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don Alberto Brignoli  

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (10/02/2013)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Non tutto quello che progettiamo o programmiamo di fare ci riesce come vorremmo. Anzi, a dire la verità sono poche le attività che riusciamo a realizzare esattamente come le pensiamo o come le immaginiamo. E molte volte, non solo si manifestano in maniera completamente differente da come le abbiamo pensate, ma addirittura vanno a monte. Pensi una cosa, inizia a programmarla, ci investi energie, tempo, risorse anche economiche, e poi...e poi capita che, per un imprevisto, per cause di forza maggiore, o anche solo per scarsa fortuna, tutto quanto vada in fumo. Finché si tratta di attività di poco conto, o di momenti di svago e di divertimento (come può essere una mancata vacanza), poco male. Ma quando si tratta di cose su cui si basa la nostra vita, come un lavoro che viene meno o un investimento di energie e di risorse andato male e che pregiudica il futuro proprio o delle persone care, tutto si fa più serio, se non - in molti casi - drammatico.

Come dev'essere vivere o sopravvivere di pesca, spendere i pochi soldi guadagnati rattoppando le reti e riverniciando la barca, coinvolgere un gruppo di amici con i loro mezzi per cercare di pescare di più, stare svegli tutta la notte per catturare la maggior quantità possibile di pesci, attendere per ore e ore che il mare si calmi, per poi ritirare a braccio le reti pesantissime, intrise di acqua, e trovarle...completamente vuote? Dev'essere come dedicare una giornata o una settimana, o magari un mese, o chissà, un anno intero, per realizzare un'importante attività in parrocchia, con un gruppo giovanile piuttosto che in un percorso formativo per famiglie, e vedere che alla fine nessuno vi prende parte. La situazione che si crea è veramente frustrante, e di fronte a ciò ti sorge spontanea la domanda: "Ma chi me lo fa fare?".

Ma chi ce lo fa fare, di sprecare il nostro tempo e le nostre forze in cose che noi riteniamo e sono realmente importanti, ma che poi si rivelano prive di senso? E magari ti accorgi pure che c'è gente che senza il minimo sforzo e la minima fatica ottiene tutto quello che vuole... Davvero, la vita tante volte appare senza un senso: certo, è giusto e doveroso impegnarsi, insistere, investire risorse per crearci un lavoro, una casa, un futuro per noi e i nostri cari...ma se poi la fatica fatta non viene ripagata, che senso ha? E quando queste cose le sperimentiamo sulla nostra pelle, e magari nemmeno troppo di rado, si crea il buio dentro e intorno a noi...

Buio, come quella notte sul lago di Gennésaret, durante la quale Simone non prese nulla e a causa della quale il buio si prolungò anche ben oltre l'alba. Ci mancava pure l'insolito caos di una folla che fa ressa intorno a uno sconosciuto personaggio, uno dei soliti predicatori di strada che andavano di moda a quel tempo...quando si è contrariati per le cose che "non girano" per il verso giusto, non si ha proprio voglia di caos e di folle. Ci manca che il predicatore si sieda sulla sua barca, ne prenda possesso e la trasformi in un pulpito...

Eppure, è stata la mossa vincente, perché poi quel predicatore ricambierà la cortesia. Simone ha trovato altro da fare, quel giorno: tant'è, pescare tutta la notte non era servito assolutamente a nulla, si poteva pure sprecare una mattina per ascoltare una parola diversa dalle altre. E tra l'altro, dopo aver rivolto la parola alle folle, si rivolge direttamente a lui: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca".

"Ancora???", avrà pensato Simon Pietro. "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". "Chiedimi qualsiasi cosa, ma non di darti da mangiare o di pescare per te, perché proprio non funziona... Ma ti ho ascoltato mentre parlavi alle folle, e non sei come gli altri, hai qualcosa di particolare, credi a quello che dici, ci metti passione, sembri un po' a me e ai miei soci, quando andiamo a pescare, per cui...sulla tua parola getterò le reti".

Quello che avvenne poi, quel giorno, sul lago di Gennésaret, lo sappiamo bene, e forse non è così determinante, ai fini della vicenda di Pietro, perché le reti, ormai, già le aveva gettate "sulla sua parola", solamente basandosi sulla sua parola. Dio è così. Gli basta una parola. Gli è sufficiente dire una parola, e guarisce il servo del centurione; gli basta dire una parola, e crea il cielo e la terra; gli è sufficiente dire "prendi il largo e getta le reti", e le reti si spezzano per l'enorme quantità di pesci.

Perché la sua parola è forte, perché la sua parola è vera, perché la sua parola non fa promesse populistiche inutili e impossibili da mantenere. Quello che dice, Dio lo fa', perché la sua parola non è "altro" da lui; perché la sua parola è lui stesso; perché la sua parola, o meglio lui che è la Parola, è capace addirittura di personificarsi, di farsi persona, di farsi carne e ossa come noi, di conoscere cos'è la fatica di pescare tutta la notte senza prendere nulla e di farci sperimentare la gioia e lo stupore per i miracoli che ancora la vita è capace di regalarci.

E poco importa quello che siamo: umili pescatori o superbi peccatori; profeti che vivono giorno e notte nel tempio alla presenza di angeli, cherubini e serafini, o uomini dalle labbra impure; apostoli della prima generazione cui vengono trasmesse tutte le verità di fede sin dagli inizi, o persecutori della Chiesa di Dio indegni di essere chiamati discepoli di Cristo, più simili a un aborto (come dice Paolo) che a veri figli di Dio.

Perché è solamente "per grazia di Dio che siamo quello che siamo". E "la grazia di Dio, in noi, non è vana": perché, anche se fatichiamo tutta la notte senza prendere nulla, e fatichiamo più degli altri per essere un po' credibili in ciò che facciamo e in ciò che diciamo, con un Dio così ne vale davvero la pena.

E allora, sulla sua parola, continueremo, senza stancarci, a gettare le reti.

 

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