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TESTO Un buon motivo per essere lieti

mons. Roberto Brunelli

III Domenica di Avvento (Anno C) - Gaudete (16/12/2012)

Vangelo: Lc 3,10-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 10le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Tra i tanti uomini e donne attraverso i quali Dio ha preparato l'avvento del suo Figlio, la liturgia mette in evidenza, insieme con Maria, Giovanni Battista, richiamato nel vangelo di domenica scorsa e in quello di oggi (Luca 3,10-18), tra loro strettamente collegati. "Preparate la via del Signore": l'invito di Giovanni risuonato la scorsa domenica si concretizza oggi in un elenco di indicazioni su come tradurlo in pratica. Glielo chiesero quanti accorrevano a lui: "Che cosa dobbiamo fare?"

La prima è un'indicazione valida per tutti: chi ha due vestiti ne dia a chi è senza, e altrettanto faccia per il cibo. Seguono indicazioni per categorie particolari; ai pubblicani, gli esattori delle tasse, dice di non esigere più di quanto è dovuto, e ai soldati raccomanda: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe". Si legge, dietro queste esortazioni, un costume sociale allora (solo allora?) diffuso, di disinteresse verso i meno fortunati e di abusi da parte di chi sa imbrogliare o usare la forza. E si legge una delle ragioni per le quali Giovanni è designato come il precursore di Gesù, di chi cioè ha elevato l'amore del prossimo (che implica l'evitare ogni forma di ingiustizia e di violenza) a cardine dei suoi precetti: l'amore per il prossimo, come traduzione concreta dell'amore per Dio.

Giovanni è chiamato anche, quasi fosse un suo secondo nome, Battista, cioè "battezzatore", e il motivo è spiegato nella seconda parte del brano evangelico odierno. Egli predicava sulle rive del Giordano, e quanti erano disposti a riconoscere le proprie colpe e intraprendere una vita migliore lo dichiaravano pubblicamente, compiendo un gesto simbolico: scendevano nell'acqua per ricevere da lui il battesimo. Era un gesto di buona volontà, ben diverso dal battesimo poi istituito da Gesù. In quello amministrato dal Battista, protagonista era l'uomo adulto, il quale manifestava così la sua fede, sperando nella misericordia di Dio; nel battesimo che ricevono i cristiani, protagonista è Dio, che interviene nella vita dell'uomo per risanarlo da tutte le sue colpe: non è una speranza, ma una certezza; non è un desiderio, ma la sua realizzazione.

La radicale differenza è lo stesso Giovanni a dichiararla. Dopo le sue esortazioni a cambiare vita, "poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: ‘Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco'".

E' chiaro in queste parole il riferimento allo Spirito Santo, cioè a Dio operante nel battesimo; può invece sorprendere l'accenno al fuoco, di cui non c'è traccia nel rito cristiano del sacramento. Il fuoco ha una doppia valenza, negativa (distrugge) ma anche positiva (riscalda, illumina, purifica) e in questo secondo senso la Bibbia ne fa un segno di Dio: basti ricordare il roveto ardente, da cui Dio parla a Mosè per inviarlo a liberare gli ebrei dalla schiavitù dell'Egitto, o i carboni ardenti che simbolicamente passano sulle labbra del profeta Isaia per purificarlo e così renderlo capace di parlare a nome di Dio, o la Pentecoste, quando lo Spirito Santo scende sugli apostoli in forma di lingue di fuoco. Quello cui accenna il Battista è dunque il fuoco purificatore, che brucia tutto il vecchiume, tutte le impurità, per dare spazio a una vita nuova. Ed è esattamente quello che lo Spirito Santo fa', in chi riceve il battesimo.

La consapevolezza di ciò motiva l'invito compreso nella seconda lettura odierna (Filippesi 4,4-7): "Siate sempre lieti nel Signore; ve lo ripeto: siate lieti". La letizia cristiana non viene da feste occasionali o da divertimenti che stordiscono, ma dalla consapevolezza di essere amati: amati da Dio, che con il battesimo ci ha adottato come figli.

 

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