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TESTO Io sono la Risurrezione e la vita - ambrosiano

don Romeo Maggioni  

V Domenica di Quaresima (Anno C) (28/03/2004)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

per il rito Ambrosiano Es 14,21-30 – Ef 2,4-10 – Gv 11,1-45

Il problema dell'uomo è la morte. Anche Cristo ha pianto, per la morte d'un amico. E' IL problema! Il contesto del vangelo di oggi è la domanda che nasce a un funerale: perché? "Se tu fossi stato qui, non sarebbe morto". "Costui che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva far sì che questi non morisse?". E' interrogazione riferita a Dio, alla sua potenza, al suo dichiarato amore per l'uomo.
Cristo dà una risposta.

1) "LAZZARO VIENI FUORI"

E' questo chiaramente un segno: della potenza di vita che ha Dio; della volontà e mira finale che possiede tutta l'opera di riscatto di Cristo. Venuto a salvare l'uomo, Cristo guarisce i corpi, libera dal demonio, perdona i peccati, e risuscita i morti. A Cafarnao ridona viva ai genitori una bambina di dodici anni; a Naim ferma un funerale e restituisce vivo il figlio unico ad una madre vedova. Qui Gesù piange un morto di famiglia, era la famiglia dei suoi amici più cari, e freme sentendo tutto il peso della tragedia di noi uomini. Ma fino a qui, proprio da qui è venuto a riscattarci, fino alla signoria sulla morte. Per questo io sono cristiano - diceva già san Paolo -: perché avendo sentito in giro che Cristo è l'unica medicina che risolve il problema della pelle, mi aggrappo a Lui; noi cristiani saremmo la gente più insensata se credessimo a Cristo solo per questa vita (cf 1Cor 15,19). "La risurrezione della carne", professiamo nel Credo, "e la vita eterna". Questo è il destino che ora Cristo restituisce all'uomo, non tanto una rivivificazione, quanto una pienezza di vita che va oltre: la vita stessa di Dio!

"Credo che risusciterà nell'ultimo giorno", dice Marta. Ma Gesù risponde: "Io sono la risurrezione e la vita". La novità sta qui: Lui, Cristo è lo strumento diretto di tale risurrezione; ed è qui! Quel destino di vita che Dio aveva sognato per l'uomo e che l'uomo ha perso col peccato - "La morte ha raggiunto tutti gli uomini perché tutti hanno peccato" (Rm 5,12) -, ora è Cristo a renderglielo, con la sovrabbondanza della grazia che ha superato di misura il danno del peccato (cf Rm 5,15-19). "In nessun altro c'è salvezza". E' il suo gesto di redenzione l'unico strumento ora praticabile per arrivare alla vita. E' passato Lui per primo dalla morte per vincerla definitivamente con la sua risurrezione, e ora è Lui il Signore; Signore anche della signora del mondo che è stata la morte fino ad allora.

"Credi tu questo?". "Chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno". La risurrezione di Lazzaro è concessa alla fede di Marta e Maria. "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che deve venire nel mondo". "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3). Così un giorno Gesù sintetizza tutta la sua opera: "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno" (Gv 5,21-25). Per questo quel giorno a Betania Gesù gridò: "Lazzaro, vieni fuori!".

2) "CON LUI CI HA RISUSCITATI"

Se è la fede in Cristo ciò che riscatta dalla morte, questa è disponibile anche a noi oggi. Gesù è risuscitato per essere "il primogenito dei risorti", non il caso unico. Per la solidarietà creaturale che ha con noi, quel suo atto in un certo modo ci ha coinvolti con Lui: "Fratelli - dice oggi san Paolo - Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù". Nel testo greco, san Paolo ha dovuto inventare delle parole nuove: convivificati, conrisuscitati, fatti consedere alla destra di Dio! Se abbiamo fede in quel suo gesto di riscatto, anche noi risorgeremo: "Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede".

Questo legame di fede oggi inizia col santo Battesimo e dal battesimo produce i suoi frutti: "Per mezzo del battesimo siamo dunque sepolti insieme con Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione" (Rm 6,4-5). Si tratta di rendere fruttuoso il battesimo col vivere la vita nuova del cristiano, che oggi cresce in noi mediante lo Spirito santo; finché un giorno "quel medesimo Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti darà vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11).

Si compirà così anche per noi l'esodo definitivo che Gesù come nuovo Israele ha realizzato nella sua Pasqua andando a sedere alla destra del Padre. L'esodo antico - quello di Israele attraverso il Mar Rosso, rievocato dalla prima lettura - era solo prefigurazione di una realtà che oggi noi viviamo: nuovo popolo di Dio, liberato dalla mano potente di Dio dalla schiavitù del peccato attraverso le acque battesimali, guidati dal nuovo Mosè che è Gesù, per un cammino di deserto che porta alla terra promessa del cielo. Dall'antica alla nuova Pasqua, nella quale - come ogni anno - anche noi rinnoveremo le Promesse del nostro Battesimo.

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"Grande è il mistero di salvezza che in questa risurrezione si raffigura: quel corpo, ormai in preda al disfacimento, d'un tratto risorge per comando dell'eterno Signore; così la grazia divina del Cristo libera noi tutti, sepolti nella colpa del primo uomo, e ci rende alla vita e alla gioia senza fine" (Prefazio). Sostanza del discorso: dal peccato la morte; per avere la vita, liberarsi dal peccato per la potenza e la misericordia di Dio!

O uomo, vuoi garantirti la risurrezione della carne e la vita eterna, garantisciti oggi la grazia di Dio: i sacramenti pasquali sono imminenti; non è un di più tradizionale quello di "fare pasqua", è semplicemente saggezza umana che sa usare gli unici strumenti efficaci per la propria pienezza di vita.

 

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