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TESTO (S)fondamenti religiosi

don Cristiano Mauri  

Penultima domenica dopo Epifania (anno C) (03/02/2013)

Vangelo: Mc 2,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 2,13-17

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

15Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

A quel banco delle imposte Levi era inchiodato. Come ci fosse finito non ci è dato di saperlo. Per convenienza, per necessità, per tradizione di famiglia? Che importa? Il dato di fatto è che quel banco era diventato un vicolo cieco. Collaborazionista dei romani, truffatore, ladro, Levi, come ogni pubblicano, è un maledetto. Stop. Fine corsa. Game over. Secondo la mentalità religiosa del tempo non c'è possibilità o quasi di ravvedimento per uno di loro. Perché il giudeo osservante guarda il pubblicano come un non credente, ormai estraneo all'alleanza con Jahvè, perciò da evitare, di più, da isolare. Socialmente e religiosamente spacciato se persino una sua elemosina era considerata impura. Comunque ci fosse finito, quel mestiere era alla fine diventato una prigione dentro l'ordine sociale e religioso costituito. Gesù, nel suo passare, ne sfonda le pareti. Quel «Seguimi» trasforma un vicolo cieco in una strada aperta. La struttura religioso-sociale stabilita è sovvertita d'un colpo e si apre un'imprevista possibilità di riscatto là dove pareva non essercene più. Gesù spariglia le carte e scompiglia lo schema rigido e legalistico tipico di una certa lettura della Legge. La discriminazione è spezzata e l'esclusione rimediata. Il Regno è aperto alle pessime reputazioni.

La novità della chiamata di Gesù consiste nel porre la persona di Levi con la sua singolarità in primo piano. Per un momento, per il tempo sufficiente perché Levi possa sollevarsi e riprendere a camminare, Gesù sposta il peso dei principi religiosi che stavano schiacciando quell'uomo, mettendolo nelle condizioni di vedere la luce di un riscatto. Perché il Regno dei cieli che Gesù annuncia e di cui è presenza è a servizio dell'uomo, del suo bene e della sua felicità. Non viene al modo di un monolite che piomba sulla terra spappolando la libertà degli uomini, bensì come qualcosa di vivo e di dinamico che si adatta alle particolarità delle situazioni e delle persone, interagisce con le loro libertà mettendole e rimettendole in moto. Un movimento di libertà e continua rivoluzione, un rinnovamento mai domo, una ricreazione mai conclusa che sa moderare tempi e modi secondo le misure di ciascuno. Gesù annuncia così con chiarezza che i principi religiosi sono a servizio dell'uomo, non viceversa; perciò non possono e non devono ridurre l'uomo in schiavitù, in nessun caso e per nessun motivo. Qualora lo facessero assumerebbero la stessa natura di un idolo.

La novità del gesto di Gesù diventa autentica bellezza nell'assenza di condizioni e di pretese che lo accompagna. Chiama Levi semplicemente a seguirLo. Nessun accenno al suo peccato, nessun rimprovero o richiamo al male commesso. Nessuna richiesta di cambiamento o di dimostrazioni di pentimento. Solo un «Seguimi». Appello che, così, libera e alleggerisce. Perché la Misericordia vera di Dio non è una banale pacca sulle spalle o un colpo di spugna a condono delle malefatte, bensì la proposta di un cammino differente, un principio vivificante che smuove verso una direzione precisa. Gesù schioda Levi da quel banco, perché si disponga verso ben altro che una vita di traffici e malaffari. Ma lo fa senza zavorre aggiuntive o l'ingombro di fardelli inutili, perché appesantiti non si va da alcuna parte. La bontà e l'efficacia di questo stile di Gesù sono tutte nei frutti che Levi ha portato.

La bellezza diventa meraviglia in quell'ambiguità del testo originale per la quale non si distingue se si tratti della casa di Levi o della casa di Gesù. Se già bello è il fatto che Gesù stabilisca una familiarità con un peccatore, stupefacente è la sovrapposizione tra la dimora di Gesù e quella di Levi. Colui che era discriminato e separato dagli altri è trattato da Gesù come uno così vicino da non distinguersi. Che sia la casa di Gesù o di un peccatore, nel Regno di Dio non è più un dato determinante, ancor meno discriminante.

Novità, bellezza, meraviglia che mi suggeriscono tre provocazioni.

Non esistono nell'esperienza umana strade che non si possano percorrere né vicoli ciechi senza via d'uscita per chi cerca il Regno dei cieli vivendo le parole di Cristo. Non esiste uomo per il quale il Vangelo non sia un cammino percorribile. Quando il nostro modo di viverlo e annunciarlo assume forme discriminatorie o emarginanti stiamo tradendo il messaggio di Gesù.

La relazione con Cristo è il cuore del cristianesimo e ogni struttura di Chiesa deve pensarsi come proposta e occasione di quella relazione. Nè più ne meno che questo.

La singolarità della persona è un valore che precede l'applicazione legalistica di quei principi di fede che sono a servizio dell'uomo e della sua felicità. Gradualizzarne l'esercizio e l'attuazione è rendere presente il Regno nella forma annunciata da Gesù.

 

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