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TESTO Luce - stalla - periferia

don Luciano Cantini  

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Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2012)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Un breve versetto del vangelo di Luca ci annuncia la gioia del Natale, ma è versetto denso di significati che vanno oltre le parole. Come sappiamo il racconto evangelico non ha preoccupazioni storiche - nel senso tecnico della parola - ma quelle di promuovere la fede in chi lo ascolta, di coinvolgerlo di farlo entrare in quella storia che è storia di salvezza.

Diede alla luce

Quante altre espressioni sono nel vocabolario che esprimono la nascita, eppure Luca sceglie proprio dare alla luce, perché Gesù è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Giovanni 1,9).

Zaccaria alla nascita di Giovanni aveva detto "Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte" (Lc 1,78-79). Il mistero di quella luce ci avvolge e ci coinvolge, non solo illumina "i nostri passi sulla via della pace" (Lc 1,79) ma ci rende noi stessi luce per il mondo (Mt 5,14). È necessario dunque che la luce che è in noi non sia tenebra, che il nostro corpo sia tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre e sarà tutto nella luce (cfr. Lc 11, 35-36). È favoloso come Luca parli di corpo luminoso, non di spirito o di anima, perché la testimonianza della luce non è un fatto interiore ed intimistico ma si manifesta nelle scelte concrete della vita nella società in cui viviamo.

Lo pose in una mangiatoia

La tradizione antichissima mette accanto a quella mangiatoia un bue e un asinello riprendendo una immagine del profeta Isaia (1,3) in cui il bue e l'asino riconoscono la mangiatoia del loro padrone al contrario del popolo d'Israele che non riconosce l'opera di Dio. Questa tradizione non ha concretezza storica ma l'immagina che Luca ci offre è sicuramente quella di una stalla ed il bambino fu posto nella mangiatoia per gli animali. L'immagine allegorica è estremamente forte: fin dalla nascita Gesù si offre come nutrimento. L'iconografia orientale va assai oltre trasformando la mangiatoia in un sepolcro per insegnarci a comprendere che il mistero del natale è il mistero del dono che il Signore fa di se stesso.

La stalla ci fa pensare alla paglia e al fieno e a quell'odore acre che tanto esprime la nostra piccolezza di fronte alla grandezza di Dio. Un Dio che non ha paura di farsi avvolgere da quegli odori e che accoglie ogni uomo nella sua debolezza e fragilità.

Non c'era posto

Quanta fatica per un alloggio! Quella stessa fatica che fu di Giuseppe e Maria, è adesso di tanti uomini e donne che non trovarono posto nel nostro mondo perché stranieri o disagiati. Sono coloro che dormono sulle panchine o nei vagoni del treno, ma anche quelli che per mantenersi un alloggio si accontentano di un lavoro al nero, sottopagato; sono quella vasta panoramica di persone che sembrano non contare ma che in fondo diventano utili a mantenere ricchezze e poteri altrui. Giuseppe e Maria andarono fuori, in periferia, lontano dagli sguardi dei ben pensanti e di chi prendeva decisioni. Ma gli angeli avvisarono i pastori che accorsero a vedere quel bambino e fare festa.

Anche noi vogliamo fare festa e che ogni nostra festa provi ad assomigliare a quella festa i cui uomini semplici si sono rallegrati con Giuseppe e Maria per la nascita di quel bambino che è venuto a rallegrare il mondo.

 

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