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TESTO Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!

Riccardo Ripoli  

Martedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (22/01/2013)

Vangelo: Mc 2,23-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

C'è da perdere la testa a conoscere tutte le leggi alle quali siamo tenuti a sottostare. Più attività facciamo, maggiore è il rischio multa o prigione. Così in molti preferiscono "non fare", non investire, non preoccuparsi per il prossimo.

C'è qualcosa di sbagliato in tutto questo. Non esiste che vengano create delle leggi che siano tanto perverse da imbrigliare l'uomo a tal punto da impedirgli quasi ogni libertà. Non credo che l'anarchia sia la cosa giusta, ritengo che le leggi siano necessarie per regolare la convivenza civile, ma penso anche che si sia persa la misura.

I politici han fatto spesso leggi per tutelare i propri interessi, per tenere soggiogate le popolazioni anche a costo di nuocere alle categorie più deboli.

Occorre ribellarsi pacificamente a questo stato di fatto, bisogna iniziare a mettere l'uomo al primo posto e tutelarlo sin dalla sua nascita nel miglior modo possibile. Se le leggi sono contrarie non si devono infrangere, ma si deve combattere affinché siano recepite e applicate.

Un annoso problema, molto tipico della nostra Italia, è che vi sono leggi abbastanza buone che non vengono applicate. Che accade se un cittadino disattende una legge? Come minimo gli arriva una cartella esattoriale. Ma cosa accade se un comune, una provincia, una regione o lo stato stesso la disattendono? Nulla, non accade assolutamente nulla.

E' ora di dire basta a questa situazione, è ora che le persone si impossessino dei propri diritti da troppo tempo calpestati.

Ognuno veda il suo ambito, valuti le leggi che riguardano la sua attività e cerchino di capire se il pubblico sta facendo il suo dovere, nel caso contrario denunci le mancanze.

Comincio dall'affido, argomento che è per me una scelta di vita.
La legge 149/2001 sull'affido e l'adozione recita

"Lo Stato, le regioni e gli enti locali (...) promuovono altresì iniziative di formazione dell'opinione pubblica sull'affidamento"

Ma in quali città si è mai vista la promozione dell'affido? Quanti spot avete visto alla tv? Quante volte alla radio il pubblico ha parlato di affido?

Pochissime volte. L'Affido non decolla perché non è conosciuto, perché non c'è nelle persone una cultura dell'affido che può nascere solo con dibattiti, dialoghi pubblici che facciano capire alle persone la portata del problema, cioè quante migliaia di bambini soffrono le pene dell'inferno in famiglie che li maltrattano e ne abusano, le problematiche cui si va incontro, le gioie attraverso le esperienze altrui che ne derivano e sopratutto la grande utilità nell'accogliere un bambino in affido.

Quando le cose non vanno ci sono due strade da prendere, e vanno seguite entrambe: denunciare ovunque possibile la situazione negativa ed agire per sanarla facendo noi le cose che dovrebbe fare il pubblico, ma sollecitandolo comunque a fare il proprio dovere.

Auspicabile sarebbe una terza strada, ovvero quella di puntualizzare la legge prevedendo pene per le inottemperanze perseguite anche dal pubblico.

Nell'affido, per esempio, se lo Stato, le regioni o i comuni non fanno promozione non hanno conseguenze. Stando così le cose mai lo faranno perché la promozione ha un costo, l'affido ha un costo - maggior promozione significa più famiglie disponibili all'accoglienza e quindi più minori per i quali pagare una retta e servizi sociali che li seguano - e non ci sono pene pecuniarie o penali per gli enti che non ottemperino.

E' buffo poi constatare che se un comune non allestisce i canili scatta il penale per il sindaco, mentre se non tutela un bambino nessuno gli dice nulla.

Se è giusto tutelare un animale, è certamente più giusto tutelare un bambino, eppure c'è più tutela per un cane abbandonato che non per un bambino abusato.

 

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