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TESTO Che cosa dobbiamo fare?

Riccardo Ripoli  

III Domenica di Avvento (Anno C) - Gaudete (16/12/2012)

Vangelo: Lc 3,10-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,10-18

In quel tempo, 10le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Tutti noi siamo chiamati ad esortare le persone a comportarsi bene, a non esigere più di quello che è dovuto, a dare agli altri parte di sé stessi, a non maltrattare gli altri se abbiamo maggior potere. In questi insegnamenti non c'è uno più grande di un altro, tutti siamo sullo stesso piano e chiunque può insegnare al prossimo, chiunque esso sia. I ragazzi possono insegnare ai genitori, gli alunni ai professori, i fedeli ai sacerdoti. In tanti anni con i ragazzi ho imparato tantissimo da loro, dal dialogo costante, dalle attenzioni riservatemi, dagli scontri, dalle battaglie vinte e perse. Ho imparato ad amare chi si è macchiato di crimini orrendi, perché i miei ragazzi amano i loro genitori qualunque cosa gli abbiano fatto. Ho imparato a sopportare ogni angheria, perché i miei ragazzi hanno sempre il sorriso sulle labbra nonostante le cattiverie subite. Ho imparato a dialogare con chiunque, perché i miei ragazzi hanno bisogno di tutto e di tutti. Ho imparato a sopportare le critiche, perché i miei ragazzi le sopportano e crescono grazie ad esse. Ho imparato ad amare i miei ragazzi, perché i miei ragazzi amano me al di là del mio carattere, dei miei errori, delle mie debolezze, dei miei tanti peccati. Amando loro ho imparato ad amare gli altri e non c'è giorno che non mi accorga di quanto l'amore verso Dio sia sempre maggiore perché nei miei ragazzi vedo il Signore.

 

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