, verità e vita? Riusciremo a dirlo bene, completamente?"
Dai discorsi (14 marzo 1965) di Paolo VI

 

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