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TESTO La vera bellezza

Comunità Missionaria Villaregia (giovani)  

II Domenica di Quaresima (Anno C) (07/03/2004)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Poco tempo fa sono stato testimone al matrimonio di un mio carissimo amico. "Che bello"-dicevano gli invitati sui gradini all'ingresso della chiesa- "due giovani che si sposano". Mille erano le domande e le supposizioni per ingannare l'attesa degli sposi. Finalmente tutte le risposte arrivarono insieme a loro.

Appena lui scese dalla macchina ci fu un "ooh" sommesso di stupore. Le madri dicevano: "è proprio un caro ragazzo". I suoi amici lo prendevano in giro: "ma cosa hai al collo? Ah è una cravatta!". Oppure: "ma dov'è il tuo marsupio? Dove hai lasciato la moto?" Queste e altre frasi smorzavano la sua emozione e il suo impaccio. Lo sposo non era mai stato così bello e raggiante.

Finalmente la sposa! L' "oohhh" fu meno sommesso e accompagnato da uno sgranamento di occhi generale (apposta ho aggiunto qualche H in più rispetto al primo). Era trasformata, raggiante. "Oggi è ancora più bella" continuavano le madri presenti "lui sarà felice sposandola". Forse anche lui pensava la stessa cosa mentre consegnava il bouquet di fiori, apparso quasi per magia. I due continuavano a guardarsi, sperando quasi che quell'attimo fosse eterno.

Tutta la cerimonia fu emozionante. I due erano sempre più raggianti e trasformati man mano che, in loro, aumentava la coscienza di unirsi di fronte a Dio per tutta la vita. Che gioia per tutti i presenti. Come non amarsi per tutta la vita dopo quest'intensità di amore? Mentre tutti erano presi dalla gioia dei due, in me, ma anche in altri nasceva la preghiera che Dio incidesse, in loro, questo amore, per sempre, nella gioia, nella malattia, nella sofferenza, nella salute... nella "trasfigurazione" dell'amore e nella "deformità della croce" di ogni giorno.

Scusate se ho iniziato con questo ricordo, ma... oggi parliamo proprio della trasfigurazione. Il Vangelo di oggi inizia, infatti, con una prima azione di Gesù: "Prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni...", proprio come gli sposi si prendono reciprocamente con sè.

"Prendere con sé" è proprio della sponsalità. Quest'azione mi fa ricordare un'altra coppia di sposi: Giuseppe e Maria. Giuseppe prende con sé Maria nei momenti più difficili della loro vita (Mt 1,24; Mt 2,14; Mt 2.21). Ora non ci importa capire chi è stato più di sostegno per l'altro o se vi sono dei meriti. È invece bello vedere la condivisione del cammino, il condividere le difficoltà, il rischiare, il rivelarsi dei due.

Anche Gesù si rivela ai suoi discepoli. Decide di condividere con loro la salita, la preghiera, la sua trasfigurazione, se stesso nella pienezza. Possiamo immaginare a quale "spettacolo" hanno assistito i nostri tre assonnati: "Erano oppressi dal sonno" (v 32). Forse non hanno capito tanto di quello che hanno visto, paragonabile a chi vede la bellezza del matrimonio solo nel vestito della sposa.

Potremo rimproverare Pietro per la sua affermazione (dopo chissà quanti sbadigli) al v. 33: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Dice bene Leone Magno nei Sermoni "il Signore non diede risposta, per mostrare all'apostolo che il suo desiderio non era cattivo, ma disordinato".

Potremmo rimproverarlo, ma Pietro, portavoce di Giacomo e Giovanni, e spesso anche di tutti noi, sottolinea solo la bellezza di Gesù. Quella bellezza non data solo dalle vesti splendenti ma dal suo essere "infuocato" dopo la preghiera. Spesso Gesù sale sul monte per pregare (Lc 6,12; 19,29; 21,37; 22,39) o per prepararsi a qualcosa. È un momento particolare che Gesù vuole condividere con i suoi.

Gesù prega non per fare gli "effetti speciali", così come gli sposini non sono raggianti solo per far piacere al fotografo che, per l'occasione, si è comprato la nuova macchina digitale professionale o per imitare gli standard pubblicitari. Infatti il v. 29 ci fa pensare che il pregare sia il normale stato del Figlio che parla con il Padre, che entra in relazione unitaria con chi lo ama. Lo stesso Padre che poi conferma questa trasfigurazione: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". Ascoltatelo!

Pietro si ferma al fenomeno e non coglie la profondità di ciò che è accaduto, di ciò che ha visto e che "altri non videro" e mai nessuno vedrà su questa terra.

Al v. 33: Pietro non sapeva quello che diceva. Infatti, dopo, ebbe paura con il presentarsi della nube. La trasfigurazione era già andata via dai suoi occhi. La luce della trasfigurazione non aveva raggiunto il suo cuore.

In noi, che tiriamo le orecchie a quei tre sonnolenti, che crediamo di aver capito tutto dopo secoli di storia cristiana, la luce della trasfigurazione ha raggiunto i nostri cuori?

Gesù aveva parlato in precedenza delle condizioni per seguirlo, cioè prendere la propria croce, ogni giorno (Lc 9,23). Ma come poter aiutare i propri fratelli, apostoli ad abbracciare la croce e lo scandalo che ne consegue? Leone Magno nei suoi Sermoni continua così:

"Scopo principale di questa trasfigurazione era di cancellare dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce, così che l'umiliazione della passione volontaria di Cristo non turbasse la fede di coloro ai quali era stata rivelata la grandezza della sua dignità nascosta. Ma con uguale provvidenza veniva fondata la speranza della santa Chiesa: infatti l'intero corpo di Cristo diventava consapevole della trasformazione che gli era riservata e le membra potevano ripromettersi, la partecipazione a quella gloria, che avevano vista risplendere nel capo..."

Gesù esterna il suo Essere, la sua Gloria, comunicandola attraverso la sua trasfigurazione, per rassicurare i suoi apostoli anche quando saranno sconvolti dalla Sua morte in croce.

Dovranno sopportare il dolore con la pazienza e la memoria dell'amore e della Gloria vista. Dovranno rispondersi alla domanda: perché la croce? Perché Gesù è morto nella vergogna della croce? Perché Dio ha dato il suo unico Figlio?

E così via, tante domande lungo i secoli: perché i martiri, perché le persecuzioni?... fino a... perché la guerra? perché la fame? perché le ingiustizie? È un perché che non trova mai risposta e su cui si può costruire la casa dell'ateismo. È un perché che può far nascere la ribellione a Dio. Non c'è una risposta "meccanica" che risponda nella logica di azione e reazione. "Perché vi sposate?" Chiedevano ai nostri due amici. "Bella domanda!" era la risposta più immediata. C'è la risposta dell'amore che si incarna tutti i giorni.

Perché Gesù chiede ai suoi apostoli di seguirlo nella vita, nella croce? Perché il Padre chiede di imitare il Figlio? Per amore, per farli diventare amore, perché possano essere trasfigurati di fronte al mondo. Ogni giorno.

Ritorniamo ai nostri sposini. Nella loro casetta, in evidenza, la foto del matrimonio che emana profumo di felicità da tutti i pixel (roba da brevettare). Ma vedendo foto e sposi, mi sembra di notare questo: il loro matrimonio parla di più nella vita vissuta, giorno per giorno, che in quella foto o in quel momento cosi intenso e così espressivo per chi l'ha vissuto.

Così leggendo questo brano mi sembra di capire questo: la trasfigurazione parla di più nella croce vissuta, giorno per giorno, che in quel bagliore e in quel momento così intenso.

Il cammino verso la croce non è molto di moda. Lo sono gli effetti speciali e le cose virtuali. Questa Quaresima non ha questi due elementi, non sono richiesti. Sentiamo che è conveniente prepararsi e viverla bene, magari, alla fine, ci viene voglia di indossare la cravatta e il vestito più bello!

Buon cammino.

 

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