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TESTO Non hanno vino

don Romeo Maggioni  

2a domenica dopo Epifania (anno C) (20/01/2013)

Vangelo: Est 5,1-1c;Ef 1,3-14;Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 2,1-11

1Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

"Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria .."; cioè manifestò la sua divinità. Queste domeniche dopo l'Epifania richiamano i segni che rivelano l'identità di Gesù come Figlio di Dio e la sua missione come Messia.
Il segno di oggi è quello del banchetto nuziale dal vino abbondante dei beni messianici; è quello dello sposalizio tra Dio e il suo popolo attraverso l'antica e nuova alleanza, che giunge fino a noi oggi nel banchetto eucaristico, dove beviamo "al calice della salvezza".
La presenza di Maria e dei discepoli segnalano i primi invitati al banchetto del Regno, cioè la Chiesa, dove Maria svolge un ruolo particolare di intercessione.
1) LO SPOSO E' QUI
Tutto l'Antico Testamento presenta Dio come l'innamorato di Israele, anzi come Sposo fedele e paziente di fronte ad un popolo che è spesso come una sposa infedele. In Ezechiele Dio s'innamora del suo popolo come un ragazzo della sua ragazza: "Passai vicino a te e ti vidi. Ecco, la tua era l'età dell'amore. ..Ti feci un giuramento e strinsi alleanza con te - oracolo del Signore - e divenisti mia" (16,8). E in Isaia: "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Come gioisce lo sposo per la sposa così il tuo Dio gioirà per te" (62,4-5).). Dice l'intimità di rapporti tra divinità e umanità, che avrà il suo vertice esemplare in quel definitivo sposalizio che è l'incarnazione, dove il Figlio di Dio sposa la nostra umanità unendola a sé in un modo sostanziale.
Ed ecco finalmente giungere lo sposo. Gesù è lo sposo, e quando c'è Lui si fa festa: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?" (Mt 9,15). Giovanni Battista aveva trasalito di gioia per l'arrivo di questo Messia, lo sposo che s'unisce alla sua sposa: "Non sono io il Cristo - andava ripetendo -, ma sono stato mandato avanti a Lui. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena" (Gv 3,28-29). Gesù parlerà spesso del "banchetto di nozze del figlio del re" (Mt 22,1ss.), dove Dio sposa il suo Figlio, e la sposa fortunata è la nostra umanità. Nel banchetto "nuziale" che è la messa, si rinnova lo sposalizio tra Dio e il credente, là dove "lo Spirito Santo ci riunisce il un solo corpo" (Canone II). San Giovanni Crisostomo si domanda: "Ma quel vino l'hanno bevuto tutto? - No, è giunto fino a noi, in quel calice della nuova alleanza che beviamo a messa".
E' progetto antico di Dio questo dello sposalizio-alleanza con noi ("progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà"), realizzato come in tre tappe. Anzitutto "ci ha scelti prima della creazione del mondo predestinandoci ad essere suoi figli adottivi mediante Gesù Cristo" (Epist.). Una proposta di figliazione da noi snobbata spesso. Per questo - seconda tappa - "in lui abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe", per ricomporre ancora con Dio una unità di famiglia: cioè "ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra". Infine "in lui siamo stati fatti anche eredi.. avendo ricevuto il sigillo dello Spirito Santo, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione" (Epist.). Tutto questo per pura gratuità, "a lode della sua gloria".
2) LA SPOSA INTERCEDE
Un antico canto orientale entrato nella Liturgia dell'Epifania dice così: "Oggi la Chiesa si unisce al celeste suo sposo che laverà i suoi peccati nell'acqua del Giordano. Coi loro doni accorrono i Magi alle nozze del Figlio del Re, e il convito si allieta di un vino mirabile". La sposa di queste nozze è appunto la Chiesa, tutta raccolta - qui a Cana come nel Cenacolo di Pentecoste - attorno a Maria, primizia e immagine della Chiesa, e come da lei rappresentata. La madre di Gesù qui appare anzitutto come la coraggiosa discepola che crede nella potenza e nella premura di suo Figlio per la nostra salvezza. Segnala il bisogno: "Non hanno vino", e nonostante la reticenza di Gesù perché non è ancora la sua "ora", insiste e ottiene. Ella rappresenta quindi la nuova Eva - la "Donna" nuova - che all'opposto della prima, si apre e obbedisce al Signore. E' il primo atteggiamento che deve avere anche ognuno di noi di fronte alla proposta sponsale di Cristo, di aprirci cioè a Lui nella fede e in un rapporto d'amore sincero e totale.
Fiduciosa della potenza di Cristo, Maria è attenta e scopre i bisogni degli uomini. "Non hanno vino", ed era una tragedia per quella festa di nozze. Conosciamo tutti questa premura di Maria, e tutti - anche quelli più lontani dalla Chiesa - sentono di non essersi mai rivolti invano a Lei. Madre di Gesù, è anche madre della Chiesa da che un giorno Gesù dall'alto della croce le disse pensando a ognuno di noi: "Donna, ecco tuo figlio" (Gv 19,26). Anzi Maria s'accorge di qualcosa di decisivo che altri non hanno notato. Lei vede più a fondo i veri bisogni del nostro cuore. Lasciamo fare alla sua intercessione! La prima lettura impersona Maria (e la Chiesa) nella regina Ester che intercede e ottiene la salvezza del suo popolo in momenti di pericolo.
"Qualsiasi cosa vi dica, fatela!". Nel vangelo solo quattro sono le parole messe in bocca a Maria. Questa è l'ultima, quasi un suo testamento. Va ascoltata! In fondo solo questo è ciò che ci qualifica come appartenenti alla famiglia di Dio: "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21). Anche quando tutto sembra strano: da quando mai si tira il vino dall'acqua? Ma a Dio "nulla è impossibile" (Lc 1,37). Bisogna avere la fede di Maria, e credere nell'impossibile possibile di Dio. Come avvenne a Pietro: "Sulla tua parla getterò le reti" (Lc 5,5). Dio fa grandi cose con chi si fida di lui.
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Ritorniamo alla potenza di intercessione di Maria. "Donna, che vuoi da me?". E lei senza esitazione dà ordine ai servi di attingere acqua! Potenza delle donne, o delle mamme! San Bernardo aveva questa certezza della possibilità di Maria. E' la preghiera alla Madonna più diffusa, la sua.
Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai inteso al mondo che alcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto il tuo patrocinio e sia stato abbandonato. Animato da una tale confidenza, a te ricorro, o Madre, o Vergine delle vergini, a te vengo e, peccatore qual sono, mi prostro ai tuoi piedi a domandare pietà. Non volere, o Madre del divin Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen.

 

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